"A PACCHIANA" - IL COSTUME FEMMINILE (parte 1)
L'abito tradizionale savellese, il cosiddetto costume di "pacchiana", si richiama generalmente al costume calabrese, da cui però si diversifica per il colore dominante dell'abito che cambia a seconda del paese.
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Estate 2023 Gruppo di pacchiane pronte per la sfilata per le vie del paese |
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Il lavoro di Piero Arcuri ci permette di osservare i costumi tipici di alcuni paesi della Calabria |
Gli abiti di "panno scarlatto" venivano usati nelle località di origine arbereshe (gli albanesi d'Italia) (1); quelli di "panno azzurro" nel sud della Calabria; gli abiti di colore rosso erano tipici del vibonese, infine l'abito di "panno nero" era tipico dell'area di San Giovanni in Fiore (CS).
Le origini del costume sangiovannese vengono fatte risalire al 1600 e doveva seguire una tendenza dettata dall'austerità indicata dagli abati florensi del tempo.
L'abito veniva indossato quando la ragazza aveva compiuto i 15/16 anni perché la famiglia riteneva che a quell'età fosse pronta per il matrimonio. Alla ragazza venivano donati anche dei monili preziosi, però i gioielli più importanti doveva portarli in dote il futuro marito.
Quanto detto fa supporre che, in origine, Savelli abbia avuto un identico costume a quello di San Giovanni in Fiore, paese vicino, pur appartenendo ad un mondo feudale diverso.
Bisogna tenere in massima considerazione che la fiera di San Giovanni (24 Giugno) era il luogo dove i nostri avi andavano a comprare tutto ciò di cui avevano bisogno e a vendere i loro prodotti. Pertanto le nostre antenate venivano sicuramente indotte, per convenienza e per gusto, ad acquistare tele bianche e panni neri per confezionare i loro costumi.
Il modo di vestire delle donne del nostro paese, in linea generale, non ha subito modifiche nel corso dei secoli, se non per la qualità dei panni adoperati. Dal nero, qualche volta, si passò al rosso.
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Costume savellese con corpetto rosso |
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Costume savellese |
Il costume di Pacchiana (contadina in costume tradizionale), ormai scomparso, era formato:
- dal ritorto
- dalla camicia
- dal corpetto
- dal "gippone" (giacchetta)
- dalla gonna
- dalle calze e dalle scarpe
- da altri oggetti di abbigliamento.
Ecco la descrizione del costume usato dalle nostre antenate.
"IL RITORTO"
"Il ritorto", chiamato in dialetto "ritùortu" , é il copricapo femminile. La vera origine è ignota; secondo alcuni deriverebbe da uno speciale filato di lino ritorto con il quale, un tempo, veniva tessuto.
Ordinariamente l'attuale "ritorto" è confezionato adoperando, nel telaio a mano, un ordito di filato (stametta) e una trama di canapa o di lino.
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Il ritorto visto da dietro. Veniva coperto da un velo nero nei periodi di lutto ("mannarella o mandiale") |
Le nostre donne preferiscono il tessuto di canapa, perché mantiene di più la forma ed è più lucente.
La lunghezza è di tre braccia, pari a centimetri 150 circa, e la larghezza è poco più di trenta cm.
Esso è sistemato in due falde sovrapposte e, con opportune pieghe, adattato al capo, al quale è fermato da una spilla d'oro.
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Spilla d'oro usata per fermare il "ritorto" al capo |
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Estate 2023 Sfilata delle bambine e delle ragazze in costume tradizionale. |
Il "ritorto" copre quasi i capelli che sono sistemati in modo caratteristico. Con una doppia scriminatura si formano sul capo quattro bande, due anteriori e due posteriori. Delle due bande anteriori si ricavano due trecce raccolte a nodo sulle tempie: " i nurura" (nodi)(2), o lasciate sciolte con voluta finale: " i cannuali", o lisce:" e zarrare".
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Donna in costume anni '30 I due modi di raccogliere "i nodi" sulle tempie. |
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Estate 2023 Ragazza in costume tradizionale in occasione della sfilata delle pacchiane |
Le due bande posteriori con un laccio nero detto "'ntrizzaturu", vengono raccolte sull'occipite in due ciambellette "i tuppi" (crocchie di capelli), che servono a mantenere il "ritorto" e a farlo "calare" bene sulle spalle.
Il "ritorto" porta sulle estremità pendenti, che non oltrepassano l'orlo inferiore del "gippone" (jippune= giubbetto, giacchetta), ornamenti di "puntine", piccoli merletti lavorati dalle donne con l'uncinetto.
