ANIMALI e ALLEVAMENTI
La storia minore del nostro paese impone di ricordare l'aiuto e il contributo che hanno dato gli animali all'economia familiare savellese.
![]() |
Le salsicce e le soppressate venivano messe in alto sospese con delle canne per la stagionatura. (Disegno di Piero Arcuri) |
L'allevamento non costava troppo anche perché venivano usate le rimanenze della cucina e, se c'era eccedenza, i frutti dei campi. Unendo inoltre la crusca e mischiando il tutto, si faceva un beverone, una brodaglia chiamata "Vrurata" ; anche le castagne, le patate e le ghiande arricchivano l' alimentazione degli animali.
Tutto ciò consentiva di ingrassare i "rivuoti" (maialini), che dovevano raggiungere un quintale di peso circa per la mattazione.
I maialini venivano acquistati alle fiere di San Vito (Verzino), di San Giovanni Fiore o da un commerciante che veniva in paese con un camion ben carico.
Una volta acquistati, "i rivuoti" (i maialini) venivano collocati "ntri zimbuni" (le porcilaie) ubicate appena fuori paese, dove, giornalmente la massaia portava loro da mangiare.
![]() |
La brodaglia ("a vrurata") veniva messa nel secchio ("catu") e portata al maiale 2/3 volte al giorno, insieme ad un secchio d'acqua. |
Per evidenziare l'apporto positivo nell'economia familiare e del paese si ricorda che nel 1957 a Savelli furono allevati 750 maiali, in media uno per famiglia (Statistica della Camera di Commercio di Catanzaro).
La civiltà contadina di una volta deve molto a questo animale perché il suo apporto è stato fondamentale per l'economia familiare, in quanto veniva adoperato nelle molteplici attività quotidiane.
Per tirare l'aratro, l'erpice, la treggia, una specie di slitta "a stragula", la "triglia" (pietra per trebbiare il grano), per far girare le pietre per macinare le olive, per trasportare la legna, i prodotti dei campi, ma anche pietre, barili di acqua e di vino, paglia ...
![]() |
Foto dal web |
![]() |
2000: Provvista di legna per l'inverno "Ciccusaveru"![]() Ritorno dalla campagna dalla strada di Campana "Capurale" Fine anni '70: Verso la campagna con asino e caprette "Grimpune" |
![]() |
Ritorno dalla campagna dalla strada di San Giovanni in Fiore "Girivinu" |
![]() |
Lo spopolamento delle zone collinari e di montagna nonché la diffusione dei mezzi a motore e l'impiego dell'energia elettrica ha fatto scomparire la forza animale.
Nel 1957 a Savelli vi erano 470 equini che impegnavano circa 500 contadini e circa 10-12 fabbri ferrai ( Statistica della Camera di Commercio di Catanzaro)
![]() |
Il mulo in piena attività anche in inverno. A sinistra (Antonio Pontieri ("Buchellu"); a destra zu Micu . |
![]() |
Foto di qualche fa, uno degli ultimi muli a Savelli |
In virtù della presenza numericamente significativa di questo animale, fin dall'inizio della seconda guerra mondiale, ogni 3/4 anni, nel nostro paese si insediava una "commissione" che valutava l'acquisto dei muli che servivano per le necessità degli Alpini e per l'Artiglieria da montagna.
Veniva chiamata la "leva dei muli".
La commissione riceveva, nella piazzetta della Chiesuola, i proprietari dei muli, i quali erano obbligati a presentarsi con l'animale che veniva visitato e misurato dai veterinari.
Se idoneo, veniva acquistato, pagando una cifra già predisposta.
Dopo una settimana, i muli acquistati venivano caricati su un camion dell'Esercito e portati a Catanzaro e poi assegnati ai vari Corpi militari.
![]() |
Il mulo al servizio dei militari per il trasporto dell'artiglieria. (Foto dal Web) |
Il mulo diventava così fedele compagno dei combattenti durante la Prima guerra mondiale, in Africa, in Albania, in Grecia; veniva usato per il trasporto di materiale militare e del rancio.
Il contadino la porta al pascolo legandola al basto dell'asino, la donna la portava con sé quando andava all'orto, il ragazzo la faceva pascere appena fuori dall'abitato. Così facendo contribuiva a sollevare l'economia familiare.

Le pelli degli animali venivano messe ad asciugare e poi vendute ai compratori che venivano da Soriano Calabro (VV).
Coloro che non potevano accudire le capre direttamente le davano "a mmienzu", a metà, a un pastore, che le inseriva nella sua mandria ("craparizzu"), le curava e le faceva pascere. Il latte prodotto veniva diviso tra il proprietario e il pastore, venduto o serviva per produrre ricotte e formaggio.
