CARTA , PENNA E CALAMAIO

Riprendo le pubblicazioni su "Storie di Savelli" con un articolo sulla scuola visto che il nuovo anno scolastico è iniziato da poco. Ciò ci porta nel mondo dei ricordi di quando, noi bambini, impacciati e  preoccupati, iniziavamo il nostro percorso di studio . 

In questo periodo le famiglie sono alle prese con gli acquisti del materiale da portare a scuola, Il corredo scolastico oggi è molto costoso e comprende una dotazione molto ricca: zaino, pennarelli, libri, penne, quaderni, album, calcolatrice, vocabolari, computer ecc. Per non parlare dell'abbigliamento che deve essere alla moda.

Ma una volta, fino agli anni sessanta, le cose erano ben diverse: l'abbigliamento era riciclato, spesso pantaloni e giacche passavano dal fratello maggiore a quello minore e il corredo scolastico era ridotto all'essenziale.

Corredo scolastico essenziale (Bozzetto di Pietro Arcuri)

                                          

La BORSA ( a Vurza = La Cartella ) era a sacchetto fatta con ritagli di stoffa. si portava a tracolla con un tirante dello stesso tessuto. Spesso si bucavano gli angoli e lo scarno materiale si disperdeva per strada. Dopo incominciò a diffondersi la borsa di cartone rigido di colore marrone, con maniglia di metallo.

La carta era costituita da quaderni a righe e a quadretti con copertina rigorosamente nera e servivano sia per casa che per scuola. Spesso l'alunno non possedeva neanche i quaderni allora interveniva il Patronato Scolastico che distribuiva un pacco di quaderni a righe e uno a quadretti per classe. Questi fatti si riferiscono  quando la scuola di Savelli aveva 15 classi e ogni classe aveva in media 30/40 alunni e le aule erano appartamenti privati senza servizi igienici con banchi di legno logorati dal tempo con scrittoio e sedili fissi, cigolanti e pronti a schiodarsi.


La foto non si riferisce ad una classe di Savelli, però l'ambientazione è verosimile.
Si iniziava a scrivere con la matita e si riempivano le pagine del quaderno facendo delle aste.

I quaderni con copertina nera che si usavano fino agli anni '60.
Non si usavano i quadernoni.



Sullo scrittoio veniva fissato il CALAMAIO con l'inchiostro che si poteva comprare in negozio o fare in casa: col mallo delle noci, con le more di gelso, con le bustine, con il  "ligniallu" ( legnetto). (1)

Il calamaio veniva fissato in mezzo al banco con 4 chiodi e con una cordicella se era condiviso,  altrimenti ogni alunno ne aveva uno alla propria destra (per poter meglio intingere la propria penna). Non di rado il calamaio, i chiodi e la cordicella sparivano e quindi si era costretti ogni giorno a smontare tutto (da non dimenticare il sasso in tasca del grembiule per poter fissare i chiodi al banco, a mo' di martello!!!). 

Ogni bambino desiderava avere un calamaio perché quando si chiudevano le scuole, in segno di allegria, l'ultimo giorno lo si lanciava contro il muro esterno dell'aula. 



La PENNA comprendeva l'astuccio (u stucciu), un legnetto cilindrico colorato di 12/14 cm alla cui estremità veniva collocata il portapenne (a varvarula) di lamiera dove veniva sistemato il pennino (u pinninu). Ve ne erano di diversi tipi e di diversa qualità: 

  • quello comune, il più usato, perché costava poco ma "si sgargiava", cioè le due lamelle, con la pressione si allargavano e non era più possibile scrivere. Anzi si procuravano larghe macchie sul quaderno e poi si "facevano i conti" con l'insegnante (ossia si prendeva qualche bacchettata!);
  • quello "Cavallotti", di acciaio, di più lunga durata, dava la possibilità di una scrittura più fine, quindi migliore: però costava di più.

Scrivere col pennino non era semplice. Bisognava dare la giusta pressione alla penna altrimenti la pagina del quaderno si bucava, il pennino "inciampava" e l'inchiostro la macchiava. Una pagina con delle macchie faceva arrabbiare l'insegnante che diceva: "a fattu na pagina ca assimiglia na carta giografica" ("la tua pagina somiglia a una cartina geografica) Naturalmente un lavoro fatto male faceva "guadagnare" una dose di bacchettate. 

