A PARATA

Fino alla fine degli anni '50, inizi anni 60, c'era l'usanza di preparare i cosiddetti "archi". Era un modo per onorare, rendere più solenne e più importante occasioni e ricorrenze di carattere religioso (processioni, messe), familiare (matrimoni, battesimi, titoli di studio conseguiti), civile ( visite di autorità, feste patriottiche).

1923 - Inaugurazione del Monumento ai Caduti

Anni '60 - Archi e addobbi vari in occasione di una ricorrenza religiosa, Corpus Domini.

Gli archi collegavano due finestre tagliando la strada e adornavano il percorso che il festeggiato faceva. Si esponevano coperte lussuose, fatte al telaio o a mano, di lino, di seta, di cotone che variavano a seconda delle occasioni. 
Caratteristici erano gli archi che si preparavano in occasione dei battesimi sui quali veniva attaccato con gli spilli, fra nastri e trine, il corredo del neonato, azzurro se era maschio, rosa se era femmina.

Io personalmente ricordo gli addobbi fatti dalla popolazione lungo via Roma in occasione del conseguimento della laurea in medicina del Dott. Tommaso Cortese (Masino).

Arrivato in paese, fu fatto scendere dalla macchina nei pressi della Fontana Nuova per poter percorrere a piedi, seguito da una folla festante, la via principale del paese tutta addobbata con coperte colorate, fino alla Chiesuola.

Nelle ricorrenze religiose più solenni (festività patronali), una volta, si abbelliva anche l'interno della Chiesa Matrice.
Questo momento veniva definito "a parata" (addobbo con teli colorati e drappi), usanza ormai tramontata. 

Chiesa Madre di Savelli

L'addobbo della Chiesa, nelle speciali ricorrenze, era impegnativo e coinvolgeva molte persone.

"U parature", il responsabile degli addobbi, uno degli ultimi fu Mastro Pasquale Marzullo, custodiva in Chiesa delle casse che contenevano: strisce colorate di tela (verdi, rosse, gialle, bianche, azzurre), festoni dorati, nastri, trine, palle e palline di vetro di diversi colori. 

Tutto questo materiale serviva per allestire gli archi che occupavano tutta la navata centrale e, rimpicciolendosi, arrivavano fino all'altare, dando così un senso prospettico all'addobbo.

Gli archi venivano preparati a terra, sul pavimento della chiesa, fissando gli ornamenti su una corda, su delle stecche o pertiche congiunte.

Finita la preparazione, i festoni venivano innalzati sino al soffitto fatto di rosoni di legno, realizzati durante il dominio del Duca Niccolò Cortese con la costruzione della Chiesa (1800).
Le corde che sostenevano gli archi venivano fissate a degli anelli ("vuccule") che si trovavano sui muri ai lati della navata.

Soffitto in legno della Chiesa parrocchiale di Mandatoriccio (CS), quello della Chiesa di Savelli era simile a questo.

L'arte, la fantasia e il colore degli addobbi davano maggiore decoro alla Chiesa e solennità alla festa; nonché tanta soddisfazione agli organizzatori.
La cosiddetta  "parata", specie per le feste patronali, richiamava  numerosi cittadini dei paesi vicini ai quali offriva giochi di colori artisticamente interessanti.

Mutati i tempi, sostituito il soffitto in legno con cemento (anni '60 del secolo scorso), venuto a mancare "u parature" ( l'organizzatore),  le feste cambiarono connotazione; gli addobbi interni sono scomparsi soppiantati da quelli esterni: illuminazione, palchi, orchestre ecc...

Durante la processione della Madonna delle Grazie, per i vicoli del paese, nel ricordo della tradizione,
s'incontra qualche arco.

Commenti

  1. Complimenti per averci ricordato le nostre usanze ormai desuete. Mi ricordo che quando si laureava qualcuno era una soddisfazione, un onore sia per il laureato sia per la famiglia che aveva sostenuto il proprio figlio negli studi facilmente con grossi sacrifici. Tutto il paese perciò si univa per onorare il successo. Arabia Tonino

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  2. Una cosa molto bella che si faceva a Savelli erano gli altarini per il giorno del corpus domini
    Era una specie di gara come quella per il falò più grande
    I rioni erano pieni e ci si invogliava a fare tutto
    Ora non si fa più niente
    Peccato
    Che fine
    Tutti che ne parlano ma se vuoi fare qualcosa nessuno si presta soprattutto se è qualcosa che riguarda la chiesa.

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  3. Mi piace tantissimo leggere tutto quello che posti perché almeno non mi dimentico le vecchie tradizioni.
    C. L.

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  4. 👍
    Qui per la festa del patrono (il santo di Paola) ancora si mette l'apparato in chiesa. Vengono a farlo due operai di Seminara RC, che lo fanno di professione.
    E poi archi, altarini e falò votivi sono ancora in uso.
    Intorno ai falò di S. Giuseppe si mangiano lagane e ceci, guanciale a tocchetti su fetta di pane e cipolle fresche, il tutto preparato da alcune "vizzoche".

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  5. Vizzoche sono le donnette che si prestano a servire in chiesa, fanno le pulizie, apparecchiano per la messa e le cerimonie, guidano le preghiere e le processioni, cantano, ecc.
    Carlo Danza

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  6. Il paese a cui si riferisce il precedente commento è Altomonte (CS).
    P. P.

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  7. Articolo molot interessante.Non ne sapevo nulla. Complimenti

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  8. Anche negli anni 70 a me l hanno fatto per il mio matrimonio i miei amici e parenti, buona serata a tutti I Savellesi
    C. M.

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  9. Che bellissimi ricordi sono stati bellissimi anni c'era poverta ma eravamo felici per quel poco che c'era sono orgogliosa per quei tempi e sono orgogliosa di essere savellese crazie mille per queste foto.
    M. G.

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