A SERVA RI CARABINIERI
Siamo nel periodo del Secondo Brigantaggio. L'Unità d'Italia non gratifica le speranze del popolo. Le terre vanno ai Baroni, i proprietari le danno in affitto e infine i contadini le zappano.
I savellesi, come tutti i meridionali, avevano riposto molta speranza nella spedizione garibaldina con l'auspicio che gli avvenimenti portassero benessere economico e sociale.
Infatti Garibaldi, da Rogliano, il 30 Agosto 1860, proclamava l'uso gratuito dei pascoli e della semina delle terre demaniali della Sila.
Dopo pochi giorni, il 5 settembre 1860, con un successivo comunicato, tutto veniva revocato e nella giornata del Plebiscito 21 ottobre 1861, a Savelli si gridò: W I BORBONI e sulle case venivano issate le bandiere borboniche.
Fu questa una delle cause che alimentarono il secondo brigantaggio, insieme alla tassa sul macinato e sul sale e alla leva obbligatoria (prima veniva scelta una sola persona ogni 3.000 abitanti e da Savelli partiva per il militare una sola persona. Savelli allora superava i 4.000 abitanti. Nel 1871 erano 4.138).
Con la leva obbligatoria veniva a mancare forza lavoro per la famiglia e per il paese, questo faceva aumentare il malcontento fra la popolazione.
In seguito a questi avvenimenti venne istituita la Caserma dei Carabinieri.
I Carabinieri arrivarono a Savelli nel 1861, periodo in cui venne aperta in paese una Stazione di Reali Carabinieri.
I nostri avi litigavano per avere le terre, il brigantaggio assumeva proporzioni preoccupanti, pertanto per garantire l'ordine pubblico e per dare organicità alla lotta si istituì a Savelli:
- un corpo di 30 Guardie Nazionali;
- una squadriglia di Guardie a Cavallo;
- un distaccamento di Polizia.
In questo contesto di tensioni sociali viveva e lavorava Maria a Leria. Nacque a Savelli nel 1851, iniziò la sua carriera come domestica dei Carabinieri all'età di 11/12 anni. Questo è stato il suo lavoro per tutta la sua vita.
I nostri avi la ricordano con una gonna nera, una giacchetta che restava avvitata alla gonna, un fazzoletto legato alla testa, stivaletti.
Si chiamava Maria Bruno (razza TRULELLU, soprannome oggi scomparso), abitava in Vico Rose, oggi di proprietà della famiglia Crisapulli vicino alla casa dell' Avv. Falbo, dove morì all'età di 88 anni nel 1939.
Lavorò sino agli ultimi anni della sua vita. Sempre lesta e infaticabile percorreva il Corso (via Roma) per svolgere le faccende più volte al giorno, tanto che in paese si creò un modo dire:
"ME FA' JIRE AVANTI E ARRIERI CUOMU A SERVA RI CARABINIERI"
(Mi fai andare avanti e indietro come la domestica dei carabinieri).
Ciò per raffigurare chi viene chiamato a svolgere compiti alla svelta andando avanti e indietro ripetutamente.
Era orgogliosa del lavoro che svolgeva e dei "suoi Carabinieri" che, per affetto, la chiamavano "MARESCIALLO", come è evidenziato nella fotografia dal nastrino intorno alla manica che ostentava con grande soddisfazione per aver servito per tanto tempo la Fedelissima.
Maria a Leria con i "suoi Carabinieri" |
Una storia a me sconosciuta,bravo a Pierino.
RispondiEliminaUn dato che dovrebbe far riflettere: dove sono andati a finire i 4000 abitanti.
RispondiEliminaUn abbraccio maestro Piero.
Sono diventati migliaia in giro per il mondo ( Argentina, Stati Uniti, Brasile, Europa....).
RispondiEliminaQuesta storia manca al mio vissuto,non ne mai sentito parlare e mi ha fatto tanto piacere conoscere questa storia.Continua sempre a raccontare qualcosa, perché solo così possiamo tenere sempre vivo il passato,con la speranza che i nostri figli riescano a trarne qualcosa di positivo ��
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RispondiEliminaCiao io ricordo il detto : avanti e arrieti cu u curdaru… chi sa spiegarmi chi era u curdaru? Persona o cosa? Questa storia non la conoscevo
RispondiEliminaBuongiorno grazie mi fa tanto piacere sentire queste storie
RispondiElimina"Avanti e arrieri cu curdaru" è un detto che si riferisce al lavoro del cordaro che doveva intrecciare la canapa andando avanti e indietro per dare la giusta quantità di filo,
RispondiEliminacosì da raggiungere la lunghezza e lo spessore del diametro desiderato della corda. A Savelli i cordari venivano da Soriano e fornivano corde per basti. carri. traini. Per alcuni anni preparvano loro stessi le corde operando nel tratto di strada di via Roma tra la casa di Falbo(attuale Pizza Man) e casa Mazzei.
Dei mestieri di una volta vi rimando ad un prossimo articolo.
[26/10, 17:10] Elena Firenze: Grazie Pierino. Le corde a Savelli le intrecciavano i parenti di mia nonna Maria Annunziata Velente arrivati a Savelli da Soriano
RispondiElimina[26/10, 17:10] Elena Firenze: Grazie mille per questo ricordo
G. B. Maone, nel suo libro, cita esattamente un Valente che si fermò a Savelli dopo essersi sposato con una savellese.
RispondiEliminaSia i cordari. sia i pellari provenivano da Soriano, infatti venivano chiamati "Surianisi"
Complimenti per la documentazione. Conoscere il passato fa riflettere sul presente.
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