RESTAURAZIONE BORBONICA e CARBONERIA

"...Il desiderio del vigneto e dell'orto diventò una febbre ed il piccone continuò a macinare sassi,
ad attaccare in pieno zone scoscese... Per correggere le forti pendenze del terreno fu necessario un lavoro titanico di muri su muri, di pietre a secco... nel quale i nostri avi bagnarono di sudore ogni benché minima zolla di terra... Per chi voglia farsene un'idea non ha da far altro che guardare il territorio di Savelli da Castelsilano... ".
(Pericle Maone)

Savelli visto da Castelsilano

Con la sconfitta di Napoleone a Waterloo nel 1815, il Congresso di Vienna sancì che i re precedentemente deposti da Napoleone riprendessero il loro posto.

Nel Regno delle Due Sicilie s'insediò Ferdinando I.

Ferdinando I di Borbone
Re delle due Sicilie da 1816 al 1825
(Foto dal Web)

Le lotte tra filo-borboniche e filo-francesi avevano provocato rovine e distruzione nelle nostre contrade: la Chiesa parrocchiale bruciata, parecchie abitazioni civili distrutte, le campagne abbandonate, la popolazione fortemente diminuita per la fame, per le lotte, per le epidemie.

In questo triste periodo scompaiono o vengono ridimensionate alcune nobili famiglie quali: la Grande, la Natale, la Caligiuri.

Quanti sopravvissero faticarono non poco a sollevarsi; a ciò bisogna aggiungere l'odio che si era creato fra le varie famiglie. Scomparvero le amicizie e le normali relazioni perché le avversità e la sventura aveva reso le persone più cattive.

Questa situazione era comune a tutti i paesi del Regno.

Tra le prime riforme fatte da Ferdinando I vi fu quella di dividere la provincia di Calabria Ultra (o Ulteriore) in due province:

- Calabria Ulteriore I con capoluogo Reggio Calabria

- Calabria Ulteriore II con capoluogo Catanzaro.

La Calabria Citra aveva invece come provincia Cosenza.

La Calabria prima del 1816
La Calabria Citra ( La Calabria Alta)
La Calabria Ulteriore ( La Calabria Bassa)

(Foto dal web)



La Calabria nel 1816, dopo la Restaurazione:
Calabria Citra con provincia Cosenza;
Calabria Ultra Seconda, con provincia Catanzaro;
- Calabria Ultra Prima, con provincia Reggio Calabria
( Foto dal Web)


Suddivisione amministrativa di tutto il Regno delle Due Sicilie
(Foto dal web)

 

Fra i comuni che passarono dalla provincia di Cosenza a quella di Catanzaro vi fu Savelli, che, con i suoi 2500 abitanti, fu dichiarato Comune di 3^ classe (la classificazione ha tenuto conto: del  numero degli abitanti, del sesso, dell'età, della professione, dello stato civile ecc...).

La provincia di Catanzaro fu divisa in quattro distretti. I distretti in vari circondari.

Savelli appartenne al distretto di Cotrone e al circondario di Umbriatico.

Anche in questo periodo il bisogno di terra assillò i nostri avi, sempre esasperati dall'atteggiamento dell'ex feudatario e dai suoi eredi che sottraevano al popolo il pane necessario per vivere.

Il governo borbonico, per motivi politici poco onesti, per non creare ostilità con i ricchi, non emanò atti di giustizia e di equità sociale che, forse, avrebbero evitato che i contadini prendessero la via della sommossa e del brigantaggio.

Nel Napoletano, per bisogno di libertà e di giustizia, in quei tempi, sorsero delle sette.

Una di queste sette era la Carboneria, una forma di Società Segreta che usava il linguaggio dei carbonai: parlava di vendita di carbone, fare carbone nel bosco, purgare la foresta dai lupi ecc... 

Era un linguaggio particolare che serviva a nascondere i veri obiettivi della società.
Primo fra tutti: liberare la terra dai tiranni. 

I colori della Bandiera della Carboneria
  simboleggiavano:
- l'azzurro, la speranza e la volontà di raggiungere la libertà
- il rosso, l'impegno per il suo raggiungimento
- il nero, la fede incrollabile.

Tra il 1818 e il 1820, anche Savelli ebbe una "Vendita" della Carboneria con a capo Francesco Pontieri.

Per festeggiare l'avvenimento fu ucciso un bue che fu consumato nel palazzo baronale con la presenza di tutti gli affiliati, che erano accomunati da ideali patriottici e di libertà.

