"i Ferzari"
E' stato l'animatore della "Ferza" nel secondo dopoguerra fino agli anni '50. Si vestiva da rustico campagnolo e calzava le "calandrelle" (1) ( scarpe di cuoio di maiale).
Anni'50 - Domenico Astorino, col suo vestito tipico, con il corno al collo che usava per dare inizio alla "Ferza" e con le "calandrelle". |
Al seguito c'era: la banda guidata dallo scalmanato "Fiorinu" e l'asino con in groppa un pupazzo di dimensioni di un uomo, adornato con membri induriti di maiali, "vurpiali"(2), che servivano per far ridere le persone e nello stesso tempo venivano usati contro la jettatura/malocchio. Si può ipotizzare che questo rito, seppur diverso e stravolto, possa riferirsi ad antichissime manifestazioni greco/romane in onore di Priapo (3).
Domenico Astorino "Zarrettu" svolgeva il suo lavoro di falegname al piano terra di un'abitazione vicino la fontana nel rione "Conca d'oro". Emigrò, negli anni '50, in Argentina e poi in Svizzera. Negli anni '70 fu assessore al Comune di Savelli.
Andando indietro nel tempo si ricorda Giuseppe Mauro (Castagnaru) (4) : il Poeta analfabeta.
Nacque a Savelli nel 1866 , emigrò in Argentina nel1898 e morì nel 1944 a Buenos Ayres.
Era un attento osservatore dei fatti che accadevano in paese, avvenimenti noti e meno noti che a Carnevale diventavano il testo della sua "Ferza", e li sapeva rendere satiricamente pubblici.
Il Nostro Poeta, temendo di perdere l'annuale appuntamento con il pubblico, tenne nascosto il luttuoso avvenimento che rese pubblico dopo aver recitato la farsa.
1) un certo Mancuso (Scelata) (4)
2) Mastru Pasquale Marzullo
4) "Fiorino"
6) Salvatore Astorino (Zarrettu) (4). (a mia memoria l'ultimo "Ferzaru"- Anni '60)
Anni '60 - Salvatore Grande (Turillu e Zarrettu - l'ultimo "Ferzaru") con la sua banda. Alla fisarmonicva "Petrinu" |
Finite la esibizioni tradizionali, il Carnevale rientra in una sfera più attuale con l'esibizione di maschere moderne, o con la costruzione di carri allegorici.
Anni '90 - Estate, rievocazione del Carnevale. |
Vincenzo Greco (Enzino) con il carro allegorico da lui costruito. |
Nota 1) Calandrelle : una specie di sandali di cuoio di maiale o di bue usate dai contadini, dette anche purcine".
Nota 2) Vulpiale/ Vurpiale: membro virile del maiale. Se asciutto veniva usato dai falegnami per ungere le seghe. Durante il Carnevale adornava il pupazzo di paglia posto su un asino e portato in giro per le vie del paese.
Nota 3) Priapo : antica divinità greca e romana, era il simbolo dell'istinto sessuale e quindi anche della fecondità della natura.
Nota 4) Castagnaru, Scelata, Zarrettu (piccolo zar) : sono supranumi o paranumi ( soprannomi, nomignoli - agnomi ) che venivano dati alle persone o alle famiglie e erano riconducibili al lavoro che si faceva, ad una caratteristica fisica, comportamentale o altro, nel comune parlare sostituiva il cognome e identificava meglio le persone o le famiglie.
Nota 4) Rif. Bibl.: La Memoria e il Belpaese di G.B. Maone; Vocabolario del Dialetto savellese di Gino Gentile
Ciao Piero. Grazie mille. Mi fai venire nostalgia di quei tempi. Un caro saluto a tutti.
RispondiEliminaNella
Siamo stati fortunati ad averli vissuti.
RispondiEliminaNe ricordo alcuni. Complimenti per le notizie e la documentazione fotografica. Che collegamento si potrebbe fare tra allora e i nostri giorni? Buon lavoro. Tonino Arabia
RispondiElimina]complimenti Piero
RispondiEliminaBellissimi ricordi.
Ernesto Pontieri