ANIMALI e ALLEVAMENTI

La storia minore del nostro paese impone di ricordare l'aiuto e il contributo che hanno dato gli animali all'economia familiare savellese.

IL MAIALE
La sua presenza garantiva il sostentamento principale della famiglia, spesso numerosa. I vari tipi di carne lavorata: salsiccia, soppressata, capicollo, prosciutti... nonché le "frittole" (parte di carne grassa  fatta bollire con le cotenne),  lo strutto e i ciccioli ("frisuli), la gelatina, il sanguinaccio ecc...diventavano la provvista alimentare invernale e per le varie ricorrenze; tutto ciò era  governato dalla sapiente gestione della massaia. 

Le salsicce e le soppressate venivano messe in alto sospese con delle canne per la stagionatura. (Disegno di Piero Arcuri)
  

L'allevamento non costava troppo anche perché venivano usate le rimanenze della cucina e, se c'era eccedenza, i frutti dei campi. Unendo inoltre la crusca e mischiando il tutto, si faceva un beverone, una brodaglia chiamata "Vrurata" ; anche le castagne, le patate e  le ghiande arricchivano l' alimentazione degli animali. 

Tutto ciò consentiva di ingrassare i "rivuoti" (maialini),  che dovevano raggiungere un quintale di peso circa per la mattazione.

I maialini venivano acquistati alle fiere di San Vito (Verzino), di San Giovanni Fiore o da un commerciante che veniva in paese con un camion ben carico.

2000: Vendita maialini ("rivuoti") alla Fiera di San Vito - Verzino (kr)- 

I suini di 25/35 kg, per essere allevati, venivano acquistati anche da un commerciante che occupava uno spiazzo appena fuori paese dove effettuava la vendita. (Disegno di Piero Arcuri)

Una volta acquistati, "i rivuoti" (i maialini) venivano collocati  "ntri zimbuni" (le porcilaie) ubicate appena fuori paese, dove, giornalmente la massaia portava loro da mangiare.

La brodaglia ("a vrurata") veniva messa nel secchio ("catu") e portata al maiale 2/3 volte al giorno, insieme ad un secchio d'acqua.

Per evidenziare l'apporto positivo nell'economia familiare e del paese si ricorda che nel 1957 a Savelli furono allevati 750 maiali, in media uno per famiglia (Statistica della Camera di Commercio di Catanzaro).

L'ASINO
Animale paziente, obbediente, poco esigente nell'alimentazione, è stato compagno servizievole dei nostri antenati che dovevano muoversi in un territorio non certamente favorevole.

La civiltà contadina di una volta deve molto a questo animale perché il suo apporto è stato fondamentale per l'economia familiare, in quanto veniva adoperato nelle molteplici attività quotidiane.

Per tirare l'aratro, l'erpice, la treggia, una specie di slitta "a stragula",  la "triglia" (pietra per trebbiare il grano), per far girare le pietre per macinare le olive, per trasportare la legna, i prodotti dei campi, ma anche pietre, barili di acqua e di vino, paglia ...


Foto dal web

2000: Provvista di legna per l'inverno "Ciccusaveru"


Ritorno dalla campagna dalla strada di Campana "Capurale"

Fine anni '70: Verso la campagna con asino e caprette "Grimpune"

Ritorno dalla campagna dalla strada di San Giovanni in Fiore "Girivinu"
Anni '70: Ritorno dalla Sila (Francesco Rotundo)

Periodicamente veniva in paese un commerciante con un camioncino col cassone ad acquistare degli asini; la leggenda paesana raccontava che gli asini acquistati venivano portati a Lecce, in Puglia, per fare la mortadella. Questo racconto è stato diffuso dai bolognesi per non dare l'esatta ricetta di questo prodotto. In verità la carne usata è quella di maiale. A Savelli la mortadella veniva chiamata "carne e ciucciu" (carne d'asino).

Lo spopolamento delle zone collinari e di montagna nonché la diffusione dei mezzi a motore e l'impiego dell'energia elettrica ha fatto scomparire la forza animale.

Nel 1957 a Savelli vi erano 470 equini che impegnavano circa 500 contadini e circa 10-12 fabbri ferrai ( Statistica della Camera di Commercio di Catanzaro)

IL MULO
Deriva dall'incrocio dell'asino con una cavalla, ha molte caratteristiche simili all'asino. E' stato usato come animale da soma o da trasporto di persone e anche come animale da traino. Molto adatto a muoversi nei terreni impervi, per questo motivo, nelle nostre contrade ce n'erano molti.      

