12 PROVERBI PER 12 MESI
Durante le festività nel mese di Dicembre vengono accese "e focare" (i falò). Il rito del fuoco si ripete all'Immacolata, a Santa Lucia, a Natale e a Capodanno. E' una tradizione che a Savelli, e non solo, è legata alla cultura contadina e alla civiltà rurale che a questo momento collegavano tradizioni popolari, usanze e momenti di gioia.
Non va dimenticato che il falò e le fiaccole ("e lumazze") (1) accese, messe appena fuori dalla porta d'entrata o sul davanzale delle finestra, "servivano per scaldare u Bumbiniellu" (Gesù Bambino) che stava per nascere.
Questo rito diventava una festa popolare a cui partecipava tutta la "ruga" (il vicinato).
Adesso le "rughe" sono vuote e i falò vengono allestiti lungo la via principale del paese e il Natale ha sicuramente perso un po' di magia.
Il rito del fuoco, in origine sicuramente pagano, ha maturato nel tempo una certa sacralità. La socialità del focolare domestico veniva spostata all'esterno e veniva condivisa.
Infatti intorno al falò si ballava, si cantava, si beveva, si mangiavano i dolci preparati per le festività, si raccontavano storie, si ricordavano persone che non c'erano più. I giovani più audaci saltavano le fiamme.
Per tutti era il punto d'incontro durante le serate di Festa.
"Vaju alla Focara" (vado al falò), dicevano bambini ed adulti cercando di rispettare un appuntamento non concordato.
I momenti passati sono ricordati, in un'atmosfera quasi magica e con malinconia, nella poesia di Felice Greco qui di seguito proposta:
A FOCARA (IL FALO')
C'è nei mie cari ricordi
di bimbo, la piazza spaziosa
di un paese lontano.
Una catasta di legna
attende la fiamma che, a poco
a poco, la baci e consumi,
in gloria del Santo Bambino,
che scende dal Trono di Luce
la notte del Santo Natale.
C'è, nei miei cari ricordi
di bimbo, un rogo che arde:
accanto c'è tutta una folla
che grida e schiamazza ed acclama
ad un prodigio vicino.
La "ninna nanna" è suonata
dalle zampogne che sono
discese dalla montagna,
e arriva in ogni angolo, dove
la gioia ha trovato rifugio.
Intanto un incendio diventa
la grande catasta rugghiante.
In una piccola casa
a pochi passi dal luogo,
donde la fiamma si leva
e crepita e stride e sfavilla,
c'è un uomo maturo in sorriso,
c'è una pia donna matura
con due giovinetti fiorenti.
Ci sono anche sogni che caddero
poi lungo il tempo che venne:
oh quanti, e tutti di rosa!
Dei quattro viventi di allora
in questa giornata d'inverno,
tre sono in seno alla terra.
Ad uno ad uno disparvero,
siccome dileguan le immagini
notturne sul far del giorno.
Ma torneranno stasera,
come negli anni trascorsi,
accanto a me, nella dolce
festa del Santo Natale,
vivi, nel vivo ricordo
del fuoco che ardeva e rugghiava
quando ero innocente bambino,
nella piazza spaziosa
del mio paese lontano,
Felice Greco (2)
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Savelli, panorama anni'60
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Savelli, piazza Precone |
Nell'attesa del nuovo anno, anche il 31 dicembre viene allestito il falò mentre qualche gruppo di ragazzi si organizza per cantare "a Strina" con chitarra e fisarmonica. Il nome deriva dal latino "strena" e indica i doni che si scambiavano nelle calende di gennaio.
Questo è un canto tipico della Calabria, in particolare dei paesi dell'entroterra. Nel canto si augura prosperità e felicità per l'anno che verrà, che i nostri antenati, amavano definire con dei proverbi che sono la sintesi della saggezza contadina ed esprimono, comunque, la particolarità di un popolo.
Gino Gentile ha fatto una raccolta dei proverbi che caratterizzano i mesi dell'anno e l'ha pubblicata nel N.7 del Luglio 1981 nel "Savellese in Italia e nel mondo" (mensile di cultura popolare, di informazione e di collegamento degli emigrati savellesi):
DODICI PROVERBI PER DODICI MESI
"Jennaru siccu, massaru riccu"
Gennaio secco, "massaro" (3) ricco.
"Frevaru sparta gualu"
Nel mese di febbraio ill giorno e la notte hanno la stessa durata.
"U friddu e marzu trasa ntre corna ro vitellazzu"
Il freddo di Marzo entra nelle corna del vitellone (il freddo di Marzo è forte).
"Apriele, ogne guccia nu varriele"
Aprile ogni goccia un barile.(mese piovoso)
Maju tename ca caru, pitittu, fiacca, elva assai, sona e canta llu pecuraru
Maggio, tienimi che casco, fame, fiacca, molta erba, suona e canta il pastore.
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1979 Il pastore 'Ntuninu |
"Giugnu a favuce mpugnu"
Giugno la falce in pugno.
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Mietitore con "favuce, mantera e cannielli" Falce per mietere; il grembiule di cuoio e i ditali di canna venivano usati come protezione. |
Luglio il sole ti abbaglia.
