IL BOTTAIO (mestieri del passato)
Durante i miei lavori di ricerca mi è capitato fra le mani un libretto di circa 40 pagine.
Un volumetto di Pericle Maone che parla dei vecchi artigiani presenti a Savelli nel primo cinquantennio del 1900.
[qui un articolo che descrive alcuni mestieri del passato]
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Savelli 1928 |
Savelli, agli inizi del '900 era un paese in crescita sia per quanto riguarda la popolazione che per quando riguarda le attività varie.
Allego una breve tabella dei censimenti per avere un'immediata percezione della situazione che va dal 1861, anno dell'Unità d'Italia, al 2021.
Nel decennio che va dal 1921 al 1931 è iniziata la decrescita della popolazione a causa della povertà in conseguenza della Grande Guerra (1915-1918), della "spagnola", una pandemia influenzale che uccise decine di milioni di persone nel mondo e delle migrazioni in America, in Argentina e in Australia.
Nel Censimento del 2021 Savelli contava 1045 abitanti.
Purtroppo la decrescita continua.
Come si può osservare nel prospetto, agli inizi del '900 il paese aveva una popolazione che aumentava costantemente e ciò richiamava la necessità di avere numerose attività, che inizialmente erano provvisorie e occasionali (durante le fiere, le sagre ecc...) poi diventarono stabili, perché gli artigiani presero moglie a Savelli e formarono una famiglia.
A questi personaggi: fabbri, sarti, falegnami, cestai, calzolai, barilai, orefici.., che con le loro abilità e la loro laboriosità fecero crescere il Paese, Pericle Maone volle dedicare una serie di "quadretti" che, leggendoli ora, ci riportano verso una realtà ormai lontana.
Cito la dedica che l'autore ha scritto nella prima pagina del libro "Galleria di Vecchi Artigiani Savellesi":
" In omaggio
ai miei Concittadini
perché ricordino
i loro Avi più laboriosi
quando
nell'ordinamento sociale
il lavoro
era considerato
una distinzione morale".
Mastro Antonio Morrone, detto "Peragise" Pedacese) perché i suoi avi, nel lontano 1800, erano arrivati da Pedace, paese in provincia di Cosenza.
In paese avevano intrapreso l'attività di bottai e avevano preso moglie. Ciò avveniva per molti artigiani che operavano occasionalmente a Savelli nel periodo di fiere o di mercati. Conoscevano le nostre donne, si sposavano e aprivano la loro attività lavorativa.
Il paese era in crescita e le attività artigianali prosperavano, anche se non permettevano folli entrate.
Così hanno fatto gli antenati di Mastro Antonio Morrone, persona poco socievole ma valente artigiano.
Costruiva botti, botticelle di varia capacità di legno di rovere, di castagno, di cedro.
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Botte per il vino Le doghe vengono tenute ben salde dai sei cerchi di ferro |
Poco dopo la prima guerra mondiale il padre di Pericle Maone ordinò a Mastro Antonio una botte di ben 12 ettolitri, circa 40 barili (capacità di un barile 30 litri) al prezzo di 100 lire (0,05 euro di adesso).
"Ti costruirò na capu e vutte"
"Ti costruirò una botte eccellente".
Lo rassicurò l'artigiano.
Dopo alcuni mesi il capiente recipiente di legno di castagno fu pronto.
Era formato da 24 doghe con un numero romano inciso nel legno.
I due fondi, l'anteriore e il posteriore ("u timpagnu" = fondo della botte) erano molto ampi e aderenti.
Questi erano formati da tre pezzi; quello centrale anteriore, il mezzule ("a purtella"), era molto ampio e si apriva per permettere ad una persona di entrare nella botte e poterla pulire meglio.
Vi era un'altra "purtella" fornita di una cannella con rubinetto.
L'insieme della botte era tenuto saldamente da robusti cerchi di ferro.
