LA MEMORIA DELLE COSE

Molti oggetti che sono custoditi nelle nostre case oppure che notiamo in giro nel paese, anche se non sono usati, esistono come ricordo del passato e dei nostri antenati.

Essi possono ricordarci i luoghi, gli avvenimenti, i momenti, le persone con cui abbiamo avuto la possibilità di conoscere e  di vivere

Altri sono custoditi nella memoria di ciascuno di noi.

La breve descrizione, che verrà fatta qui di seguito di alcuni oggetti, si spera possa passare in altre memorie in modo che il ricordo divenga un ricordo diffuso e duraturo.

 

1) "SAZIERI" (pestasale)

Era uno strumento di legno, di pietra o di metallo formato da una coppa e da un pestello che serviva per frantumare e polverizzare il sale che veniva venduto a forma di pietra, pertanto doveva essere polverizzatro per poter essere consumato.

Di questo alimento se ne faceva largo uso per per la conservazione dei cibi.

Famose erano le miniere di salgemma lungo la valle del Neto nelle vicinanze di Belvedere Spinello da cui proveniva il sale sotto forma di grosse pietre. 

"U sazieri". Il pestasale


2) " E SI'ELICHE" (i selciati)

"E sìeliche" erano piccoli capolavori di strade lastricate con pietre locali, ad una certa distanza c'erano dei gradini che servivano per rallentare la velocita dell'acqua.

Dopo i violenti acquazzoni i bambini percorrevano il selciati in salita per recuperare fra i sassi  ciò che l'acqua aveva trascinato a valle: chiodi , pezzi di ferro, molle ecc...

Uno degli ultimi selciatori, a mia memoria, é stato Domenico Ausilio (Tiberio). 

Lo ricordo, seduto all'indiana a gambe incrociate,  per le "sieliche" della Gorna che sistemava  dopo i temporali. Modellava le pietre con la mazzetta a seconda delle necessità e della forma.

Ora le strade con il selciato sono scomparse perché sono state ricoperte dal cemento o dal catrame.

Il paese è stato ridisegnato e ha perso la sua identità storica.

Anni '60
Selciato con pietre locali in via Leopardi , rione Conca d'Oro

Anno 2020. Selciato in via Marina



3) " I TRINGILLI" (Bullette, chiodi corti con testa larga)

Le scarpe nuove, fatte dai calzolai locali, per farle durare il più a lungo possibile venivano chiodate con l'applicazione di particolari chiodi detti "tringilli", chiodi con la testa larga a forma troco-conica o quadrangolare.

Questo tipo di chiodi conservavano la suola ed evitavano di far scivolare. 

Garantivano una lunga durata della suola e quando si consumavano  si rinchiodavano le scarpe. 

Chiodi più piccoli venivano usati per le scarpe dei bambini. 

Anche in questo caso i chiodi garantivano una maggiore durata delle scarpe, però i bambini,  se si trovavano al campo sportivo e volevano giocare a pallone, prima di iniziare a giocare. dovevano sottoporsi al controllo delle scarpe. 

La preoccupazione era che qualcuno potesse bucare il pallone con qualche chiodo mal messo.

In alcuni casi si mettevano anche delle mezzelune di ferro alla punta delle scarpe come protezione.

Le scarpe nuove, fatte dai nostri calzolai, venivano vendute  con una particolare garanzia:  "allu stagliu", ossia dopo un anno di uso, dovevano mantenersi integre senza aver perso chiodi.

Scarponcini con "i tringilli"
(Foto dal web)

 4) "ARMARU" (canniccio)

Quando le nostre campagne erano coltivate, i frutti erano sicuramente abbondanti, quindi bisognava pensare come conservarli perché non si riusciva a consumarli freschi. 

I nostri contadini nelle case di campagna , vicino alle finestre, costruivano gli "armari", cioè dei graticci su cui si stendevano i fichi che al sole perdevano l'acqua e diventavano più dolci.

