I BRIGANTI DELLA NOSTRA ZONA

L'occupazione francese si trasformò ben presto in avversione da parte delle popolazioni per il comportamento immorale da parte dell'esercito francese per i saccheggi, per violenze sulle donne, per le requisizione dei beni, per la ricerca di cibo per sfamarsi. 

Fra l'altro nel Marchesato di Crotone le truppe del generale Reyner saccheggiarono e bruciarono Isola Capo Rizzuto.

Soldati Francesi
(immagine dal web)

A questo si deve aggiungere il Brigantaggio e le lotte sociali che agli inizi del 1800 impoverirono ancora di più la già povera economia. 

Furti, saccheggi, sequestri perpetrati da bande di malfattori dominano in questo periodo nel cosentino e nel crotonese.

 Ma chi sono i "capibriganti" (1) autori di queste scorrerie che avvengono nelle nostre zone?

- Colonna la  cui storie è sconosciuta;

- "Francatrippa";

- "Parafante",

Questi ultimi due furono notissimi "capibriganti", sanguinari e malvagi, che servivano di nome i Borboni ma di fatto agivano per proprio tornaconto.


GIACOMO PISANO, DETTO "FRANCATRIPPA"

Giacomo Pisano, da Pedace, fu conosciuto col nonignolo di "Francatrippa".

Definito di orrido aspetto e, per qualità d'animo, terribile.

Fu uno dei primi ad insorgere quando i Francesi si presentarono a Pedace nel 1806.


Giacomo Pisano, detto " Francatrippa"
(Litografia)

Agiva spesso con: Antonio Santoro da Longobucco (CS), detto "Re Coremme", che dominava da Longobucco(CS) a Cariati (CS). 

Il suo esercito poteva contare su una forza di quattrocento uomini e con Paolo Mancuso detto "Parafante", era il dominatore del Cariglione (la principale vetta della Sila Piccola) e della Sila.

Era conosciuto nel crotonese per aver esercitato il mestiere di tagliatore di sale; in Savelli aveva amici tra cui "Cicinu" e " Tabana".

Durante le visite a Savelli venne bloccato la prima volta dal sacerdote Don Domenico Antonio Rotundo, nel tornare indietro fu seguito da 12 savellesi. 

La una seconda volta venne in forze e il povero sacerdote dovette chiedere  pubbliche scuse e riconoscere che il vero re era Borbone e "Francatrippa" il suo profeta.

Usava il metodo della guerriglia e dell'agguato. 

Ad Acri (CS) fece trucidare, bruciare e poi mozzare le teste ad una ventina di "patrioti" filofrancesi.

Scorrerie anche a San Nicola dell'Alto ( KR),  a San Giovanni in Fiore (CS), a Rogliano(CS).

Presso San Nicola dell'Alto viene stanato, insieme all'altro capobanda Santoro, dal generale Reyner, ma i due briganti riescono a fuggire e alle foci del fiume Neto s'imbarcano e si riparano in Sicilia, 

 Ritorna in Calabria più spietato che mai, ma viene battuto dai Francesi nel Cariglione e qui perde il suo tesoro personale di Seimila ducati.

Grosse taglie pendono su di lui; da parte dei governanti francesi ci furono assalti, scontri, ma riesce sempre a farla franca.

Nel 1808, durante un assalto a Tiriolo (CZ), mentre dava alle fiamme la casa di un prete, venne colpito da quest'ultimo con una palla in volto.

Moribondo chiese ai suoi: "Vendetta, compagni!!, ma prima inceneritemi".

Il suo desiderio fu subito esaudito e fu buttato tra le fiamme ancora morente.


PAOLO MANCUSO DETTO "PARAFANTE"

Paolo Mancuso soprannominato " Parafante" fu un brigante particolarmente efferato e violento, le sue scorrerie durarono dal 1799 al 1811.

Pietro Paolo Mancuso detto "Parafante"
(immagine dal web)

Nacque a Scigliano (CS) e fin da fanciullo evidenziò un carattere feroce, ebbe cinque fratelli quasi tutti criminali.

Come dimora scelse il Cariglione e le sommità della Sila. Da lì scendeva ovunque e spesso raggiungeva il Machesato di Crotone per compiere rapine e atti di violenza.

Per lievi trasgressioni ai suoi ordini tagliava ai malcapitati naso , orecchie. Era circondato da grossi cani ai quali faceva divorare uomini vivi.

Odiava i civili e i gendarmi, ne fece massacrare parecchi fra cui il tenente delle guardie civiche di Carlopoli (CZ), Pingitore.

Un giorno di festa a Decollatura (CZ), uccise tutti i fedeli che si trovavano nella chiesa..

Il 24 novembre del 1810, a Savelli (KR), massacrò tre membri della famiglia Mauro facendo tagliare loro le braccia e le ginocchia.

Il 9 dicembre dello stesso anno gli uomini del Generale Iannelli identificarono il suo covo in una baracca del Cariglione, la bruciarono e vi perirono un brigante e due mastini, ma lui si salvò

Altre volte sfuggì  alla cattura da parte della milizia francesi.

Il 13 febbraio del 1811, nei pressi di Nicastro, fu circondato dagli  uomini del generale  e, dopo quattro ore di fuoco, fu ucciso insieme a 12 suoi compagni.

I suoi familiari furono costretti a portare per le vie di Cosenza il suo corpo fatto a pezzi.

