IL DOMINIO DEI CORTESE

"...Il desiderio del vigneto e dell'orto diventò una febbre ed il piccone continuò a macinare sassi
ad attaccare in pieno zone scoscese...Per correggere le forti pendenze del terreno fu necessario un lavoro titanico di muri su muri, di pietre a secco...nel quale i nostri avi bagnarono di sudore ogni benché minima zolla di terra... Per chi voglia farsene un'idea non ha da far altro che guardare il territorio di Savelli da Castelsilano... ".
(Pericle Maone)

Panorama Savelli visto da Castelsilano


1668-1746
SAVELLI SOTTO IL DOMINIO DEI CORTESE

Come già detto nel primo episodio del racconto della Storia di Savelli, il Principe Carlo Antonio Spinelli, figlio di Carlotta Savelli, nel 1668 vendeva per 50.000 ducati la terra di Verzino col suo casale di Savelli a Leonardo Cortese.

Così, nelle sue memorie, il sacerdote Donnu Peppuzzu descrive questo passaggio:

"Un tal Capitano Cortese, romano, annoiato delle sofferenze militari, per quieto vivere partivasi da Roma e veniva a finire in Cariati, dove stringeva amicizia col Principe Spinello, feudatario di questa città. Un giorno lo Spinello ebbe bisogno di molto danaro e siccome tale somma non la possedeva, amichevolmente confidò la sua ambascia a Capitan Cortese. Costui era oltremodo ricco per sua straordinaria circostanza: nel tempo che abitava a Roma, alloggiò in un palazzo, il cui padrone e famiglia erano periti di colera. Prima che fossero distrutti, avevano nascosto ogni loro tesoro in una stanza, la cui porta era simulata da un'immagine dipinta in una tela. Per sua ventura il tesoro fu scoperto dal Cortese, che pertanto era molto ricco: Egli diede il denaro bisognante allo Spinello di Verzino. Quando questi volle restituire dopo tanto, la somma , Capitan Cortese non l'accettò, facendo notare che per una miseria simile non era il caso di preoccuparsi. Così per gratitudine lo Spinello cedette a Capitan Cortese il Ducato con tutti i diritti ducali. Divenuto Duca, il Cortese recossi subito in Verzino e là costruì il Palazzo del Campo"


Verzino - Palazzo Ducale 

La lettura di questo racconto mette il lettore nella condizione di pensare che sia stato scritto con una certa fantasia. Però in ogni racconto popolare c'è sempre una sostanza storica e anche in questo vi è un fondo di verità. Infatti nell'Archivio di Stato di Napoli si può verificare l'atto che certifica questo passaggio.
Gli Spinelli, anche dopo questa vendita, vollero conservare il titolo nobiliare di "Principi di Cariati".

Leonardo Cortese, l'acquirente del feudo di Verzino, descritto come  un generoso e sfaticato capitano, era, in verità un intraprendente fornaio e la sua famiglia si era arricchita commerciando oggetti di poco valore. Il fornaio-barone poté godere per poco tempo del privilegio della ricchezza e della nobiltà perché morì nel 1675 e lasciò il feudo alla moglie e ai figli Niccolò e Giuseppe.

Il Primogenito Nicolò comperò la baronia, ne ereditò il titolo e pagò la relativa tassa di successione.

La descrizione di quest'uomo ce la fa l'Avv. Giuranna (1) di Umbriatico appassionato storico del nostro territorio. Niccolò Cortese, il commerciante di cianfrusaglie, viene definito come persona viziosa, vendicativa e facinorosa.

Nel manoscritto citato dal Giuranna così viene descritto Niccolò Cortese:

"Uomo robusto, maneggiava le armi da fuoco con arte particolare, tanto da colpire con palla i vasi d'acqua che le donne portavano in testa..."

"Esercitava un perenne dispotismo sopra i beni e persone degli abitanti di Verzino, non eccettuata l'Università (Savelli), nemmeno le Pie Laiche Congregazioni e Confraternite, non salvo il Convento dei Padri Passionisti Domenicani, che v'è in detta terra di Verzino..."

