I MESTIERI DEL PASSATO (pt.3)
Continua la rassegna dei mestieri che venivano praticati nel nostro Paese.
Il progresso ne ha accelerato la scomparsa, ma il ricordo di alcuni di essi ci riporta al passato e all'infanzia.
Alcune famiglie, in virtù del lavoro svolto dagli avi, ne conservano ancora "u suprannume" (soprannome, nomignolo: es: " piciaru, l'aparu"...). Leggi anche la parte 2.
"I MANNISI"
Taglialegna
Dal Latino manuenses, boscaioli, taglialegna; erano le persone che spaccavano la legna, o segavano i tronchi così da ricavare tavole grezze ("raganelle" " astracali" ) (1). I "mannisi" usavano anche "a trainella", una sega a quattro mani per ricavare tavole dai tronchi degli alberi.
"A trainella" veniva usata anche dai falegnami in luoghi aperti, dove c'era uno spazio adeguato per i tronchi e dove c'era un muretto su cui posarli per poterli lavorare. Una persona doveva stare sotto il muro, l'altra sopra. Poi, con due mani, si impugnava la "trainella" e si segava il tronco secondo le misure stabilite.
Io ricordo due postazioni nelle quali si svolgeva questa attività: una era a metà salita dalla "fontana del notaio" luogo chiamato, non a caso, largo Segatori. Vicino c'era la falegnameria di Mastrangelo Bottaro; l'altro posto era all'inizio di via Fontana Vecchia, dove qualcuno sfruttava la presenza di un muro per esercitare questo lavoro.
"I CURSUNARI O SANPAULARI"
Persone che catturavano le bisce
I "Cursunari" catturavano le bisce, il loro nome deriva da scorzone, biscia nera molto diffusa nel nostro territorio.
Rettile innocuo ma molto utile perché si nutre di roditori vari che danneggiano le radici degli ortaggi.
Le persone che catturavano queste bisce le portavano nelle fiere e nelle feste di paese per farne mostra e per chiedere un piccolo obolo. Venivano chiamati anche "Sanpaulari", perché si invocava San Paolo per proteggersi dai morsi dei rettili velenosi.
"U MICCIARULU"
Venditore di lucignoli
Confezionava e vendeva lucignoli, fili di lana, di cotone, di lino e avanzi della tessitura che venivano messi nelle lucerne, nelle lampade ad olio o a petrolio. Mestiere umile e forse un po' redditizio al tempo in cui l'illuminazione non era ancora per tutti.
"U CIARAMELARU"
Tegolai
Costruivano tegole di argilla che si producevano nella contrada Camastrea, nel comune di Verzino (KR), che prese il nome di "Ciarameliu" (luogo dove venivano prodotti i "ciaramieli"- i coppi).
Coloro che vi lavoravano presero il soprannome di "ciaramelari" che rimase a loro e ai loro eredi.
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"I ciaramieli" (i coppi) - ancor adesso coprono i tetti delle nostre case. |
"I CURA'TOLI"
Coloro che lavoravano il latte e operavano nel settore dei latticini per ottenere vari tipi di prodotti.
"I SALATURI"
"I salaturi" erano i vecchi pastori specializzati a curare il formaggio fresco. Provvedevano alla sua salatura e lo controllavano fino all' indurimento prima di immetterlo sul mercato.
"I TRUTTARI"
Erano pescatori clandestini di trote quando i fiumi vicino al Paese avevano abbondanza di acqua e non vi erano problemi di siccità.
"I CONZAOSSA"
Concia- ossa
Si potrebbero definire gli ortopedici di una volta, particolarmente dotati di una certa abilità con le mani.
Domenico Gentile "Spallazzui" e Maria Pileggi, sposata con Tallarico Salvatore " Pittarrettu", avevano la dote di saper intervenire in caso di slogature, storte, lussazioni ecc..,
Massaggiavano gli arti , li stendevano, vi applicavano impacchi caldi di piante medicinali di cui ne conoscevano le proprietà. Non erano infermieri e le loro prestazioni erano sempre gratuite.
"U PICARU"
Tosatore di pecore
Era il pastore addetto alla tosatura del vello delle pecore.
Persona furba, birbante, sfacciata ( dal Vocabolario di Lingua savellesi di Gino Gentile).
A Savelli è anche un soprannome.
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Forbice usata per tosare le pecore |
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"VARRELARI" e "JASCARI"
I costruttori di barili vennero a Savelli da Mesoraca (Kr) e durarono fino agli inizi degli anni trenta, cioè fino a quando non fu costruita la condotta idrica in tutto il paese. Le famiglie Lepera e Benincasa erano degli artisti del legno. Costruivano: barili per acqua (13 litri), mosto, tini, tinozze, recipienti per conservare prodotti sotto sale o sotto olio, fiaschi, fiaschetti, "gallette", (2) ecc...
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Bigoncio o mastello (galletta ?) veniva utilizzata per trasportare l'uva durante la vendemmia. |
I barili d'acqua, a richiesta, venivano collaudati facendoli rotolare dalla "Timpa di Chiallino" ( zona scoscesa del paese)
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"A varrelara" - Era la riserva d'acqua per la famiglia, di solito veniva messa dietro la porta d'entrata, dove c'era una nicchia. |
Artistici erano i piccoli barilotti ("Jascarielli") , costruiti dai "Jascari".
Avevano una capacità limitata, venivano usati per il vino, per il caffè, per la grappa. I contadini li portavano in campagna perché erano oggetti pratici, infrangibili e di lunga durata.
Alcune famiglie hanno mantenuto il soprannome "jascaru" per il lavoro svolta dagli antenati.
