A LIBRETTA

Quando c'era bisogno di comprare qualcosa da mangiare o di utile per la casa si andava a fare la spesa alla "Putìga" (bottega)

Pubblicità attaccata vicino ad una bottega sita in via Roma

Si vendeva di tutto e gli alimenti venivano venduti non confezionati (sfusi). 

Pasta, zucchero, caffè ecc.. venivano pesati, avvolti in carta per alimenti molto robusta e poi venduti.

In questi negozi si vendevano prodotti alimentari e non.

Su alcuni di questi negozi capeggiava la scritta "ALIMENTARI E DIVERSI" per far capire che si vendeva un po' di tutto.

Bilancia a sfera con doppio piatto veniva usata per pesare la merce sfusa.

Non esistevano sacchetti di plastica e la merce non alimentare veniva avvolta in carta di giornale. Erano pochi anche i soldi che circolavano per cui si comprava a credito e tutto veniva segnato sulla "Libretta": un piccolo quaderno con copertina nera nel quale "u putigaru" (il negoziante) segnava, la data, il tipo di merce acquistata e l'importo da pagare. 

Il debito veniva saldato  o durante il momento del raccolto, o in seguito a qualche giornata lavorativa, o in seguito alla vendita di qualche animale (pecora, capra , capretto, maiale ecc...)

Successivamente, con l'emigrazione, si pagava quando i soldi arrivavano, mediante vaglia postale, dalla Germania, dalla Francia, dal Lussemburgo, da Milano, da Torino 

Di solito, "a Libretta" era tenuta dal cliente, mentre il negoziante scriveva tutto sul "Quarernu ra crirenza" (Quaderno del credito). Una specie di diario nel quale c'era l'elenco di tutti i clienti e della merce acquistata e del suo costo. 

Nome, cognome e "supranume " (l'agnome) identificavano le persone segnate su questo quaderno.

Questo sistema era usato anche per acquistare il vino presso le osterie e la carne presso le macellerie.

"Piglie a libretta e va' arracattare nu chielu e pasta ( ...na libra e carne; nu litru e vinu ecc...)."

"Prendi la libretta e vai a comprare un chilo di pasta ( 250 grammi di carne; un litro di vino ecc...)"

Queste erano le commissioni che noi facevamo quando eravamo bambini.

I tempi di pagamento non sempre venivano rispettati, e, a volte, veniva contestata la quantità di merce acquistata, ciò creava qualche screzio fra cliente e negoziante.  

I negozianti, a causa dei "mali pagaturi" (cattivi solventi), spesso, esponevano cartelli con questo avviso: 

"Non si fa credenza"

"E' vietata la credenza"

"Non chiedete credenza"

"A causa di qualcuno non si fa credito a nessuno"

L'avviso forse più originale era quello di  Domenico Cristiano "U varvieri" (Il Barbiere):

"La credenza è morta! E' stata uccisa dal mal pagatore "

I tempi richiedevano cautela, perché il lavoro mancava e poi c'erano anche i "mali pagaturi " (cattivi solventi) di "professione" che, tradendo la fiducia del negoziante, addirittura negavano quanto acquistato.

Un famoso detto che certamente non incitava all'onestà dice:

"a pagare piglie tiempu pecchì pue si cce minta a bona gente e lla fine paghi picca, pocu o nente"

"Per pagare prendi sempre tempo (temporeggia sempre) perché la buona gente medierà e farà in modo che alla fine tu pagherai poco o addirittura niente" 

"E Putìghe" erano situate, prevalentemente, lungo il Corso (via Roma); cito quelle che ricordo, il riferimento è al periodo anni '50/60:

- A Putìga e Ciccio Bottaru in Via Petrarca angolo Via Roma, alimentari e diversi;

- U Putighino e Micurellu in Via Roma, alimentari e diversi con annessa vendita di Sali e Tabacchi;

2008- La bottega di Micurellu ha continuato la sua attività oltre gli anni 2000

- A Putiga e Fabiano, in Via Roma, Alimentari e Diversi, era situata di fronte l'attuale bar di Chiara;

- A Putìga e Petrumaria, via Roma, vicino alla Chiesuola;

- A Putìga e Fabiano alimentari con annessa Tabaccheria, via Roma, a fianco all'attuale Pizzeria;

- A Putìga e Fazio (Citarella) Alimentari e Merceria, dietro l'attuale Farmacia;

L'insegna della bottega di Francesco Fazio "Citarella"

- A Putìga e Vecchiu,  alimentari con annessa osteria, via Leopardi (Conca d'Oro).

- A Putiga ru Varvieri di Cristiano, alimentari  con annessa barberia.

- A Putiga e Levato con annessa Osteria, in via Roma;

Anni '50 - A Putiga e Levato in via Roma

- A Putiga e zu Ruminicu e Fruntera, locale attualmente occupato dal  Bar Vulcano

Ognuno promuoveva la propria merce nel migliore dei modi, a volte con espressioni e atteggiamenti molto simpatici e originali.