Per far seccare i fichi o la frutta in genere si usavano anche le "cannizze", un canniccio  che veniva esposto al sole sui balconi o sui "Mignani" (ballatoi).

I fichi secchi si tagliavano quattro a metà, venivano incrociati, poi  imbottiti con noci e spolverati con  zucchero, cannella e buccia d'arancia. Si formavano così le famose "crucette" che venivano cotte al forno.

Le "crucette" si potevano conservare a lungo ed erano molto gradite, 

I fichi esposti sul canniccio
Foto dal web

"E crucette"
Dolce tipico calabrese fatto con 4 fichi secchi incrociati


 5) "U MIGNANU" (il ballatoio della scala)

Una delle caratteristiche delle case calabresi é "u mignanu", il ballatoio della scala esterna che consente di non  occupare spazio interno e, nello stesso tempo, di utilizzare la volta sottostante come riparo durante l'operazione di carico e scarico dell'asino.

Nel nostro paese, se le case non erano "terrane"(a piano terreno), si percorreva una scala che culminava con un ballatoio recintato con un muretto in muratura o da semplici ringhiere di ferro.

"U mignanu", a seconda delle stagioni, era un luogo d'incontro, nelle ore pomeridiane e serali, delle amiche che occupavano il tempo parlottando fra loro, oppure lavorando a maglia o rattoppando.

Era il luogo d'incontro dei bambini che, senza allontanarsi da casa, giocavano con gli amici sui gradini.

Era il punto d'incontro delle donne fino a sera finché gli uomini non tornavano dalla campagna.

Era il luogo di riposo dei contadini che, dopo cena, fumavano tranquillamente la pipa.

 Mignanu in via Marina, rione Conca d'oro

Savelli 2020
"Minelle" e "mignani" abbandonati



6) "U TRACANDALE" (asse di legno)

I nostri avi, per proteggersi dalla tramontana e dai ladri sbarravano le porte e le finestre, con "u tracandale", un'asse di legno lunga 20 centimetri in più della lunghezza dell'apertura degli infissi.

Questo veniva sistemato dietro le porte e le finestre chiuse, infilandolo nei buchi che erano nei muri laterali e che avevano una profondità diversa uno e dall'altro per consentirne la sistemazione.

Si infilava il "tracandale" nel buco più profondo e poi nell'altro opposto, così l'asse attraversava la porta in modo trasversale,

Nelle apposite cavità e tra il " tracandale" e la porta  venivano messe delle zeppe per evitare ogni movimento.

7) "A MENZAPORTA" (mezzaporta)

Nelle case di Savelli spesso costituite da un solo vano, la porta d'entrata  era spesso divisa non in senso verticale ma orizzontale.

La parte inferiore veniva chiamata "menzaporta".

Nelle piccole case dei vicoli del paese la luce e l'aria entravano dalla porta che veniva chiusa a metà.

In questo modo chi stava seduto al focolare era protetto dalla vista dei passanti, però nello stesso tempo poteva riconoscere le persone che passavano dal discorso che facevano e dal "perizzuottulu " (rumore di passi).

Di solito, nella parte inferiore della mezza porta c'era un foro dal diametro di circa 15 centimetri che permetteva, quando le persone non erano in casa o la porta restava chiusa, il ricambio dell'aria e l'entrata e l'uscita del gatto.

Il foro si poteva chiudere con una tavoletta a scorrimento posta all'interno.

Quando si usciva la porta veniva chiusa a chiave che veniva appesa ad un chiodo situato sulla parte superiore dell'anta alla vista e alla conoscenza di tutti.


"a Menzaporta


Il foro in basso alla porta permetteva al gatto di entrare e uscire di casa

8) "A VUCCULA" (anello di ferro)

Un oggetto che passa spesso inosservato, un anello di ferro che si vede attaccato al muro di una casa e difficilmente se ne intuisce l'utilità.

