"i Ferzari"

La "Ferza" (la farsa),  manifestazione tipica del periodo di Carnevale era organizzata da un gruppo di amici, i "Ferzari" che, per l'occorrenza, con vecchi vestiti addosso e con una "banda musicale" molto semplice, allietava le piazzette dei rioni con stornelli disinvolti. 

Ciò attirava l'attenzione delle persone che seguivano con interesse la manifestazione.
Ma chi erano "i Ferzari" (i "cantastorie") 

Nei miei ricordi di bambino/ragazzo non posso non richiamare alla memoria Domenico Astorino (Zarrettu), uno degli ultimi "ferzari", che con la sua banda si esibiva  in tutti gli angoli del paese e che io seguivo durante le sue "stornellate".

E' stato l'animatore della "Ferza" nel secondo dopoguerra fino agli anni '50. Si vestiva da rustico campagnolo e calzava le "calandrelle" (1) ( scarpe di cuoio di maiale). 

Anni'50 - Domenico Astorino, col suo vestito tipico, con il corno al collo che usava per dare inizio alla "Ferza" e con le "calandrelle".

Riporto uno stornello di Domenico Astorino:

Compaesani cari,
na cosa sula ve vùogliu rire,
gurìtive la vita, 
ca prima o poi amìu e murire.

Cari compaesani,
una sola cosa voglio dirvi,
godetevi la vita,
perché prima o dopo dobbiamo morire.

Al seguito c'era: la banda guidata dallo scalmanato "Fiorinu" e l'asino con in groppa un pupazzo di dimensioni di un uomo, adornato con membri induriti di maiali, "vurpiali"(2), che servivano per far ridere le persone e nello stesso tempo venivano usati contro la jettatura/malocchio. Si può ipotizzare che questo rito, seppur diverso e stravolto, possa riferirsi ad  antichissime manifestazioni greco/romane in onore di Priapo (3).

Domenico Astorino "Zarrettu" svolgeva il  suo lavoro di falegname al piano terra di un'abitazione vicino la fontana nel rione "Conca d'oro". Emigrò, negli anni '50, in Argentina e poi in Svizzera. Negli anni '70 fu assessore al Comune di Savelli. 

Si racconta che per sostenere l'acquisto del carro funebre del paese, disse al Prefetto: "Eccellenza, facciamo andare la povera gente in carrozza almeno una volta nella vita: quando muore!" (Allora le bare venivano portate al cimitero sulle spalle...).

Andando indietro nel tempo si ricorda Giuseppe Mauro (Castagnaru) (4) : il Poeta analfabeta.

Nacque a Savelli nel 1866 , emigrò in Argentina nel1898 e morì nel 1944 a Buenos Ayres.

La sua attività principale era quella di "Fersaru". Aveva una grande abilità nell'inventare versi in rima, però, essendo analfabeta, dettava alla sorella gli stornelli.

Era un attento osservatore dei fatti che accadevano in paese, avvenimenti noti e meno noti che a Carnevale diventavano il testo della sua "Ferza", e li sapeva rendere satiricamente pubblici.

Si racconta che qualche anno prima di emigrare, avendo già pronta la Fersarata di Carnelevare" ( la rappresentazione di Carnevale), rischiò di non poterla recitare per l'improvvisa morte della moglie.

Il Nostro Poeta, temendo di perdere l'annuale appuntamento con il pubblico, tenne nascosto il luttuoso avvenimento che rese pubblico dopo aver recitato la farsa.

A lui e al figlio Antonio, si attribuiscono moltissime poesie in dialetto. Entrambi sono stati fondatori e animatori dell'Associazione Savellese di Mutuo Soccorso, nonché collaboratori del giornale "Il Savellese" di Buenos Aires con la sua bandas . (4)


Ecco altri nomi di noti "Ferzari":

1) un certo Mancuso (Scelata) (4)

2) Mastru Pasquale Marzullo

4) "Fiorino" 

6) Salvatore Astorino (Zarrettu) (4). (a mia memoria l'ultimo "Ferzaru"- Anni '60)

Anni '60 - Salvatore Grande (Turillu e Zarrettu - l'ultimo "Ferzaru") con la sua banda.
Alla fisarmonicva "Petrinu"
 

Finite la esibizioni tradizionali, il Carnevale rientra in una sfera più attuale con l'esibizione di maschere moderne, o con la costruzione di carri allegorici. 
A volte, durante l'estate, nel ricordo del passato, si creano momenti evocativi spontanei e organizzati in cui si recitano gli stornelli di una volta.

Anni '90 - Estate, rievocazione del Carnevale.

Vincenzo Greco (Enzino) con il carro allegorico da lui costruito.


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Nota 1) Calandrelle : una specie di sandali di cuoio di maiale o di bue usate dai contadini, dette anche purcine".

Nota 2) Vulpiale/ Vurpiale: membro virile del maiale. Se asciutto veniva usato dai falegnami per ungere le seghe. Durante il Carnevale adornava il pupazzo di paglia posto su un asino e portato in giro per le vie del paese.

Nota 3) Priapo : antica divinità greca e romana, era il simbolo dell'istinto sessuale e quindi anche della fecondità della natura. 

Nota 4) Castagnaru, Scelata, Zarrettu (piccolo zar) : sono supranumi o paranumi ( soprannomi, nomignoli - agnomi ) che venivano dati alle persone o alle famiglie e erano riconducibili al lavoro che si faceva, ad una caratteristica fisica, comportamentale o altro, nel comune parlare  sostituiva il cognome e identificava meglio le persone o le famiglie.

Nota 4) Rif. Bibl.: La Memoria e il Belpaese di G.B. Maone; Vocabolario del Dialetto savellese di Gino Gentile

Commenti

  1. Ciao Piero. Grazie mille. Mi fai venire nostalgia di quei tempi. Un caro saluto a tutti.
    Nella

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  2. Ne ricordo alcuni. Complimenti per le notizie e la documentazione fotografica. Che collegamento si potrebbe fare tra allora e i nostri giorni? Buon lavoro. Tonino Arabia

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  3. ]complimenti Piero
    Bellissimi ricordi.
    Ernesto Pontieri

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