I resti del corpo di "Parafante", chiusi in una gabbia di ferro furono esposti a lungo a Scigliano (CS).

Il fratello sacerdote fu costretto a strangolare la druda (l'amante) di Parafante, ma non vi riuscì perché svenne così l'opera venne completata da boia.

I parenti languirono in carcere.

Il comandante dei civici. Carlo Amato di Amantea che partecipò alla cattura, ebbe una medaglia di argento.

Al Generale Manhés, come premio per la sua opera, fu donato il fondo di Rocca di Neto  (KR).


ALTRI BRIGANTI

 - Un capobrigante noto ai savellesi, ma la tradizione non lo ricorda, fu Antonio Santoro da Longobucco (CS) detto "Re Coremme". 

Antonio Santoro detto "Re Coremme"

Viene descritto come persona ignorante, implacabile, coraggioso e spietato. Riteneva di aver diritto ad onori reali e li pretendeva, pena la morte.

Riteneva che la scienza era la causa di tutti i mali sociali e perciò faceva bruciare tutti i libri che trovava nei paesi che saccheggiava.

Prima dei combattimenti assisteva alle funzioni religiose e armava le statue dei Santi con spade e fucili affinché lo aiutassero contro i nemici. 

Dominò nella zona di Cariati (CS),  presidiò Strongoli(CZ) per un certo periodo e occupò Crotone

Pare che sia stato ucciso dai suoi stessi compaesani per liberarsi dal Francesi che infierivano contro Longobucco (CS).

- Nel 1806, nelle zone di San Giovanni in Fiore(CS), comandavano Pignanelli, Biàfora, Barberio detto" Occhio di Pecora" e Antonio Benincasa detto " Specchiale".

- Nel 1808 apparvero le bande di "Golia" e di "Novello".

- La banda di "Scarola", proveniente dalla Puglia e dalla Basilicata, nel 1809 saccheggiò Savelli: 

La suddetta banda chiese viveri a Spinello (KR), non avendoli ottenuti, uccise il capitano dei legionari Tornicchio e seminò terrore nella popolazione,


- Vincenzo Luca detto " Zampogna" nel 1810 fu catturato nei pressi di Petilia Policastro. Morì alla forca all'età di 28 anni.

Divenne il terrore del Marchesato. Rapì molte ragazze, massacrò e mutilò molte persone. Incendiò molte proprietà


- Angelo Rizzuti da Parenti (CS) padroneggiava nei territori di Cotronei (KR), San Giovanni in Fiore (CS), Mesoraca, nonché in tutta la Sila e nel Marchesato di Crotone.

Fu catturato presso Mesoraca e condannato alla forca. Morì all'età di 39 anni.

Di questo brigante ne parlava spesso un vecchio cittadino savellese  Tommaso Greco " Pironcia", il quale asseriva che era un personaggio molto noto ai savellesi. 


Per contrastare il fenomeno del Brigantaggio i Francesi istituirono delle milizie che  reclutavano i cittadini che erano disposti a difendere il popolo ed a mantenere l'ordine.

 Era la Guardia Civica, un insieme di persone fedeli alle istituzioni, volontarie, subordinata al governo.

 Però correvano voci che, spesso, la Guardia Civica, invece di mantenere l'ordine e la tranquillità, a causa dei suoi comportamenti  faceva aumentare il disordine, le inimicizie e le vendette.

Anche gli Ufficiali non erano da meno, infatti si arrogavano le funzioni di giudici, di agenti di polizia e di esattori  delle tasse...insomma facevano di tutto per fomentare il brigantaggio. 

Chi erano allora i veri briganti?

Immagiamo le condizioni di vita dei nostri avi contadini, braccianti, affamati di terra e di lavorio nel contesto qui sopra sommariamente descritto!


Nota 1) - Brigante: il termine brigante viene generalmente inteso come sinonimo di bandito, cioè persona che svolge attività fuori dalla legge

Per approfondire l'argomento: 

- Calabria Napoleonica di Umberto Caldora

- Storia del Reame di Napoli di Pietro Colletta

- La Repubblica Partenopea e l'insurrezione calabrese contro i Francesi di Serrao de' Gregory-

- Savelli nella Tradizione e nella Storia di Pericle Maone

Commenti

  1. Ieri come oggi i briganti esistono perché non esiste giustizia. Le persone malvagie al potere svegliano la cattiveria di chi non si sottomette. Se i governanti, i politici TUTTI si arricchiscono, rendendo povero il popolo, ben vengano i briganti che combattono i tiranni e NON il popolo.

    RispondiElimina
  2. La povertà dovuta alle forte imposizione di tributi, alle carestie ed ai sorprusi dei nobili, sono stati i semi che hanno dato vita al brigantaggio, nato come protesta e ribellione ad antiche ingiustizie.
    La stessa Clommissione d'inchiesta voluta dopo l'unità d'Italia origina il brigantaggio alla reazione selvaggia e brutale della miseria contro secolari sorprusi .

    RispondiElimina
  3. Ciao Pierino stai facendo un ottimo lavoro di divulgazione.Grazie e buona domenica.
    Franco T.

    RispondiElimina

Posta un commento

Post popolari in questo blog

I SUPRANUMI

DA SANATORIO A VILLAGGIO TURISTICO

USCITE D'ESTATE