Il mulo veniva adoperato come forza animale per il traino dei tronchi lungo il binario della segheria di Mezzocampo

Il mulo in piena attività anche in inverno. A sinistra (Antonio Pontieri ("Buchellu"); a destra zu Micu

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Foto di qualche fa, uno degli ultimi muli a Savelli

In virtù della presenza numericamente significativa di questo animale, fin dall'inizio della seconda guerra mondiale, ogni 3/4 anni, nel nostro paese si insediava una "commissione" che valutava l'acquisto dei muli che servivano per le necessità degli Alpini e per l'Artiglieria da montagna.

Veniva chiamata la "leva dei muli".

La commissione riceveva, nella piazzetta della Chiesuola, i proprietari dei muli, i quali erano obbligati a presentarsi con l'animale che veniva visitato e misurato dai veterinari.

Se idoneo, veniva acquistato, pagando una cifra già predisposta. 

Dopo una settimana, i  muli acquistati venivano caricati su un camion dell'Esercito e portati a Catanzaro e poi assegnati ai vari Corpi militari.

Il mulo al servizio dei militari per il trasporto dell'artiglieria.
(Foto dal Web)

Il mulo diventava così fedele compagno dei combattenti durante la Prima guerra mondiale, in Africa, in Albania, in Grecia; veniva usato per il trasporto di materiale militare e del rancio.

LA CAPRA e LA PECORA
Sicuramente uno degli animali che ha contribuito in modo significativo all'economia del paese è stata la capra. Più facile da gestire e da tenersi in casa, da pascere, redditizia sia per la carne che per il latte.

Il contadino la porta al pascolo legandola al basto dell'asino, la donna la portava con sé quando andava all'orto, il ragazzo la faceva pascere appena fuori dall'abitato. Così facendo contribuiva a sollevare l'economia familiare.

"U stazzu"(l'ovile)

Ultime greggi nei pressi di Savelli (foto di qualche anno fa)



Anni '60: Ovini e caprini verso il pascolo

Anni'70: Anche due caprette sostenevano l'economia di una famiglia

1961: La pecora veniva sfruttata per la carne, per il latte, per la lana, per il cuoio. 
Una volta si amava mangiare la carne di "castrato", ovvero la carne del maschio che ha subito la castrazione; carne dal sapore forte, più dura, ma più economica.



Corna di un montone recuperate a Savelli da un pastore agli inizi degli '80

Donna al pascolo con le sue pecore in località "Fonte e Carvunu"

Anni '80: Lavorazione del latte

Anni '70: Laboratorio per la lavorazione del latte.
In alto, appeso, "u quagliu" (il caglio), una sostanza acida con la quale si fa cagliare il latte.
Nella foto: "A Petturina"

Anni '70
"Petturinu", il pastore, nel suo ovile con in mano un capretto.

Anni 2000: Lavorazione del latte

                                                         

Le pelli degli animali venivano messe ad asciugare e poi vendute ai compratori che venivano da Soriano Calabro (VV). 

Coloro che non potevano accudire le capre direttamente le davano "a mmienzu", a metà, a un pastore, che le inseriva nella sua mandria ("craparizzu"), le  curava e le faceva pascere. Il latte prodotto veniva diviso tra il proprietario e il pastore, venduto o serviva per produrre  ricotte e formaggio.

Dal produttore al consumatore
(Disegno di Piero Arcuri)

Io, assiduo consumatore di questo latte, andavo a comprarlo fresco dal pastore vicino a casa e ne ricordo ancora l'odore e la bontà. Quando scarseggiava quello di capra o veniva integrato con l'acqua, o si comprava il latte vaccino da una vicina, la quale era proprietaria di una mucca svizzera che governava nella stalla sotto casa.

Per inquadrare meglio il racconto nel giusto contesto socio/economico, i numeri di quel periodo ci dicono che nel 1957 a Savelli vi erano 800 ovini, 1331 caprini, ciò significa che circa 70 persone erano occupate con la pastorizia.  

I BOVINI
Altrettanto importante nell'economia del paese erano i bovini: buoi e mucche. 

Erano animali preziosi per le attività del contadino, oltre ad essere allevati per la carne e per il latte.

