U VIECCHIU LUPARU
Il Luparo (il cacciatore di lupi), è una professione che si può far risalire alla notte dei tempi. Si diventava lupari per passione ma anche per necessita. Sui monti della Sila, ma anche in diverse zone montuose dell'Italia, la caccia al lupo non solo era consentita ma addirittura sostenuta perché esso rappresentava un pericolo per la comunità e per gli animali.
Le Amministrazioni pubbliche stabilivano anche dei premi per ogni animale ucciso. Nel 1810 Gioacchino Napoleone, Re delle Due Sicilie, emanò un decreto con il quale stabiliva dei premi per la cattura dei lupi.
Lupo silano - Dal 1971 é considerato specie protetta perché viene ritenuto un elemento equilibratore della fauna selvatica e, nello stesso tempo, per salvarlo dall'estinzione. |
Ed ecco la storia del "vecchio luparo savellese" uno degli ultimi a svolgere questa professione nella nostra zona. Passava molto tempo nei boschi e quella che era la sua passione per i lupi, é diventato un lavoro, anche perché da esso ricavava un certo lucro.
Durante la primavera, avendo imparato ad imitare "u languru" (il lamento) del lupo in amore, riusciva a capire quante coppie vi fossero nei dintorni e quali fossero i luoghi frequentati.
Il vecchio "luparu" dedicava il suo tempo anche a spiare le abitudini dei caprioli.
Con abilità e intuito catturava i cuccioli dei lupi e dei caprioli. Ciò avveniva durante il loro sonno nel quale cadevano dopo essersi saziati del latte materno.
Durante l'inverno, osservando attentamente le tracce lasciate su terreno, tendeva le trappole ai lupi adulti. Non adoperava mai armi da fuoco, a lui bastavano un palo biforcuto e una scure per immobilizzare e poi uccidere il lupo incappato nelle sue tagliole.
Tagliole usate per catturare gli animali, da sinistra: tagliola per i lupi, tagliola per le volpi, tagliola per i cinghiali, trappole per gli scoiattoli (1). Dal museo personale di Francesco Ausilio. |
Il lupo, spesso catturato con fatica e con pericolo, svuotato delle parti molli, lasciata la testa attaccata alla pelle, con le mascelle tenute spalancate da un legnetto e con un'arancia in bocca, veniva esibito come un trofeo per le strade del paese.
Il Luparu, per primo, si presentava alla sede del Comune nel cui territorio era avvenuta la cattura per ricevere "u tagliune" (la taglia), poi andava in giro per i paesi vicini e per le campagne per ricevere dai pastori e dai cittadini danaro, formaggi, uova e doni vari.
Di lupi adulti asseriva di averne catturato più di duecento,
I Lupari andavano in giro per il paese per la questua mettendo il lupo sulle spalle, sull'asino o su un carretto. (Amelia - Umbria) |
Con la pelle del lupo sulle sue spalle, con tanti bambini intorno un po' incuriositi e un po' impauriti, con il suo aiutante che col sacco di iuta aspettava i doni per riempirlo, il vecchio luparu, girando per le vie del paese, si sentiva un eroe.
Luparo della zona di Bocchigliero (CS) |
IL luparo in giro per il paese per chiedere la questua (Amelia - Umbria) |
Nei mesi di maggio e di giugno, il nostro vecchio luparo andava in giro per le case con una cucciolata di piccoli lupi, appena nati; le donne lattanti, ammalate di mastite, facevano attaccare le avide bestiole ai capezzoli delle mammelle per svuotarle e per attivare il regolare flusso del latte.
Il protagonista di tante catture, ormai invecchiato e pieno di acciacchi, a cui i medici avevano proibito, tra l'altro, anche il vino, sentendo imminente l'arrivo della sua ora, chiamò la sua compagna e le disse: " Palmù, runamiellu nu cucchiariellu e vinu" (Palmuccia, dammelo un piccolo cucchiaio di vino).
Il moribondo lo sorbì lentamente e poi, placidamente, chiuse gli occhi per sempre.
(storia tratta e riadattata da "Savelli nella tradizione e nella storia" di Pericle Maone)
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Nota 1 - Se non ricordo male le trappole per gli scoiattoli venivano chiamate Cuparielli (legno concavo) e venivano sistemate sugli alberi per catturare gli animali.
I lupi di città sono peggio, li estinguerei tutti
RispondiEliminaInviato anche a mio figlio Andrea Mensi che è assetato di conoscenza delle sue origini. Belle le foto con i lupari,non avrei mai imnaginato
RispondiEliminaLella
Grazie Piero conosci qualcuno di Savelli che faceva "u luparu" ? Quante lacrime ci hanno fatto versare i lupi alla mia famiglia!!!
RispondiEliminaGino Manfredi
Il lupo perde il pelo ma non il vizio
RispondiEliminaAdesso, purtroppo, il problema non sono i lupi, ma i cinghiali. Mi ricordo dei 'lupari" che giravano per le case con la pelle del lupo e chiedevano qualcosa. Come sono cambiati i tempi... complimenti per le notizie. Ad maiora. Tonino Arabia
RispondiEliminaNon conosco nessuno che faceva il luparo, ma ricordo bene quando girava per il paese con il lupo sulle spalle. Veniva anche dai paesi vicini. Posso dire che ancora nel 1975 c'era ancora qualcuno che faceva il luparo per difendere i vitelli in Sila e i cani di guardia. C'è un articolo pubblicato sul quotidiano "IL GIORNO", che ancora conservo, in cui si parla di un luparo della zona di Cavaliere di Lorica (CS).
RispondiEliminaPiero a malincuore dire che a savelli non esiste più la pastorizia .....altro ca u luparu
RispondiEliminaUn paese di montagna dove non ci sono più mandrie...greggi...porcilai
Non si trovano più ne galline ne galli
Un miraggio sarebbero i conigli
Poi però diciamo sempre savelli paese in alta montagna dove non ce lavoro
Forse tra un po faremo i pescatori?
Scusa l'ironia ma figlia di allevatore di bovini e quante volte ho sentito mio padre parlare dei lupi e dei loro attacchi
Lucrezia
Non si finisce mai di apprendere e di imparare, belle le storie dei lupari. Se devo essere sincera, non avevo mai sentito parlare dei lupari. Bravo continua sempre ad emozionarci con questi racconti.
RispondiEliminaMena T.