Quello che sto per raccontarvi è un episodio curioso che mi è capitato personalmente:

Mi sono recato alla "Putiga" per comprare un dentifricio, il negoziante nel consegnarmelo ne decantava le qualità e la marca, che io non conoscevo.

Per rafforzare la sua tesi mi ha preso la mano cercando di farmi toccare col dito uno dei pochi denti  rimastigli in bocca  e, con decisione, mi disse: 

"Sente su rente! Prima se zulluliava, moni, roppu chi l'hajiu lavatu cu ssu rentifriciu, u nse mova cchiù!!!"

 (Tocca queste dente, prima dondolava, adesso, dopo averlo lavato con questo dentifricio, non si muove più!).

I semplici e divertenti episodi che si raccontano sui negozianti, insieme all'uso di strumenti come "a libretta" hanno caratterizzato epoche e momenti storici che, insieme alla semplicità delle persone, raccontano la storia di una piccola comunità che ha cercato di crescere nel tempo.

Adesso il sistema di vendita dei prodotti é cambiato, tutti i piccoli negozi citati non esistono più, anche nei piccoli paesi sono arrivati i supermercati, ma immagino che, visto la persistente precarietà nel lavoro, il "sistema Libretta" continui ancora. 

2003 - Interno del supermercato di Michele Brasacchio

2007 - Supermercato in via Roma



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Commenti

  1. Quante volte sono andata da brasacchio a fare la spesa

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  2. C'era anche l bottega di mio nonno paterni Pasquale Anania Per quel che ne so,vendeva vino, gassosa, alimentari,poi mio padre,per breve periodo,appena sposato,1950,ha tenuto lì una macelleria. Mi raccontava spesso della"libretta".

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  3. Molti "putigari" sono diventati ricchi anche grazie alle "librette" dove segnavano, ad ogni spesa, "giustamente" gli interessi, e qualcosa in più... approfittando dei poveri, spesso analfabeti, consapevoli di essere " fricati" ma che non ne potevano fare a meno. Ripeto molti "putigari" ma non tutti, perché c'erano anche quelli onesti. Per non parlare dei tanti " fricuni" che vendevano roba scaduta, avariata e "hfetusa" " u vinu annacquatu" e " carne e chane"...

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  4. L'unica tradizione che non è andata persa.

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  5. Mi ricordo che andando a fare spesa alla putiga di zio DomenicoCristiano (u varvieri) c'erano esposti due quadretti.Su uno c'era un uomo tutto pelle e ossa e sotto scritto"io ho venduto a credito.Sull'altro quadro. 'era un uomo ben pasciuto e grasso con sotto scritto'io ho venduto in contanti.E se non sbaglio uno si chiamava'menghin' e l'altro fin.

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  6. Complimenti e grazie per questo prezioso scrigno,pieno di ricordi!
    Ricordo a putiga di mio zio Domenico Frontera,con dei vasi girevoli,pieni di caramelle,e liquirizie.
    Un vero albero della cuccagna🍭🤣🙋‍♀️Tonia Cristiano

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  7. È così. Ricordo che mia madre mi mandava a comprare a credito anche per 10 lire di pomodoro concentrato.
    G. P.

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  8. Anche mia madre aveva un negozio di alimentari... segnava sulla "libretta"...
    e quanti soldi poi non ha più visto 😏 " segnali supra a libretta e scordatielli" 😁

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  9. La famiglia Fabiano tutti negozianti. Mia mamma, zia Rosetta(Rizze), zio Antonio (Bambarola).poi c'erano (Mararosa) , poi c'era uno vicino casa di Rizzo sotto la piazza(zingariello).
    Ettore Rigoni

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  10. Infatti si scriveva sulla libretto ma eravamo felici
    Pina Curcio

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  11. Mio padre non voleva che magiassi mortadella che mi piaceva tntissimo. Di nascosto. andavo da Luigi Vecchio che aveva una mortadella gigante e mi faceva un panino ricchissimo, anche di nostalgia.

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  12. I ricordi di ciascuno aiutano la memoria di quanti ci leggono.
    Grazie

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  13. Ciao Piero , hai riportato la mia mente a più di sessant’anni fa,quando stavo seduta fuori sui gradini freddi a fare qualche gioco di società come si dice adesso ,o a giocare al famoso “campanaru” e vedevo passare tante parsone con questa famosa “libretta “ nera che andavano da Pippino e“Casciotta “ a comprare qualcosa.Quando uscivano dal negozio , avevano in mano poche cose,avvolte in quella famosa carta grossa di colore giallo scuro.Ricordo ancora, tante persone con il costume savellese che mettevano le poche cose che acquistavano nel famoso “ mantisinu” e … ahimè quella era la borsa della spesa.Quanti ricordi belli e tristi nello stesso tempo . Grazie per non farceli dimenticare.
    Mena Tallarico

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  14. Quanti ricordi… nonna mi aveva aperta la “ libretta” ovunque anche da Pulicinella e al bar da Mario.
    F. Chiarello

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