L'esercito costituzionale fu informato di questo incontro, ma arrivò in ritardo e, fortunatamente,  non avvenne alcuno scontro. (1)

Il malessere diffuso, il desiderio di giustizia, di avere dei governi democratici e una Costituzione equa spingeva il popolo del sud, e non solo del sud, verso sommosse e insurrezioni.

Massoni catturati dai Borboni.
Immagine dal web

Nel periodo che va dal 1820 al 1827 c'é da ricordare un fatto che vide coinvolte due delle famiglie più in vista del paese: Chiarello e Rotundo.

La leva obbligatoria era considerata, in quel tempo, una vera disgrazia per la famiglia.
Per sottrarsi a quest'obbligo i giovani erano disposti a tutto, finanche a darsi un colpo di accetta che portava via alcune dita di una mano.
Tale mutilazione faceva ottenere una dichiarazione di inabilità e ciò evitava il servizio militare.Questa consuetudine è durata a lungo e Pericle Maone ricorda che il vecchio "Chiabarro" era ricorso a questo espediente per evitare il servizio militare. 

Bisogna precisare che durante il periodo borbonico aveva l'obbligo di fare il militare un giovane ogni 3000 abitanti, di conseguenza la scelta veniva fatta per estrazione.

In uno di quegli anni (1820/27) venne estratto il giovane Biagio Mancuso.
Questi partì da Savelli e si recò al Consiglio di Leva che aveva sede a Monteleone, odierna Vibo Valentia. 
Offrendo del denaro, riuscì a corrompere un ufficiale e ottenne così l'esonero dal servizio militare.
Al suo posto venne chiamato alle armi Giuseppe Chiarello che, attraverso i suoi parenti sacerdoti Don Giuseppe e Don Marco Rotundo, fece ricorso.
Pietro Pagliaro, ex sindaco del paese e Capo delle Guardie Urbane, cognato del Mancuso ne prese le difese e riuscì a far rispettare la decisone del Consiglio di Leva.
Dai ricorsi si passò alle minacce e non tardarono ad arrivare le vendette.
I Rotundo, forti di un numeroso parentato, una notte assaltarono la casa del Pagliaro con lo scopo di catturare Biagio Mancuso.
Il tentativo fallì, ma la moglie del Pagliaro abortì e per le complicazioni morì il 14 febbraio del 1827.
Il marito addebitò la morte ai preti savellesi e non volle che il clero di Savelli partecipasse ai funerali. Alla fine il Pagliaro si sottomise alla determinazione dell'arciprete Don Giacomo Scalise e acconsenti alla celebrazione.
Portata la bara in chiesa si avvicinò alla defunta e le tagliò una ciocca di capelli facendo fra sé una promessa.
In occasione della festività di San Cataldo il Pagliaro si recò a Cariati (CS) per lamentarsi col Vescovo di quanto accaduto. Al ritorno incrociò, per fortuita circostanza, i tre sacerdoti che si stavano recando dal Vescovo.
 L'arciprete Scalise e i due Rotundo, data l'ora tarda, si accamparono all'aperto presso Umbriatico.
Il Pagliaro sopraggiunta la notte, insieme al suo parente Luigi Mancuso che lo accompagnava, compì la sua vendetta, colpì a morte Don Giuseppe Rotundo e ferì gli altri due sacerdoti.
Il sacerdote Don Giuseppe Rotundo morì in località Acqua della Castagna nei pressi di Umbriatico il  12 Maggio 1827. Le indagini si conclusero con l'arresto dei due colpevoli e con la loro condanna a 25 anni di carcere.
Il Pagliaro morì in prigione, mentre il Mancuso, sopravvissuto alla pena, finì i suoi giorni in miseria.
Don Marco Rotundo, scampato alla vendetta, fece una supplica al Re Ferdinando I per l'ingiustizia subita dal congiunto Chiarello.
Allora il sovrano fece congedare il soldato Chiarello e fece richiamare al servizio militare Biagio Mancuso.
Alla fine entrambi fecero il tanto detestato servizio militare e ambedue le famiglie subirono conseguenze irreparabili. (2)


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👉DOMINAZIONE SUCCESSIVA: Restaurazione Borbonica (pt.2)

🏠CRONOLOGIA DELLA STORIA DI SAVELLI


Nota 1) I libri di Storia sostengono che i primi Moti carbonari avvennero intorno agli anni 1820/21, però contrariamente a ciò il primo moto, secondo un servizio  pubblicato sul Quotidiano della Calabria  dell'11/09/2011, avvenne in Calabria il 15 agosto del 1813 in occasione della fiera del Savuto. La tentata rivolta era organizzata da tale Vincenzo Federici detto " il Capobianco" di Altilia (CS). Qualche giorno dopo insorsero Aprigliano e Scigliano...