"Teneva un orrido carcere, dove senza querela di parte, senza processo, senza ordine di giudice, chiudeva i poveri disgraziati ad anni intieri e si scordava degli innocenti come dei rei..."

"A quelli che si lamentavano di tale procedere, dava ad intendere " Come Dio era giusto in cielo, Nicola era in terra..."

"Ai rivoltosi minacciava la morte perché tenea una manica di malandrini in suo servizio temuti per la "loro mala vita"..."


"Quel bel tipo di delinquente" nel 1693 fu incoronato Duca di Verzino per concessione del Re Carlo II. Divenuto Duca aumentarono i soprusi e le nefandezze anche nel territorio di Savelli.

Durante il dominio dei Cortese ci furono atrocità nei confronti del clero, delle nobili famiglie  e nei confronti di tutto il popolo. Insomma, di tutti coloro che non volevano sottomettersi alle sue volontà. 

Ecco un episodio riportato  nel manoscritto anonimo citato dal Giuranna:

"Un gentiluomo di quel tempo, Petruzzo Giglio, mal soffrendo gli aggravi, manifestò sentimenti dell'animo suo ad un crocchio di amici: Le parole vennero riferite ed il castigo non si fece attendere. Dopo pochi giorni, ritirandosi detto Giglio dalla salina di Miliati, quando fu in un luogo ove si dice il cancello di Frea gli fu sbarbicata con tutte le sue radici la lingua e legata nella fettuccia che quel povero gentiluomo tenea intrecciata nella treccia dei capelli, fu col di lui cadavere trasportata (la lingua ?) in Verzino...

...Il clero non sfuggiva all'ira sua e venuto in urto con l'Arciprete lo fece dal popolo lapidare,,,,"

Nel 1731 muore il duca Nicolò Cortese e viene nominato erede universale il figlio don Leonardo Cortese, anche lui muore dopo poco tempo in Verzino nel 1734 e viene sepolto nella chiesa di San Domenico.

 Gli successe il figlio Nicolò II "juniore" terzo e ultimo duca di Verzino.

Il giovane Duca a cui piaceva il lusso e lo sfarzo, aveva una corte ducale molto numerosa, le persone che erano al suo servizio erano più di 30, alcune erano di Savelli, altri di Verzino, una cameriera di Lucca, una di Firenze, aiutanti stallieri di origine spagnola e tedesca.

Un accenno al patrimonio zootecnico del Duca di Verzino nel 1742

- Cavalli di razza: 12

- bovi da aratro: 24

- pecore: 800

- capre: 1000

- giovenche: 38

- tori: 4, ecc...

Per mania di grandezza fece eseguire diverse opere sia a Savelli che a Verzino, per cui si ebbe l'impressione che i due paesi vivessero un periodo di splendore.

In Savelli fece costruire il palazzo ducale che gli serviva sia per i bisogni del feudo, sia come casa di vacanza nei mesi estivi . 

Avrebbe fatto costruire la chiesa a poca distanza dal suo palazzo allargandola e modificandola.

Su questi due interventi ci sono pareri contrastanti perché la chiesa pare che esistesse già dal 1682 per averne curato la costruzione Mons. Gerolamo Barzellino, mentre la costruzione del palazzo ducale  pare sia da attribuire al duca Nicolò Cortese "seniore".  

La costruzione della Fontana Vecchia, prima con tre poi con quattro canali è da attribuire al Duca Cortese "juniore".

Savelli - Fontana Vecchia costruita nel 1700 dai Cortese


Don Nicolò fu duca di Verzino fino alla venuta di Carlo III di Borbone

Donnu Peppuzzu, ci racconta che dopo l'occupazione di Napoli da parte di Carlo III di Borbone, il Duca Cortese, il Principe di Monteleone e il Principe di Cariati cercarono di organizzare una congiura contro il re, a favore degli austrìaci. 

Furono scoperti e Re Carlo ordinò loro di presentarsi davanti a lui per discolparsi. I due prìncipi obbedirono. 

