DICEMBRE: FESTE E FALO'
Dicembre è il mese in cui si rinnovano le tradizioni e non solo quelle religiose. Arrivano le Feste: l'Immacolata , Santa Lucia e il Natale. Si incominciano a preparare i dolci fatti in casa: i "crustuli"(1), "i fritti(2), "la pitta mpigliata"(3). Una volta si aspettava il rientro degli emigrati dalla Germania, dalla Svizzera, da Milano, da Torino ecc... per ricomporre tutta la famiglia. Per la fine dell'anno si formavano gruppi di persone/ragazzi per andare per le case a cantare "a Strina"(4). Insomma un mese pieno di ricorrenze e d'impegni.
Per ricordarsi le festività in arrivo, gli anziani ripetevano questo proverbio (io lo sentivo nell'osteria di mio nonno):
SANTU 'NDRIA PURTAU LA NOVA
CH'A LLI SIE E' DDE NICOLA,
A LLI UOTTU E' DDE MARIA,
A LLI TRIRICI E' LUCIA,
U VENTICINQUE RU MESSIA.
Sant'Andrea (30 Novembre) ci avvisa
che il 6 dicembre ricorre la festa di San Nicola,
l'8 dicembre la festa dell'Immacolata;
il 13 quella di Santa Lucia,
il 25 quella del Messia (Natale).
Si entrava nel mese in cui i bambini recuperavano il flauto di canna (u frischiettu) per intonare il canto di Natale "Tu scendi dalle Stelle".
Infatti questi versi ci ricordano che:
QUANDU SIENTI U FRISCHIETTU SUNARE,
FATTE NU CUNTU CH'E' BENUTU NATALE.
Quando senti il flauto suonare
è prossimo l'arrivo del Natale.
Si formavano gruppi di bambini che andavano in giro per le rughe (rioni), di casa in casa, a chiedere la legna "ppe lla focara" (per il falò).
Bussavano alle porte delle case dicendo:
FO',FO', FO', DAMME NU LIGNARIELLU
PPE LLA FOCARA E NATA'.
Fò, Fò, Fò, dammi un legno
per il falò di Natale.
La ricerca della legna incominciava già dal mese di Novembre. In ogni ruga si formavano i gruppi che avevano il compito di procurarne il più possibile. Durante la notte, nei vicoli semibui del paese, "bande di bambini/ragazzi" cercavano di arraffare tutto ciò che poteva essere bruciato. Durante il giorno nei boschi vicini, si cercava la legna secca per far diventare il falò sempre più grande tanto da durare fino al giorno dopo.
La legna raccolta veniva depositata in qualche "catuaiu" (stalla, legnaia) possibilmente segreto, per evitare furti ad opera di gruppi di altre rioni.
Per il falò si recuperava di tutto, anche materiale che serviva per le impalcature. Ciò scatenava la rabbia dei proprietari. (Bozzetto di Piero Arcuri) |
I falò venivano fatti la sera dell'Immacolata, la sera di Santa Lucia, la viglia di Natale e il 31 dicembre. Ogni "ruga" aveva la sua "focara" che veniva preparava con cura laddove c'era uno spazio adeguato. I falò più grandi, invece, venivano fatti nelle piazze del paese e duravano fino al giorno dopo e anche di più.
Falò nel rione Conca d'Oro (Bozzetto di Gino Gentile). "U catuaiu" del sottoscala a sinistra, (casa Cappellazzu), era il posto dove depositavamo la nostra legna raccolta. |
Nelle abitazioni non mancavano: l'albero di Natale su cui si metteva una semplice illuminazione, qualche pallina colorata, qualche arancia/mandarino, qualche torroncino e qualche formaggino di cioccolato e il presepe che veniva fatto con le "tiffe" (zolle di terra) (5) e completato con qualche statuina insieme ai personaggi più importanti.
La vigilia di Natale era attesa con ansia da tutti, specialmente dai bambini perché aspettavano che il papà leggesse le letterina di Natale, preparata in classe, che era stata nascosta sotto il piatto. Tutto ciò nella speranza di ricavare qualche soldino o qualche promessa di un improbabile regalo.
Prima di consumare la cena prevalentemente a base di baccalà, appena diventava buio, bisognava mettere fuori dalla porta o fuori dal davanzale della finestra "a lumazza" accesa (fiaccola)(6) per scaldare "u Bambiniellu" che stava per nascere.
Contemporaneamente venivano accesi i falò sparsi per il paese.
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LA FOCARA
C'è, nei miei cari ricordi
di bimbo, la piazza spaziosa
di un paese lontano.
Una catasta di legna
attende la fiamma...
... C'è, nei miei cari ricordi
di bimbo, un gran rogo che arde:
accanto c'è tutta una folla
che grida e schiamazza ed acclama
ad un prodigio vicino...
FELICE GRECO (Poeta savellese, 1896-1962).
Dopo la cena tutti intorno alla "focara" della propria ruga a scaldarsi, a vivere la festività in compagnia in attesa della Messa di Mezzanotte dove, insieme al canto "Tu Scendi dalle Stelle" accompagnato dal suono del flauto, si attendeva la nascita di Gesù.