Invece, una volta, si poteva  considerare un oggetto multiuso:

- infilato vicino alla porta di casa serviva per legarvi l'asino durante le operazioni di carico e scarico;

- attaccato alla trave della cucina, spesso unico vano abitabile, serviva per appendervi e sezionare il maiale una volta ucciso;

- poteva essere usato per appendervi il cestone dello "spruvieri" (tendaggio destinato ad isolare una parte di una stanza dal resto dell'ambiente);

- poteva essere usato per legarvi una culla;

- se all'esterno, poteva essere usato per legarvi una capra,

- poteva essere usato dai bambini per il gioco "toccaferro" (1).

"a vuccula"


"U spruvieri",
Il letto veniva isolato con questo tendaggio per proteggersi dal freddo durante i rigidi inverni savellesi

---

I paesi si salvano con gli occhi.

Prima bisogna guardali

come un uomo giovane

guarda una donna bellissima.

Poi viene il resto:

Accogliere i turisti, coltivare, allevare,

curare gli infermi,

educare i bambini al paesaggio.

I paesi non li possono salvare quelli conficcati dentro

e neppure quelli che stanno lontani.

Ci vuole per salvare i paesi

un nuovo tipo di abitante,

qualcuno che viene e che va:

distanza e intimità.

(Franco Arminio, "Resteranno i canti" - Bompiani)


Un pensiero, una preghiera per l'amico Francisco Greco che ci ha lasciato qualche giorno fa. Era partito da Savelli nel 1954. Ha sempre amato l'Italia e l'Argentina, ha avuto sempre Savelli nel cuore.

2017
Ultima vacanza a Savelli di Francisco Greco



(1) Toccaferro: un semplice gioco, senza attrezzi o strumenti. Veniva praticato dai bambini per le strade, i quali si rincorrevano cercando di prendersi. Non poteva essere acchiappato chi riusciva ad attaccarsi a un qualsiasi oggetto di ferro.

Commenti

  1. Bravo Pierino a rinfrescare la memoria di chi, come me, ha vissuto la maggio parte di queste cose menzionate.
    Complimenti per la tua bravura e l'interesse.
    Buon lavoro.

    RispondiElimina
  2. Caro Piero ho letto le tue “ rimembranze” e oltre a condividerle le ho molto apprezzate.Abbimi con un abbraccio e salutami i tuoi
    Giova ni Fabiano

    RispondiElimina
  3. 👏🏽 Piero
    rinverdisci la ns memoria e i ricordi da ragazzini.
    buona serata
    Pippo Torcasso

    RispondiElimina
  4. Ciao Pierino, grazie per mantenere viva la nostra tradizione e usanze del nostro nido d’Aquila!!!
    Pasquale Foglia

    RispondiElimina
  5. 👍 Come erano belli gli oggetti di una volta!

    RispondiElimina
  6. Le mie considerazioni... "Ricordo con piacere tutti i vari oggetti e situazioni riportate, che ci rimandano alla nostra infanzia, anni 50 e 60. Facendo un parallelo con i nostri giorni: per la mezzaporta, allora non c'era la cosiddetta privacy, anzi tutti si fidavano di tutti e i vicini erano come una unica famiglia. Poi ricordo la cannizza, dove si essiccavano i fichi, talvolta i pomodori ed era tutto naturale, senza inquinamento. E poi ricordo dove si conservava il pane, cotto al forno a legna, che resisteva anche parecchi giorni, a differenza di adesso che dopo poche ore perde le qualità." Complimenti per le notizie e ad maiora. Se ti è possibile, fai anche un documento cartaceo di quanto riportato nel tuo Blog. Ciao 👏 👏 👏
    A. A. R.

    RispondiElimina
  7. Complimenti e grazie, Pierì, per queste pillole di memoria!!

    RispondiElimina
  8. A vuccula ce n'è una alla scala e Ra jesulella mio suocero ci legava l'asino
    Rosa Fazio

    RispondiElimina

Posta un commento

Post popolari in questo blog

I SUPRANUMI

DA SANATORIO A VILLAGGIO TURISTICO

USCITE D'ESTATE