In questa foto un esempio di scrittura con il pennino. In pagella c'era il voto di "Bella scrittura".


Verso la fine degli anni cinquanta si abbandonò l'uso del pennino e del calamaio: s'incominciò a scrivere con la penna a sfera (la famosa Bic)



Il LIBRO. Spesso i bambini non frequentavano la scuola perché non avevano il libro; Dicevano le mamme: "Come può frequentare la scuola se non posso comprare il libro a mio figlio? ". A questo punto interveniva il Patronato Scolastico in aiuto alle famiglie più bisognose. 



Poi c'era il GREMBIULE, il COLLETTO e il FIOCCO che, come ricorda Francesco Mirabelli in un suo commento ad un precedente articolo, aveva la funzione di impedire che si sporcassero i vestiti e il pregio di nascondere le differenze sociali che l'abbigliamento evidenziava. Il fiocco, mediante il colore, indicava la classe di appartenenza:

1^ elementare : rosso;

2^ elementare : giallo;

3^ elementare: verde:

4^ elementare: azzurro;

5^ elementare: bianco.



Poi c'era questo CARTELLO appeso al muro dell'aula all'inizio di ogni anno scolastico.

Il messaggio era chiaro: venivano invitati i bambini a NON RACCOGLIERE oggetti da terra perché potevano essere dei residuati bellici.
Gli oggetti avevano forme accattivanti: penne, palline, piccoli giochi, ecc.. per poter attirare l'attenzione dei bambini.

Un episodio spiacevole è successo all'inizio degli anni '60 che ha coinvolto due ragazzini delle classi  elementari. Avevano trovato un residuato in una zone vicino alla Fontana Vecchia, l'esplosione, per fortuna, non ha avuto gravi conseguenze.

Nella foto sottostante, alle spalle dell'amica Nella, sopra la testa, s'intravede la parte finale del cartellone  con la scritta "avvisate subito i carabinieri"

Nella con grembiule, colletto e fiocco



In classe non mancava mai la famosa "BACCHETTA", che "aiutava" l'insegnante a tenere la disciplina di classi numerose e con alunni con poca voglia di studiare o poco rispettosi delle regole, insomma delle "reglie" (2). La bacchetta che avevamo noi era liscia e ben levigata. Ogni anno la trovavamo al lato destro della cattedra della nostra insegnante Teresa Pontieri. Ad essa eravamo "molto affezionati" e gli avevamo dato un nome: "Santa Ragione", scritto all'estremità in stampato maiuscolo.

La poca voglia di studiare di alcuni bambini e la scarsa applicazione che altri mettevano nello studio, perché avevano l'impegno di aiutare  la famiglia  in campagna o a custodire gli animali, faceva sì che risultati non sempre gratificavano i bambini con buoni voti. 

In caso di un brutto voto ecco una vecchia filastrocca che veniva recitata nei confronti dei compagni più svogliati e che gli insegnanti tolleravano.
La filastrocca aveva il compito di svegliare l'orgoglio del bambino a cui era indirizzata. Ma, spesso, il risentimento si tramutava in litigio.

Qualcuno la ricorderà :

Ciucciariello valente valente
Porta la sarma e u'ssi nde senta
Si nde senta llu patrune
Ciucciariellu scatrejune..... 

(Letterale: Asinello valente valente, porta la soma e non ne avverte il peso, lo avverte il padrone,
Asinello fiacco, vagabondo....)




Pagella in uso nelle scuole elementari nelle metà del secolo scorso. 
Per comodità di lettura elenco qui di seguito le materie che si studiavano in quel periodo:
 Religione; Educazione morale, civile e fisica; Lavoro; Lingua italiana; Storia e Geografia; Aritmetica e Geometria; Scienze e Igiene; Disegno e Bella Scrittura; Canto.