"Agustu paghi i rebita e nente te resta"
Agosto paghi i debiti e niente ti rimane" (4)
"Settembre, settembrinu coglie l'uva ca vivi vinu"
Settembre, settembrino raccogli l'uva così puoi bere il vino.
"Ottobre, acquata e ruselle e passamu e siratelle"
Ottobre, vinello e caldarroste e passiamo le serate.(5)
"Novembre, ricorda lli muorti e lli santi e porta lla nive a tutti i canti"
Novembre, ricorda i morti e i santi e porta la neve in tutti i cantoni,
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Nevicata del 1929 Palazzo del Cav. Fazio ( attuale farmacia) |
"Ricembre, Ricembre, porta focare, feste e lle calende"
Dicembre, Dicembre porta il falò, le feste e le calende (6)
Gino Gentile
Porgo, a quanti seguono questo blog, i più sinceri auguri di Buone Feste e serenità per il nuovo anno con qualche verso della nostra "Strina":
"... Chi te via fare delle belle feste, quante a Palermu su' porte e finestre;
Chi tevia avire de li buoni anni chiù ch'a Messina su' jòmbari e panni;
Chi te via avire re la cuntentizza, quantu nd'appa Maria ccu gesù 'mbrazza...."
"...che tu possa godere di tanti giorni sereni durante le Feste, per quante sono le porte e le finestre di Palermo;
Che tu possa trascorrere tanti anni in buona salute, ancora di più di quanti sono i gomitoli e i panni di Messina;
Che tu possa avere tanta felicità, quanta ne ebbe Maria con Gesù in braccio..."
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Nota 1) "Lumazza", legno secco spaccato di pino che , una volta acceso, fa molta luce.
Nota 2) Felice Greco nacque a Savelli il 5 aprile del 1896. Fu Ufficiale di Fanteria nella I Guerra mondiale e fu decorato con Medaglia di Bronzo e due Croci al Merito. Laureato in lettere fu insegnante, preside e provveditore agli Studi di Catanzaro, Cosenza, Frosinone, Siena, Napoli, Bologna, Genova. Morì nel 1962 a Ferrara.
Persona di grande cultura umanistica, ha pubblicato commenti scolastici e grammatiche italiane. Raccolse in un volume, "L'Ultima Linea", una parte delle sue poesie che donò agli amici. Mantenne sempre un grande amore per la Calabria e per il paese natio.
"Il Savellese", mensile di cultura popolare e di informazione degli emigrati, gli dedicò uno "speciale" nel N°12 del Dicembre del 1981 in cui sono raccolte alcune sue poesie.
Nota 3) - Massaru: contadino che lavora la terra con i buoi per conto proprio o per conto terzi.
Nota 4) - A Savelli era consuetudine pagare i debiti " a ricota", dopo il raccolto, cioè nel mese di agosto.
Nota 5) - A Savelli era diffusa l'usanza di offrire agli amici, che andavano a far visita, vinello o vino e caldarroste.
Nota 6) - Calende: nel calendario romano erano il primo giorno di ciascun mese. I contadini consideravano calende i dodici giorni cha vanno dalla Festa di Santa Lucia a Natale e dall'analisi di questi giorni ne traevano un pronostico dei mesi dell'anno successivo.
Tantissimi auguri di buone feste e una Santo Natale a tutti. Grazie Piero.
RispondiEliminaTanti auguri e buone feste a tutti i savellesi.
RispondiEliminaAuguri di buon Natale e grazie per il lavoro di storico che ci riporta i tempi passati.
RispondiEliminaMemoria storica e prezioso lavoro quello di Piero che tiene viva, attraverso un accurato reportage fotografico e non solo, la storia e la vita del nostro paesello. Grazie mille e buone feste
RispondiEliminaTantissimi auguri buon natale un abbraccio a tutti i savellesi
RispondiEliminaGrazie Piero. Un sereno Natale per tutti voi.
RispondiEliminaGrazieee e Buon Natale!
RispondiEliminaRingraziandoti colgo l'occasione per augurare a te e famiglia un sereno Natale
RispondiEliminaF. A
Ciao Piero buon natale a tutta la famiglia
RispondiEliminaD. G.
Grazie Piero buone feste e buon Natale.
RispondiEliminaG. M.
.Tantissimi auguri per te e famiglia.
RispondiEliminaFranco F.
Piero ciao Buon Natale a te e famiglia, ti volevo suggerire un detto che mio nonno diceva sempre " frevaru e supra eri nive e de sutta eri acquaru" cioè una neve che non dura molto
RispondiEliminaRosario S.
Grazie dei ricordi e dei proverbi di Savelli, nell'occasione porgo un augurio di buon natale e un felice anno nuovo.
RispondiEliminaFranco C.
Sempre bellissimi, buongiorno e buon Natale Pieri' ciao
RispondiEliminaPierino, ti porgo i nostri migliori auguri di un Buon Natale assieme hai tuoi cari. Grazie per l’eccellente informazione e lavoro referente al nostri nido d’Aquila. Forte abraccio
RispondiEliminaPasquale F.