Le"puntine" possono essere fatte direttamente sull'orlo della stoffa oppure possono esservi applicate con cucitura.
Il "ritorto" savellese differisce leggermente nella forma delle piegature da quello di San Giovanni in Fiore, per la cui confezione viene preferito il lino.
LA CAMICIA
La camicia è di tela bianca ed è lunga fino a sotto il ginocchio, con apertura abbottonata sul petto.
Nei tempi andati era formata da due pezzi cuciti all'altezza della cintura: la parte superiore era la camicia vera e propria ed era di tela più raffinata; la parte inferiore, detta "mbustu", era di tela più grossolana o, per le più povere, di ginestra.
La camicia è alquanto scollata e sulla scollatura è applicata "a rizza" . Questa è una striscia di tela candidissima, per lo più di lino; è delicatamente arricciata ed orlata con una trina , "pizziettu", lavorata direttamente sulla stoffa, la quale viene prima piegata per darle consistenza e per evitare le sfilacciature.
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2023 Ragazze in costume tradizionale. La "rizza" adorna la scollatura |
La lunghezza della "rizza" è di 100 centimetri per 30 di larghezza, a lavorazione ultimata si riduce ad un cerchio di circa 30 centimetri di diametro.
Nella confezione delle trine si sbizzarrisce l'estro e l'arte delle giovanette savellesi. I motivi che le ispirano, ci dice il prof. Alfonso Francipane (3), sono in parte antichi, di carattere cinquecentesco, fiorentino, veneziano, siciliano; alcuni tipi a schema stellare geometrico sono , invece, specialissimi della Calabria derivati dai disegni dei vecchi tessuti locali.
Si possono ravvisare nella "riccia" del nostro costume una reminiscenza dell'antica gorgiera spagnola.
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Esempio di gorgiera spagnola. (Immagine dal web) |
L'"incollarato" sangiovannese e la nostra "riccia" differenziano molto: hanno però un comune scopo ornamentale.
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2023 "A riccia" nel costume savellese. |
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"l'incollorato" sangiovannese IL CORPETTO Sulla camicia s'indossa il corpetto , "u corpiciellu". E' fatto di tela rigata o a disegni vari; sul davanti è di broccato, di velluto, di seta o di panno ricamato a mano. Foto anni '30 Non ha maniche; sull'orlo, per evitare sfrangiature, è posta una trinetta ornata di coralli o di pagliette di vetro. Raramente ha delle artificiose imbottiture, alle quali si ricorre in caso di poco seno. E' fornito sul giro inferiore di un cordone abbastanza consistente che aderisce alla cintura e che impedisce alla gonna di scendere giù. 2023 Donna in costume tradizionale con corpetto variopinto durante la sfilata d'Agosto. La descrizione è tratta dal libro di Pericle Maone e G.B. Maone " Savelli nella Tradizione e nella Storia" volume secondo CONTINUA... vai alla parte 2 |
Nota 1)- Arbereshe: gli albanesi d'Italia sono una minoranza linguistica albanese che si è stanziata nell'Italia meridionale e insulare dal XV al XVII secolo in seguito alla conquista dell'Albania da parte dei turchi-ottomani e alla morte dell'eroe nazionale Giorgio Castriota Scanderberg. I paesi albanesi vicino a Savelli sono: Pallagorio, Carfizzi e San Nicola dell'Alto, tutti in provincia di Crotone.
Nota 2) - Nururu . nodo, plur. "nurura". Cilindretti di capelli che penzolano sulle gote delle nostre donne vestite in costume dette "pacchiane"
Nota 3) Alfonso Francipane: pittore, disegnatore, decoratore, saggista che si è occupato del patrimonio artistico della Calabria
Ciao carissimo. Il termine "costume" ha preso avvio proprio da questa prassi, comune un po' in tutta Italia e nei Paesi iberici. Facendo indossare l'abito alle fanciulle in età da marito, i familiari presentavano alla società le proprie figlie "costumate" nel senso che si usa anche oggi, a indicare ragazze pudiche ma ricche di valori e debitamente "dotate" di tutto l'occorrente per metter su famiglia. Un abbraccio
RispondiEliminaTrovare Savelli tra i pochi paesi calabresi creatori di costumi tipici è sintomo di antica e radicata cultura popolare.
RispondiEliminaGiuseppe de Bella
Che belli i nostri Costumi tradizionali e complimenti vivissimi a chi, d'estate, fa rivivere le tradizioni del Paese Natio. Bel lavoro anche da parte dell'Autore di questo Blog che si prodiga nel tenere vive le nostre radici. Ciao 👏 👏 👏
RispondiEliminaT. A.