Per inquadrare meglio il racconto nel giusto contesto socio/economico, i numeri di quel periodo ci dicono che nel 1957 a Savelli vi erano 800 ovini, 1331 caprini, ciò significa che circa 70 persone erano occupate con la pastorizia.
Erano animali preziosi per le attività del contadino, oltre ad essere allevati per la carne e per il latte.
Il bue, animale mansueto ma forte veniva spesso usato come forza motrice nei mezzi di trasporto e nelle macchine agricole
![]() Mucca di razza Podolica con vitellino. Tipico bovino allevato in Calabria, utilizzato per la carne, il latte e come animale da tiro. |
![]() |
. Lavorazione del latte vaccino in un'azienda fra Savelli e Campana
![]() |
Buoi con l'aratro Immagine dal web |
![]() |
Anni '30 Soccorso stradale con i buoi in seguito ad una nevicata |
Durante la transumanza, le mucche con i loro vitelli attraversavano lentamente la via principale del paese, mentre il suono dei campanacci richiamava l'attenzione dei ragazzi. I pastori coglievano l'occasione per fermarsi all'osteria di mio nonno per una colazione veloce e un buon bicchiere di vino.
Gli animali bovini accidentati erano utili anche dopo morti, perché la loro carne veniva venduta a metà prezzo (bassa macelleria), prezzo unico per tutti i tipi di taglio. Era l'occasione per le famiglie di mangiare carne bovina, di solito più cara e mai macellata.
Alcune famiglie gestivano, nel basso di casa, una mucca svizzera perché garantiva una produzione di latte maggiore e poteva essere venduto.
Nel 1957 i bovini nel nostro paese erano 219.
In riferimento ai pastori e a quanti lavoravano lontano da casa nelle mandrie ("accurdati", lavoranti, allevatori) sono state dedicate alcune canzoncine spiritose che facevano riferimento alla lontananza e all'ansia che avevano nel tornare a casa;
U pecuraru sta sie jurni fore
u sabatu, barune, si 'nde vena,
u sabatu se chiama allegra core
ppe chine tena na mugliere bella.
Chine a tena brutta
le scura llu core,
è miegliu ca u sabatu 'u 'nsi 'nde vena.
Il pastore sta sei giorni fuori casa
il sabato, (barone) felice, ritorna.
Il sabato è il giorno della felicità
per chi ha una bella moglie.
Chi, invece, ha una brutta moglie
è meglio che non ritorni.
Pecurarellu chi mangia ricotta
va alla chiesa e u 'nse nginocchja
u 'nse caccia u barrettinu
pecurariellu malandrinu.
Pastorello che mangia ricotta
va in chiesa e non s'inginocchia;
non si toglie neanche il cappello,
pastorello furbacchione".
U pecuraru quandu si 'nde vena,
mancu 'ntro liettu se sa curcare
e quandu accarizza a mugliere
le para ch' è na piecura lattara.
Il pastore quando ritorna a casa,
non riesce a riposarsi neanche nel suo letto,
e quando accarezza sua moglie
gli sembra di accarezzare una pecora che fa il latte".
... U pecuraru a lla muntagna
Notte e jurnu se rispera
E jistima la sorte santa,
Ca lu 'nganna la mugliera...
U pecuraru e Cerentia
Si nde va la via via
E ba faciendu cruci,
Cà a mugliere e dde l'amici..
...Il pastore che sta in montagna
notte e giorno si dispera
E maledice la sua sorte
perché la moglie lo tradisce...
Il pastore di Cerenzia
va in giro per vari posti
facendo croci
perché la moglie dà confidenza agli amici...
Con questi numeri: 750 maiali allevati, 470 equini, 800 ovini, 1331 caprini, 219 bovini, con una popolazione di 3122 nel 1961, seppur in costante diminuzione, vorrei invitare il lettore a riflettere su come era la vita economico/sociale verso la fine degli anni'50/ inizi '60 nel nostro paese.
Le attività, l'economia, l'atmosfera, i suoni, i rumori, gli odori erano riconducibili alla presenza, alle prestazioni di questi animali, che, di buon mattino, animavano e regolavano la giornata dell'intero paese.
Lentamente, il paese, posizionato in un territorio aspro e difficile, a forte vocazione contadina/artigiana, ha trasformato il suo aspetto a causa anche dei cambiamenti sociali e dell'emigrazione.
Popolazione di Savelli nel 2024, 1000 abitanti circa. Presenza attuale di animali: asini, capre, bovini, muli non pervenuta.
Commenti
Posta un commento