Riporto un canto religioso del quale io ho poca memoria, forse qualcuno lo ricorderà meglio:
NATALE
E' lla notte re Natale.
E' una festa principale,
Cà nascia Nostru Signure
'Ntra na povera mangiatura
Ccu nnu vue e n'asiniellu,
San Giuseppe u vecchiariellu,
San Giuseppe nu' rulmire (8)
Cà Maria ha dde parturire
Ha dde fare nu Bumbiniellu,
Jancu, russu e turchiniellu,
'U mintimu supra l'ataru,
Tutti l'angiuli a pregare,
A pregare ccu bona vuce:
- O Mari, quantu si' dduce,
E sì dduce e 'nzucarrata,
O Cuncetta 'Mmaculata!
E' la notte di Natale,
E' la notte principale,
Perché nasce Nostro Signore
Dentro una povera mangiatoia,
Con il bue e l'asinello,
San Giuseppe il vecchierello,
San Giuseppe non dormire,
Perché Maria deve partorire,
Deve far nascere un Bambino
Bianco, rosso e turchino,
Lo mettiamo sopra l'altare,
Tutti gli angeli a pregare,
A pregare con forte voce :
- Oh Maria, quanto sei dolce,
E sei dolce e zuccherata,
Oh Concetta Immacolata!
Nel mese di Dicembre, nel periodo di Natale in particolare, raramente mancava la neve; il freddo si avvertiva molto di più e il focolare raccoglieva tutta la famiglia.
Questo proverbio ce lo ricorda:
'NSIN' A NATALE NE' FRIDDU NE' FAME:
E NATALE AVANTI TREMANU LI FANTI.
Fino a Natale non si avvertono né freddo né fame;
da Natale in poi tremano anche i bambini.
(Il vero inverno inizia a Natale).
Le festività del mese terminano con la sera del 31 Dicembre. Oltre al falò, era tradizione recarsi presso le famiglie a cantare la "Strina", un insieme di stornelli che "i strinari"(8) intonavano, accompagnanti da chitarra e fisarmonica, in segno di augurio per il nuovo anno. Come ricompensa ricevevano: vino, "muccellati"(9), salsicce ecc... Il giro presso le varie abitazioni del paese si concludeva all'alba dell'1 Gennaio del Nuovo Anno.
"Strinari" in un bozzetto di Piero Arcuri. |
RICORDATE QUALCHE PARTICOLRE SULLE FESTIVITA' NATALIZIE?
SCRIVETELO NEI COMMENTI.
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nota 1) - Crùstuli : taralli storti fritti in abbondante olio, inondati di miele.
nota 2) - Fritti: ciambelle fritte.
nota 3) - Pitta mpigliata: un impasto ripieno di noci, mandorle, uva
nota 4) - Strina: canzone che si canta per la fine e per il principio dell'anno. Indica anche il dono che si riceve quando si va in giro per le case a cantare "a strina". Se i strinari sono ragazzi possono ricevere: "u muccellatu", qualche arancia oppure qualche soldino. Gli adulti invece: vino, liquori. salsicce ecc...
nota 5) - Tiffe: zolle di terra con erba che venivano recuperate appena fuori paese, si usavano insieme al muschio per fare il presepe.
nota 6) - Lumazza: Fiaccola, legno secco spaccato di pino senza nodi, che fa molta fiamma chiara.
nota 7) - Rulmire per rurmire: è una parola del più antico dialetto savellese.
nota 9) - Muccellatu: ciambella di pasta di farina bianca, grano tenero. Si fa in genere per Capodanno.
Che meraviglia Piero queste tradizioni per i bambini. Bisognerebbe sopratutto a Natale ricordare e nutrire, e ci farebbe bene, quel bambino che è ancora dentro di noi e che ci parla ancora in savellise.
RispondiEliminaEmauele
Ciao, in occasione di Santa Lucia, anche noi ci appresteremo ad accendere la "Focara"... mi raccomando il 31 dicembre a cantare la Strina. Saluti e complimenti per le notizie riguardanti le festività Natalizie.
RispondiEliminaCiao Pierino ricordo che quello che si raccoglieva durante la notte del 31 il giorno dopo veniva consumato tutti i partecipanti
RispondiEliminaGrazie Piero, mi hai fatto ritornare bambino quando a Savelli raccoglievamo e.....�� la legna x fare i falò aspettando le sere delle vigilie di ogni festa natalitzia x stare tutti attorno alla "hfocara".
RispondiEliminaGino M.
Grazie Pierino. tutto bello, peccato che si parla al "passato" tutto finito! non siamo riusciti a mantenere nulla!! non c'è nulla delle nostre tradizioni che abbiamo salvato. a cominciare dalla "hocara" viene fatta nelle due Piazze principali scaricando alla meglio "na lambrettata e ligna, magari ligna è pinu o ligna è castagna" (una volta era un'arte preparare "a hocara") a finire a quelli che per cantare a "strina" vogliono essere pagati!!! I ricordi più belli del mio Natale da bambino? il ritorno di mio padre e aprire i regali che portava da emigrato in Germania. Francesco Levato
RispondiEliminaE' bello condividere con altri questi ricordi e queste emozioni.
RispondiEliminaGrazie a tutti voi che seguite questo blog.