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Mezzule (Foto dal web) |
![]() Botti con mezzule (Foto dal web) |
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"a cannella" Rubinetto della botte in legno (foto dal web) |
Ma poco dopo tempo Mastro Antonio e il padre di Pericle Maone cessarono di vivere .
Anche le vigne di Savelli, per lo più ubicate in queste località: "Vituriellu" (Vitorello); "Aria ro mielu" (Aria del Melo): "Firisella" (Difesella), a partire dal 1921, cessarono di produrre a causa della fillossera (1).
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La fillossera della vite. (Foto dal Web) |
Il vino prodotto dai contadini, il quel periodo era una delle principali risorse del paese, serviva per il fabbisogno familiare e non solo. La quantità eccedente veniva venduta.
La popolazione veniva avvisata della vendita del vino con il passaparola e con l'esposizione, alla porta del "catuaju" (vano al piano terra), di una "frasca" (ramo di pino).
A causa della diminuzione della produzione di vino, la botte, non più utilizzata, finì a Belvedere Spinello (KR), paese vicino a Savelli, a casa di uno zio di Pericle Maone, autore di questo racconto. (2)
I bottai, costruttori di pregiate botti per il vino, esistettero fino a quando la coltivazione della vite non scomparve completamente per le malattie e per l'abbandono delle campagne.
Negli anni cinquanta c'era ancora qualche bottaio.
La famiglia Morrone, originaria di Pedace, nel tempo, comprò un terreno per adibirlo ad orto appena fuori paese.
La fontana vicino alla proprietà dei Morrone viene tuttora chiamata " a Funtana ro Peragise" (la Fontana del Pedacese).
Questa fonte è meta di passeggiate per la sua acqua fresca e diuretica.
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Fonte "U Paragise" "... L'acqua frisca ro Paragine é lla miegliu ro paise... (...l'acqua fresca del Pedacese è la migliore di tuitto il paese...) (Da un sonetto di Gino Gentile) (3) Qui un articolo che descrive altri mestieri del passato --- |
Nota 1) Fillossera: la fillossera della vite è un insetto che attacca le radici della pianta nelle specie europea e l'apparato aereo di quelle americane.
Nota 2) Pericle Maone: insegnante, storico, combattente delle due guerre mondiali, ha dedicato la sua vita, oltre alla scuola, alla ricerca e allo studio presso la Biblioteca Nazionale e l'Archivi Storico Napoletano. Fra i suoi scritti, fra l'altro, possiamo ricordare: Savelli nella Tradizione e nella Storia 1^e 2^ volume; La storia di Isola Capo Rizzuto (KR), di Caccuri (KR), di Dipignano (CS), la Vita di Carlotta Savelli e molte monografie.
Nota 3) - Gino Gentile: Falegname, autodidatta, ha dedicato il suo tempo libero alla ricerca di avvenimenti, di fatti e di cose del suo paese natale, Savelli. Ha raccolto, su musicassette, dischi, nei libri, canti popolari e religiosi che, altrimenti sarebbero andati persi. Tra i suoi scritti possiamo ricordare: " Il Vocabolario di Lingua Calabrese" (Parlata Savellese e Dintorni); "Savelli 'Npoisia"; "Pinocchio in Dialetto Calabrese" ecc..
Grazie caro Piero, noi savellesi umili operai, riconosciamo a te il merito di farci conoscere la storia del nostro amato Paesello, e non ai " grandi" nomi illustri che hanno scritto libri e "libricialli". Sicuramente grazie a loro, tu puoi usarli, come memoria storica. Ma grazie a te li conosciamo ... anche noi ... Grazie Piero x il tuo impegno, passione e amore x Savelli e x i savellisi 'tutti'.
RispondiEliminaMolto interessante, grazie e buona giornata.
RispondiEliminaT. M.
Bellissima questa ricostruzione.
RispondiEliminaM. G. A.
Grazie, Pieri!
RispondiEliminaf.c.
Sempre piacevole..
RispondiEliminaM. L. T.
Grazie per le belle pagine di storia che mi invii.
RispondiEliminaGraditissime.
F. G.
Grazie Pierino
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