Una foto di classe dell'annata 1953. Tutti (quasi) con la classica divisa.
 Ins.  Wanda Tallarico

Inizi anni '60 - Classe maschile con l'insegnante Luigi Tallarico



NOI CHE A SCUOLA  ...... ANNI "40/'50

Noi che a scuola.......iniziavamo le lezioni il primo ottobre.
Noi che a scuola........ andavamo solo il mattino.
Noi che a scuola....... riempivamo il quaderno di aste e si scrivevamo intere pagine di lettere dell'alfabeto.
Noi che a scuola......... usavamo la carta assorbente per l'inchiostro.
Noi che a scuola..........avevamo il voto in bella scrittura.
Noi che a scuola..........non dovevamo fare le orecchie alla pagina del quaderno e del libro.
Noi che a scuola..........nei cartelloni attaccati muro vedevamo la vocale "I"  rappresentata dal disegno dell'incudine e la lettera "V" dall'immagine del vetturino.
Noi che a scuola..........portavamo i calzoni corti anche d'inverno.
Noi che a scuola.......... non avevamo compagni dislessici.
Noi che a scuola..........avevamo un unico insegnante.
Noi che a scuola..........durante la ricreazione andavamo a cercare funghi nei pressi del campo sportivo  e poi la maestra se li portava a casa,
Noi che a scuola..........portavamo un legno per accendere il fuoco.
Noi che a scuola......... mettevamo il colletto bianco di plastica.
Noi che a scuola..........dovevamo scrivere per forza con la destra anche se eravamo mancini
Noi che a scuola..........venivamo mandati a casa dei compagni assenti per sapere il motivo dell'assenza.
Noi che a scuola..........bucavamo i pantaloni perché il banco si era schiodato,
Noi che a scuola ........ le matite si accorciavano subito perché le rosicchiavamo con i denti.
Noi che a scuola..........ci spaventavamo quando l'insegnante girava fra i banchi.
Noi che a scuola...........dopo la preghiera dovevamo mettere le mani sul banco per controllo "pulizia mani e orecchie"
Noi che a scuola........se le orecchie erano sporche l'insegnante ci diceva: "assimiglianu alle ricchie ru ciucciu" ( sembrano le orecchie di un asino).
Noi che a scuola........... quando si bigiava si andava a caccia di lucertole o di nidi.
Noi che a scuola ...............................................................................................................


Questa è una rapida e sintetica carrellata di "COME ERAVAMO".
Tocca a voi aggiungere altri ricordi nei commenti!



Nota 1 - " Ligniellu"(legnetto): (Indigofera Tinctoria) è un arbusto delle famiglia delle Fabacee. Dalla fermentazione delle sue foglie si ottiene l'indaco, colorante di origine vegetale. Veniva chiamato così perché, quando veniva venduto nelle botteghe, si presentava nei sacchi di juta in forma di sottilissimi legnetti rossicci, leggeri, sottili, Veniva utilizzato dalle nostre massaie per tingere i filati, in particolare la lana.

Nota 2 - "Reglia": scheggia di legno, legno spaccato da ardere, Persona furba, poco disposta a rispettare le regole.




Commenti

  1. Ciao Piero... Ogni volta che leggo le tue pubblicazioni su "storie di savelli" mi viene la nostalgia... Che dire per me erano bei tempi.... Eravamo più ingenui più felici.. Ora c'è troppa cattiveria in giro..... Grazie mille. Un caro saluto e buona notte

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  2. Grazie Pierino. Quanti ricordi. Piccoli bambini autonomi, che da soli con le loro cartelle sfidavano il vento ed il gelo per arrivare a scuola Quanti ruzzoloni su quei 'ttrachi' sulla gradinata che portava alle aule della casa di Maria Trozzola moglie di Giambattista Maone.

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  3. Grazie, bei ricordi.
    Giuseppe

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  4. Complimenti per la documentazione, le foto (riconosco molti volti, quasi coetanei) e i noi che... A quei tempi il ruolo dell'insegnante era tenuto molto in considerazione. Se si riceveva qualche punizione fisica, in famiglia ti davano il resto. Mi ricordo, poi, che se si avvistava l'insegnante, fuori dalla scuola, addirittura si cambiava strada per non farsi vedere, perché si temeva il rimbrotto ed essere interrogato il giorno dopo. Comunque auguro un grosso in bocca al lupo a tutti, studentesse e studenti, di buon anno scolastico e ad maiora. Tonino Arabia

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  5. Grazie per aver condiviso una storia così istruttiva. In effetti, ora è molto più costoso portare un bambino a scuola rispetto a prima. Ma allo stesso tempo, è diventato più facile scoprire se un bambino saltava la scuola o non faceva i compiti. Grazie al controllo parentale android, puoi scoprire per cosa il bambino usa il suo gadget e limitare l'accesso ad alcune applicazioni o siti.

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