Il Duca, fiero e arrogante rifiutò. Il Re mandò i soldati ad arrestarlo e a confiscare il feudo. Accortosi del pericolo il Duca con uno stratagemma, suggerito da uno dei frati del Convento di San Domenico di Verzino, riuscì a fuggire

Ferrò il suo mulo con i ferri all'opposto, in modo che i soldati, ingannati dalle impronte seguissero una pista sbagliata  Arrivò a Salerno, scoperto, si salvò di nuovo vestito da vescovo. Arrivò in Ungheria e ivi morì nel 1746

I soldati borbonici, giunti a Verzino presero possesso del palazzo e dell'intero feudo, compresa la Fratta dove il duca teneva la sua caccia riservata.

La ragione che spinse Nicolò Cortese alla lotta contro Carlo III a favore degli austriaci è stata di cercare di recuperare prestigio e denaro dopo che aveva sprecato tutto nei bagordi e nel lusso. 

Ma cosa ne pensavano i nostri avi dei Cortese? 

La risposta si può sintetizzare in questa filastrocca che è stata recuperata in un foglio del catasto Onciario del 1753 dove vengono definiti feroci sfruttatori.

Il popolino con ironia canticchiava così:

U Ruca re Verzinu è malu natu

E' malu natu e de mala natura...

Mo puru Marcu Rande c'è chiavatu

Chi piglia  ppe lla ca' (capu), chi ppe lla cura.


Il Duca Nicolò Cortese di Verzino è di pessima razza,

 è di pessima razza  e di indole malvagia

Adesso anche Marco Grande ci si mette

Chi viene preso per testa, chi per la coda.


Marco Grande, savellese, aveva la carica ducale di guardiano della Fratta (località  presso Verzino) Simile in tutto al suo padrone, aveva escogitato un particolare sistema per arrotondare le sue entrate: aveva costruito un piede di bue di legno, con esso imprimeva delle orme sul terreno a lui affidato in custodia, dopo inveiva contro i massari e i bovari dei dintorni e li accusava di pascolo abusivo, questi, impauriti, erano costretti a risarcirlo. 

Dopo la morte del Cortese (1746). il figlio Giuseppe fece causa al Fisco per riavere i beni confiscati. Il contenzioso terminò nel 1755 con la restituzione solo dei beni che erano realmente appartenuti alla famiglia. I beni feudali rimasero al Fisco.

Ma com'era la situazione del paese e della popolazione in quel periodo?

Durante questo periodo la popolazione è quasi raddoppiata, Un incremento insolito per quei tempi. Le  le condizioni igieniche e le terribili malattie  mietevano vittime, specialmente nei bambini. Però le condizioni favorevoli dell'aria, dell'acqua e del clima ne frenarono la virulenza.

 Un'altra causa dell'aumento della popolazione va ricercata in un continuo afflusso di immigrati provenienti da altri paesi che, per il lavoro che si creava in un paese che si stava sviluppando, frequentavano Savelli o addirittura, contraendo il matrimonio, formavano un nuovo nucleo familiare stabile. 

Il feudatario, vista l'affluenza di immigrati, impose addirittura il "Jus dell'abitazione dei forestieri" (obbligo di una tassa per i forestieri) che fossero venuti ad abitare nel Casale.


Lapide rinvenuta su una casetta in via Faggio a Savelli. In latino approssimativo c'è scritto:
Haec dous est Ioannes Angeli A.D.1676 Man
(Questa casa è di Giovanni Angelo Mancuso: Anno del Signore 1676)


Quanto scritto sulla lapide fa pensare che, tale Giovanni Angelo Mancuso, fosse una persona arrivata dopo il primo insediamento (30 anni dopo), e che, per il livello economico ed intellettuale più avanzato, avesse le possibilità di costruirsi un'abitazione in muratura. Il misero profugo, scappato dal terremoto, difficilmente avrebbe potuto fare ciò. 