Il bue, animale mansueto ma forte veniva spesso usato come forza motrice nei mezzi di trasporto e nelle macchine agricole


Mucca di razza Podolica con vitellino.
Tipico bovino allevato in Calabria, utilizzato per la carne, il latte e come animale da tiro.

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Buoi con l'aratro
Immagine dal web

Anni '30
Soccorso stradale con i buoi in seguito ad una nevicata

Buoi addetti al traino di materiale
(Immagine dal web)



Anni '80: Visita all'allevatore di bovini in Sila (Manfredi). "Nciccariellu"

Sila: Alloggio per mandriani
Fiera degli animali di San Giovanni in Fiore (CS)

Durante la transumanza, le mucche con i loro vitelli attraversavano lentamente la via principale del paese, mentre il suono dei campanacci richiamava l'attenzione dei ragazzi. I pastori coglievano l'occasione per  fermarsi all'osteria di mio nonno per una colazione veloce e un buon bicchiere di vino.

Gli animali bovini accidentati erano utili anche dopo morti, perché la loro carne veniva venduta a metà prezzo (bassa macelleria), prezzo unico per tutti i tipi di taglio. Era l'occasione per le famiglie di mangiare carne bovina, di solito più cara e mai macellata.

Alcune famiglie gestivano, nel basso di casa, una mucca svizzera perché garantiva una produzione di latte maggiore e poteva essere venduto. 

Nel 1957 i bovini nel nostro paese erano 219

In riferimento ai pastori e a quanti lavoravano lontano da casa nelle mandrie ("accurdati", lavoranti, allevatori)  sono state dedicate alcune canzoncine spiritose che facevano riferimento alla lontananza e all'ansia che avevano nel tornare a casa;

U pecuraru sta sie jurni fore
u sabatu, barune, si 'nde vena,
u sabatu se chiama allegra core
ppe chine tena na mugliere bella.
Chine a tena brutta
le scura llu core,
è miegliu ca u sabatu 'u 'nsi 'nde vena.

Il pastore sta sei giorni fuori casa
il sabato, (barone) felice, ritorna.
Il sabato è il giorno della felicità 
per chi ha una bella moglie.
Chi, invece, ha una brutta moglie
è meglio che non ritorni.

Pecurarellu  chi mangia ricotta
va alla chiesa e u 'nse nginocchja
u 'nse caccia u barrettinu
pecurariellu malandrinu.

Pastorello che mangia ricotta
va in chiesa e non s'inginocchia;
non si toglie neanche il cappello,
pastorello furbacchione".

U pecuraru quandu si 'nde vena,
mancu 'ntro liettu se sa curcare
e quandu accarizza a mugliere
le para ch' è na piecura lattara.

Il pastore quando ritorna a casa,
non riesce a riposarsi neanche nel suo letto,
e quando accarezza sua moglie
gli sembra di accarezzare una pecora che fa il latte".

... U pecuraru a lla muntagna
Notte e jurnu se rispera
E jistima la sorte santa,
Ca lu 'nganna la mugliera...

U pecuraru e Cerentia
Si nde va la via via
E ba faciendu cruci,
Cà a mugliere e dde l'amici..

...Il pastore che sta in montagna
notte e giorno si dispera
E maledice la sua sorte
perché la moglie lo tradisce...

Il pastore di Cerenzia
va in giro per vari posti
facendo croci
perché la moglie dà confidenza agli amici...

Con questi numeri: 750 maiali allevati, 470 equini, 800 ovini, 1331 caprini, 219 bovini, con una popolazione di 3122 nel 1961, seppur in costante diminuzione, vorrei invitare il lettore a riflettere su come era la vita economico/sociale verso la fine degli anni'50/ inizi '60 nel nostro paese.

Le attività, l'economia, l'atmosfera, i suoni, i rumori, gli odori erano riconducibili alla presenza, alle prestazioni di questi animali, che, di buon mattino, animavano e regolavano la giornata dell'intero paese.

Lentamente, il paese, posizionato in un territorio aspro e  difficile, a forte vocazione contadina/artigiana,  ha trasformato il suo aspetto a causa anche dei cambiamenti sociali e dell'emigrazione.  

Popolazione di Savelli nel 2024, 1000 abitanti circa. Presenza attuale di animali: asini, capre, bovini, muli non pervenuta.

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