Nota 2 ) - Bibliografia: " Savelli nella Tradizione e nella Storia volume Primo" di Pericle Maone; "Don Giuseppe Rotundo alias Donnu Peppuzzu" di Don Pietro Pontieri.

Commenti

  1. Ciao, Pierino. Grazie per l'informazione. Creare spazio coltivabile disponendo di attrezzi non proprio idonei dev'essere stato all'epoca durissimo. La ricostruzione storica di Pericle Maone è chiara ma pecca nella ricerca delle cause che hanno portato i savellesi a disunirsi abbracciando chi i Borboni (i restauratori) chi i rivoluzionari francisci o franceschi - così venivano chiamati - anziché coalizzarsi per garantirsi quantomeno la sussistenza. Le divisioni ideologiche vengono di solito messe da parte quando è da combattere la fame, e poi non credo che fra i paesani vi fosse una coscienza politica in senso proprio. Devono esserci state motivazioni di fondo, non chiarite. È questo il compito che viene chiesto agli storici. Cari saluti.
    Giuseppe De Bella

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    1. Compito arduo per noi comuni appassionati
      Cari saluti
      Piero P. P

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  2. [12/11, 12:33] Giuseppe De Bella: Si, ma capirai che è sterile descrivere le condizioni delle persone senza spiegarne la genesi. Lo storico parte dagli effetti (il fenomeno visibile) per risalire alle cause che li hanno determinati. C'è sempre almeno una causa, magari controversa, ma c'è. Comunque, non essendo presente una coscienza civile per ovvi motivi (l'isolamento orografico), ritengo che le opposte fazioni si siano create per reclutamento di adepti tra la popolazione, effettuato dai capibastone dell'epoca. Ho letto che i "rivoluzionari" siano stati reclutati dai briganti, interessati non già a fare prevalere un ideale politico ma per acquisire un peso sociale che li affrancasse dalle numerose taglie emesse a loro carico. È quantomeno un'ipotesi, però abbastanza verosimile. Un abbraccio.
    [12/11, 18:06] Giuseppe De Bella: Pierino, non so se esista un volume sulla storia di Savelli. Se non esistesse occorrerebbe ricostruirne la storia (o meglio tutto ciò che si riesce a documentare) dalla fondazione fino agli anni '60, ti pare? La Famiglia Savelli, Carlotta, il brigantaggio, i Borboni e la Carboneria, il matriarcato, l'emigrazione, il sanatorio, uso e costumi, artigianato e dati biografici dei personaggi che si sono distinti culturalmente. Immagino che tu già abbia molto materiale ma non so se l'hai già ordinato in un fil rouge che riassuma i dati salienti offrendo una ricostruzione attendibile. Se volessi cimentarti ti darò volentieri una mano. Cordiali saluti.

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    1. Mappa della storia di Savelli: https://storiedisavelli.blogspot.com/p/storia-di-savelli-mappa.html

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  3. Ciao Giuseppe, apprezzo molto i tuoi interventi puntuali, interessanti che invitano alla riflessione e all'approfondimento. Concordo pienamente con le tue considerazioni.
    La Storia ci deve guidare e orientare. Infatti bisogna sapere conoscere per poter discernere. Ho creato questo blog rileggendo tutti i libri su Savelli di cui sono in possesso cercando, laddove possibile, di arricchirlo con le foto che ho recuperato in più di 50 anni. Tutto ciò con la speranza che possa essere utile a coloro che voglione sapere, ricordare o incuriosirsi. Se vogliono poi possono approfondire.
    Grazie per le tue considerazioni e buona serata.
    Piero P.

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  4. Buongiorno grazie che bello sapere tante cose della nostra Calabria un abbraccio ❤️
    A. L.

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  5. Ciao Piero, storia molto bella e coinvolgente. Grazie soprattutto per il lavoro certosino che fai per riportare a noi tutto il vissuto del nostro paese

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  6. Ottima idea...
    Si può copiare ?
    Complimenti !
    Carlo D.

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