E PETRE 'NCANNATE

La chiusura delle scuole e le belle giornate  di primavera/estate consegnavano il paese ai bambini/ragazzi che lo occupavano per poter organizzare i loro giochi all'aperto. 

Il paese diventava "UNA SALA GIOCHI" all'aperto, dove ragazzi e ragazze si divertivano in piena libertà e fantasia.

Uno dei giochi che offriva divertimento sia ai maschi che alle femmine era il gioco delle "Petre 'ncannate" (1) (2), in altri luoghi detto "dei quattro cantoni".


"E Petre 'Ncannate" (i quattro cantoni)

Gioco divertente e di movimento.

A giocare si era sempre in cinque. Nei soliti campetti di periferia o negli spazi all'interno del paese venivano disposte quattro grosse pietre su cui ci si poteva reggere in piedi. Esse segnavano i vertici di un grande quadrato, quasi fossero i cantoni di una casa.


Zona Ina casa. 
 Un tempo privo di abitazioni. Questo era uno dei luoghi dove i ragazzi preferivano giocare.
Era anche uno dei luoghi dove venivano "'ncannate " (ammucchiate) le pietre.

La sorte stabiliva chi dei cinque ragazzi dovesse dare inizio al gioco; gli altri quattro prendevano posto stando ritti sulle pietre. 

Il ragazzo che stava in mezzo girava intorno alle pietre, poi all'improvviso si avvicinava ad uno dei compagni e, pronunciando ad alta voce e in fretta il versetto "pu, pu, 'ncasa nova!", invitava il compagno a lasciare la postazione che poi lui occupava. 

Contemporaneamente anche gli altri dovevano lasciare la propria postazione e cercarne un'altra. Inevitabilmente uno dei partecipanti, il meno veloce, restava senza casa e veniva subito sottoposto ad una penitenza immediata, che consisteva nel fare le "ragate" ai compagni. Doveva cioè mettere i compagni, a turno, a cavalluccio trasportandoli da una pietra all'altra. Scontata la pena, il ragazzo che aveva perso, si metteva al centro del quadrato e il gioco ricominciava.

"Ragata". Trasporto di una persona sulle spalle

Le parole del versetto "pu, pu 'ncasa nova" erano la ripetizione di quelle proferite dal contadino nell'invitare un nuovo sciame d'api ad entrare nell'alveare da lui costruito. (3)


Nel tempo dell' "Età Felice", come l'ha definita Piero Arcuri, esistevano altri giochi di strada, alcuni sono scomparsi: 

"l'uossu ro puorcu" (l'astragalo);  

" u trugliu" (la lippa); 

"battamuru" (battere al muro); 

"Battamuru", i ragazzi  battevano le monete al muro o a una porta. Se la seconda moneta battuta si avvicinava alla prima a meno di un palmo di distanza vinceva la prima moneta battuta. Si giocava con le monete correnti di allora (5/10 lire), con le monete fuori conio (i centesimi, quelle con la testa del re), con i tappi delle birre appiattiti. (Bozzetto di Piero Arcuri)

"Cannatiellu" (barattolo di latta vuoto)

"Cannatiellu"(anche chiccariellu).(Bozzetto di Piero Arcuri) Si giocava prevalentemente di sera perché era più facile nascondersi.

Un ragazzo dava un calcio al barattolo cercando di mandarlo il più lontano possibile. Tutti, tranne uno, andavano a nascondersi. 
Il compagno rimasto, recuperava il barattolo e lo riportava al suo posto. dopodiché andava in giro a stanare i compagni. Individuato un compagno doveva correre , recuperare il barattolo, batterlo per tre volte a terra e dire ad alta voce: " Uno, Due ,Tre, per ... (nome del compagno stanato). Questi sarebbe stato il futuro inseguitore.
 Colui che invece, non visto, recuperava il barattolo, lo doveva battere a terra e ripetere per tre volte il proprio nome. Ciò gli  avrebbe evitato di fare l'inseguitore al prossimo giro. 

" e figurine" ( le figurine)

"e Figurine",  figurine dei calciatori e un gradino a disposizione e il gioco era pronto.
Bastava soffiare sul mucchio delle figurine per vincere quelle capovolte, Su quelle rimaste soffiava l'altro giocatore. ( bozzetto di Piero Arcuri)

Altri giochi vengono ancora praticati, ad esempio, "a cuva" (nascondino).

" A cuva"(nascondino). Si giocava nei vicoli stretti  del paese, in piazza, al boschetto. (Bozzetto di Piero Arcuri)

Anni '80 - La piazza del Paese

Ogni periodo storico ha la sua "età felice", bisogna aver la fortuna e la possibilità di poterla vivere con serenità e nello stesso tempo saperla valorizzare.

Chi ha vissuto il tempo di quei giochi, seppur talvolta anche nella difficoltà, ancora adesso ricorda ed apprezza la spensieratezza che ha accompagnato quei periodi.


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Nota 1) - "Petre Ncannate": La vocale "a" scritta in corsivo va letta con il suono fortemente nasale. Vedere "Savelli le Nostre Parole" di Gino Gentile).

Nota 2) - La "canna" era l'unità di misure delle pietre "ncannate", cioè messe in modo da poterle misurare, cioè metri cubi 2,10 (?).

" Ppe azare u muru ancora cce vori na canna e petre" ( "Per completare il lavoro di questo muro necessitano ancora 2,10 metri cubi di pietre") (Vocabolario di Lingua Calabrese di Gino Gentile)

Il gioco veniva detto così perché il nome è stato ricavato da una vecchia abitudine locale. I cavatori  usavano vendere le pietre "a canne", ossia le disponevano ("ncannavanu") a forma di cubo o parallelepipedo. Scelto il posto dove ammucchiarle, mettevano quattro massi ben squadrati a distanza voluta, queste pietre segnavano i vertici del perimetro di base, poi riempivano questo "recinto" con altre pietre. 

Il gioco ricordava il lavoro dei cavapietre e le loro abitudini di lavoro.

Nota 3) - Savelli nella Tradizione e nella Storia volume secondo.

Commenti

  1. Grazie Piero
    " jucare allu chiccatiallu era il mio gioco preferito, tutte e sire d'estate fino a mezzanotte, alla gorna ci ritrovavamo ná 'mhandtra' e guagliuni" mi ricordo scene divertenti, che a qualcuno, mentre calciava " u chiccatiallu" gli volava la scarpa sul tetto di quanche casa ...😅👋😘

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  2. Complimenti Piero.
    Ernesto P.

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  3. Bravo Piero, ricordi bellissimi .…fortunati noi che li abbiamo vissuti.
    Mena Tallarico

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  4. Come sempre interessante

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  5. Grazie, Pieri, per questi bei ricordi!

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  6. Sti giochi li ho fatti quasi tutti. Che nostalgia! 🤗

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