"I NAPPARI"
Confezionavano e vendevano nappe , fiocchi ornamentali costituito da più fili di lana o di seta, colorati, venivano posti ai bordi di tende, dei drappi.
I fiocchi venivano usati anche per adornare il tradizionale cappello a cono di feltro o il berretto di lana, detto " barretta longa", cappuccio di lana a forma di borsa conica che si allungava sulla spalla.
A Savelli è anche un soprannome.
"I RIFICI"
Gli Orefici
Don Federico Gallo fu il primo orefice di Savelli. Vi giunse nel 1880 da Bocchigliero (CS), si sistemò in via Roma con casa e bottega ( attuale Tabacchi Lautieri).
I suoi lavori erano originali e irripetibili, non tanto per il valore dell'oro che era di bassa caratura, quanto per l'arte e l'originalità del prodotto. Produceva di tutto: anelli (fedi e corniole), lacci, "brillocchi" ( ciondoli"), "succanne" ( collane), orecchini, spille, fermagli in oro e in perle.
Don Federico affinò la sua arte in Brasile. Al ritorno portò nuove attrezzature e nuove tecniche.
Il suo lavoro fu continuato dai figli Peppino e Vincenzo.
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Orecchini di gala |
"I SEGGIARI"
Sediari
A Savelli ve ne erano diversi, lavoravano sapientemente il legno stagionato e di qualità.
Usavano l'erba sala ("a vura", pianta acquatica) per impagliare il fondo delle sedie, sedioline, sedioloni per vecchi, culle. Arrivavano da Carlopoli (CZ) e da Serrastretta (CZ). Altri, come la famiglia Cipparrone da Pietrafitta (CS), erano presenti in Paese dal 1800.
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Anni 40 - seggiolino per bambini |
"VUTTARI"
Bottai
Costruivano pregiate botti per il vino. il lavoro durò fino a quando le vigne del circondario, ( Vituriellu, Aria ro mielu, Firisella) riuscirono a dare uva a sufficienza.
"ARTE TESSILE"
L'arte della tessitura, realizzata mediante l'uso del telaio, è quella che è durata più di tutte.
Fino a qualche decennio fa, a Savelli, c'era ancora qualche abile tessitrice che usava con competenza il telaio. I prodotti tessili artigianali sono stati sempre ricercati e apprezzati.
Si producevano tele di lino, di lana , di canapa o miste. L'arte si manifestava nell'abbinamento dei colori e nei motivi floreali, arabeschi, cinquecenteschi ecc...
Si producevano coperte di vari tipi:
- " a mazzetto" cioè con fasci di fiori e foglie vivacemente colorati
- "gigliata" con intrecci di gigli e rose
- " a vigna" con riproduzione artistica di grappoli dì uva e pampini
- " a garofano" con garofani variopinti
- " a ferro di cavallo" con solo due tinte.
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La abili mani delle nostre tessitrici hanno prodotto questi capolavori |
IL PAPPAGALLINO DELLA FORTUNA
Non era un artigiano e non esercitava un vero e proprio mestiere. Il girovago col "pappagallino della fortuna" cercava di guadagnare qualche soldino girando per i paesi durante le feste patronali o durante le fiere.
A Savelli veniva per la festa di San Pietro e Paolo ed era la gioia di tutti i bambini perché erano impazienti di vedere il pappagallino, variamente colorato, all'opera.
Per due soldi, nel periodo dei vecchi centesimi, o per 5 lire negli anni '50 del secolo scorso, offriva i foglietti della fortuna, azzurri per i maschi, rosa per le femmine.
Questi foglietti colorati venivano estratti dalle scansie, poste all'esterno della gabbia, da un pappagallino ammaestrato.
La curiosità dei piccini non era quella di conoscere la propria fortuna, ma di osservare il pappagallino col becco uncinato e dai colori variopinti, che ubbidiva al girovago e che estraeva i foglietti.
I grandi invece erano più curiosi di sapere il loro futuro scritto su questi foglietti che erano di vario colore ed erano destinati: alle donne sposate, agli uomini sposati, ai giovani, ai ragazzi ecc...
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Al grido di " Gente è arrivata la fortuna", il girovago invitava la gente a partecipare, faceva uscire il pappagallo dalla gabbietta per estrarre il foglietto della fortuna colorato. (foto dal web) |
Nota 1) " Raganelle . Astracali: le raganelle erano tavole grezze, fatte con l'accetta ( " Fellacchi"!), che venivano usate per sostenere il pavimento ( "astracu") su cui veniva gettata l'argilla o il gesso ("jizzu").
Nota 2) - "Galletta": piccolo tino, a forma di tronco di cono, dalla capienza di 5 litri circa che veniva usato per attingere e conservare l'acqua. Era dotato di una finestrella che serviva per riempirlo, e di un beccuccio di canna per potere bere. Molto usato a Savelli
É sempre bello, anche se malinconico, rivedere oggetti del nostro passato, recente per noi che lo abbiamo vissuto, remoto per chi è nato dopo.
RispondiEliminaLauea
Molto interessanti i mestieri antichi del nostro paese. Da quanto si nota, Savelli era un paese dove si trasferivano gli artigiani dei paesi più o meno vicini, forse perché c'era la possibilità di lavoro.
RispondiEliminaAntonio A.
bel lavoro fatto di ricerca e ricordi.
RispondiEliminaP. T.
Grazie, Pierì, per questi bei, toccanti ricordi!!
RispondiEliminaf ch
Grazie Piero per tutti questi ricordi. Fanno sicuramente venire tanta nostalgia. Un caro saluto.
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