L'aumento della popolazione continuò nel tempo perché le costruzioni fatte dai Cortese necessitavano di: muratori, falegnami, fabbri, mannesi ecc...La Chiesa Parrocchiale e il Palazzo Ducale con soffitti intagliati non potevano essere costruiti se non da persone di una certa abilità e competenza,

L'agricoltura e i vigneti che si stavano sviluppando richiamarono nel paese artigiani. Quindi nel tempo arrivarono: sediari, bottai, barilai, sarti, conciatori, fabbri ecc...

Si sviluppò l'allevamento del baco da seta che diventò comune a tutte le famiglie. Si piantano piante di gelso. Il telaio incominciò a funzionare in diverse famiglie. Savelli ebbe filati e panni di completa produzione locale. I massari allargano le colture e incominciano a lavorare le Pastinelle, Frea, Sulleria, Spartia, Cona ecc... (località del circondario di Savelli).

Aumentarono i buoi, i maiali, le pecore, le capre. Una serra ad acqua nella fiumarella dell'Ortica forniva ai falegnami il legname segato a regola d'arte. "I piciari " raccoglievano dai pini pece bianca e pece nera .... 

Non vanno però dimenticate le varie tasse, ne cito alcune:

- jus casalinaggio (carlini 5 da pagare ogni anno per ogni stanza che si edificava nel Casale):

- jus di abitazione dei forestieri (carlini 10 annui per ogni forestiero che prendeva dimora nel Casale);

jus delle neviere (obbligo per i cittadini di fare  tre neviere per uso e conto del feudatario nella zona vacante della Conserva);

- la dogana (diritto di esigere da coloro che venivano nel Casale a comprare o a vendere grani 18 per qualsiasi genere comprato o venduto)

- tassa sugli orti anche vicino al paese (zona Cucinaru) e sulle piante di gelso ecc...

Inoltre ricordo  l'obbligo che avevano i cittadini di servirsi dei forni di proprietà del Barone (uno era vicino al palazzo ducale, non potendone costruirne altri (jus proibitivo imposto nel 1720 - diritto di proibire determinate attività):

 Tutto ciò descritto va collocato in un contesto in cui Borboni e Austriaci lottavano per avere il potere di quelle terre e, nello stesso tempo, i nostri avi erano costretti a vivere a stretto contatto con un Barone e un Vescovo (di Cariati) che gareggiavano a chi dovesse sfruttarli di più. Bisogna anche evidenziare che la ruggine, fra il Clero verzinese e la famiglia Cortese, molto profonda e di vecchia data, danneggiava ancora di più le condizioni di vita della popolazione di Verzino e del suo Casale (Savelli). 

  

Questa era Savelli nel 1746, anno in cui il Feudatario veniva allontanato per cattiva gestione e tradimento (fellonia) .

Dopo circa 80 anni di dominio della famiglia Cortese il Feudo passava alla Regia Camera. (continua...)   


👈DOMINAZIONE PRECEDENTE: Spinelli

👉DOMINAZIONE SUCCESSIVA: Regia Camera Borbonica

🏠CRONOLOGIA DELLA STORIA DI SAVELLI

 

Per una lettura più approfondita e completa vi rimando alle seguenti consultazioni:

- Savelli nella tradizione e nella Storia volume 1° di Pericle Maone;

- Savelli nella Tradizione e nella Storia  volume 3° di G.B.Maone;

- Le Memorie di Donnu Peppuzzu.


Nota 1) - Avv. Giuranna Carlo, cultore della storia dei nostri luoghi, nel suo articolo "alla ricerca di un paese scomparso" in Rivista Storica Calabrese" del 1899, parlando di Verzino cita un manoscritto anonimo del 1766 in cui si parla dei Cortese.

Commenti

  1. Bravissimo, Piero! Molto interessante e pieno di amore per il tuo paese.
    Lorena

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  2. Grazie Piero di farci conoscere le nostre origini molto interessante

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  3. Grazie Piero, interessante scrivere una raccolta con tutti i documenti, libri e testimonianze storiche di Savelli .
    Gino Manfredi

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  4. Complimenti per la documentazione, conoscere la storia delle proprie origini è importante. Tonino

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  5. Ciao Piero,sempre belle e interessanti le storie del nostro paese ,continua sempre ad emozionarci con questi bei racconti.
    Mena T.

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