U LIGNIELLU (IL LEGNETTO)
La preparazione di un matrimonio mette la futura sposa nella condizione di provvedere alle materie prime occorrenti per il corredo: Il lino, la lana, il cotone, la canapa che venivano acquistati grezzi. Poi, una volta lavati, filati, orditi venivano colorati e passati al telaio.
Per lavare i panni e le tele bisognava andare presso i fiumi ed ecco che il duro lavoro delle lavandare (le lavandaie) diventava prezioso.
Le lavandaie erano quelle donne che, con molta perizia e fatica, in cambio di una modesta ricompensa, si dedicavano alla cura delle tele grezze di lino e di ginestra, tessute in casa e che erano naturalmente giallastre.
La "cura" consisteva nel portarle al fiume, in estate, immergerle in acqua prima fredda poi calda. L'acqua veniva scaldata, col sapone fatto in casa (1), in una caldaia portata in testa dal paese. Le tele venivano rigirate continuamente con un bastone e infine lasciate a mollo per qualche ora per ammorbidirle. Poi si stendevano al sole sui cespugli. Infine, caricato il pesante fardello sulla testa, si ritornava a casa.
Anni '20 - Lavandare al fiume - Nel vedere questa foto non si può non ricordare "a lussia" |
1997 - Antonietta Manfredi, ultima tessitrice |
Le coperte, belle e variopinte, che le nostre nonne tessevano al telaio venivano tinte con coloranti naturali che costavano poco e consentivano colori solidi e duraturi.
Coperta di lana fatta al telaio |
Così per ottenere il marrone usavano il mallo di noce; per il rosso il legno di olmo ridotto in piccoli pezzi; per il giallo i fiori di tasso barbasso (sinaglia).
Dal miscelamento di questi estratti poi riuscivano ad ottenere altri colori con varie sfumature.
Sinaglia (Tasso Barbasso) |
Molto particolari erano i colori delle lane che si ottenevano mescolando le diverse lane naturali: bianche, nere e "cramellise" (marrone) (2). I filati di lana evidenziavano diverse tonalità che perdevano colore solo con il consumo.
Lavori fatti al Telaio |
Le massaie, nella loro tintoria familiare, usavano anche il vetriolo ( solfato di rame per il vetriolo azzurro, solfato di ferro per il vetriolo verde) che veniva usato in agricoltura, Con l'uso di queste sostanze, finemente polverizzate prima "allu murtaru o sazieri" (mortaio - pesta sale) poi alla "macinella" (3), si passa all'uso dei primi coloranti chimici.
Murtaru o sazieri ( mortaio, pesta sale), Poteva essere di metallo o di legno. |
A Macinella veniva usata per schiacciare il sale e il grano (u granuscacciatu) per mangiarlo come una polenta. |
Un altro curioso elemento dal quale si ottenevano una vasta varietà di colori è il cosiddetto "ligniellu", così chiamato perché veniva venduto sotto forma di sottili legnetti rossicci e sottili.
Questi sono ricavati dal legno della pianta Campeggio ((volgarmente Campeche) e danno la possibilità di ottenere il viola, il lilla , il blu scuro e anche il nero.
U Ligniellu - Sottili legnetti di Campeggio |
U Ligniellu veniva venduto nelle botteghe dei nostri paesi che lo utilizzavano per tingere i filati, specialmente quelli di lana, poi la fantasia e la creatività delle massaie, con le dosi sapientemente combinate, offriva una variazioni di colori con diverse sfumature.
Infine il nero, ottenuto da queste combinazioni, era usato come inchiostro che difficilmente si cancellava
Lavoro artigianale al telaio |
Nota 1) - Per fare il sapone fatto in casa si utilizzavano i seguenti prodotti: acqua, potassio, grasso di maiale, oppure olio già utilizzato per le fritture.
Nota 2) - Cramellise: Lana mista di nero e bianco, pecora cramellise.
Nota 3) - Macinella : piccolo mulino a mano (usato fino alla fine degli anni '50), costituito da due pietre in granito levigate. Una piatta di circa 50 cm e l'altra più piccola a forma di mezzaluna. Le donne, in ginocchio, macinavano il grano e il sale che veniva acquistato non macinato a forma di pietra ( a petra e sale = salgemma). Col grano macinato ( u granuscacciatu) si faceva una specie di polenta.
Bravo Piero. Questi ricordi sono la nostra storia.
RispondiEliminaeeeee Piero tempi ormai passati, resta solo un bel ricordo. Quante volte ho aiutato nonna a fare il sapone in casa, ricordo che conservava con tanta pazienza l’olio esausto per poi utilizzarlo per fare il sapone.
RispondiEliminaSto annotando dei ricordi di Infanzia su un diario per la mia nipotina. È un desiderio di mia figlia che ci tiene moltissimo a tramandare tradizioni familiari . Mi sei di grande aiuto. Un caro saluto a tutti. Voi
RispondiEliminaSalve vuoi potenziare i ricordi del passato cari a noi tutti, se hai voglia, ti invito a leggere il mio nuovo romanzo: Mariangela- L’alba del giorno dopo di Checchina Elena Levato. Grazie
Eliminagrazie Piero
RispondiEliminami hai fatto rivivere momenti della mia giovinezza, vissuti insieme a mia mamma che preparava i filati per il telaio o che faceva il sapone e la"lussia" guai a non essere presente e a dare una mano.
Quando faceva i gomitoli e dovevo tenere la "matassa tisa" non molle, alla fine avevo le braccia che non riuscivo a piegarle��.
grazie per I ricordi.
buona serata
Anch'io ho dei ricordi un po' sbiadito ,di quando mio padre caricava il camioncino 15, con coperte e lenzuola e le amiche di mia madre e ci portava al fiume Lese.
RispondiEliminaHo dei ricordi indimenticabili, quante donne si recavano all'orto e "canali" con nonna Rosina a forgiara a fare questi lavori.
RispondiEliminaSono contento che ogni storia risvegli la memoria di ciascuno di noi. I ricordi vanno protetti cosi' possono essere tramandati.
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