LA SCUOLA NEL TEMPO (Parte 1)
In questo periodo di Pandemia tra gli argomenti al centro di vari dibattiti c'è la SCUOLA. Oggi si parla di Didattica a Distanza, di Didattica Integrata, di Supporti Tecnologici, di Inclusione ecc.
Ma com'era la SCUOLA UNA VOLTA?
Per conoscere la Storia bisogna passare, anche, dalla lettura di date e numeri che possono sembrare aridi, ma rappresentano anche la crescita e lo sviluppo economico e sociale del paese,
Cerchiamo di ricostruire il processo di crescita della scuola a Savelli.
Nel 1760, l'Ing. Tavolario Giuseppe Pollio, fornisce importanti notizie sulla vita del nostro paese, non riporta, però, alcuna notizia sulle capacità di leggere, scrivere e far di conto della comunità.
Nel 1813 Savelli diventa Comune autonomo, gestisce lo Stato Civile e dagli atti è stato così possibile rilevare con certezza gli scriventi e i non scriventi. Molti furono i sindaci e gli assessori croce-segnati, definiti anche "idioti", cioè non in grado di leggere e di scrivere.
Le prime scuole pubbliche sorsero dopo l'Unità d'Italia (1861) ma a sostenere l'istruzione c'erano sempre numerosi sacerdoti: Parroco, Vice Parroco, Economo, Curato, Predicatore. Questi arrotondavano le entrate istruendo le persone, perché non tutti potevano campare con le offerte delle celebrazioni della messa.
Si può quindi dire che i sacerdoti furono i primi maestri.
Poi vennero i maestri di Stato, pagati dal Comune.
Nel 1864 furono istituite la Terza e la Quarta classe.
Il primo maestro savellese fu Vitaliano Alessio, restò in servizio fino al 1932, gli fu assegnata sempre la prima classe con 60/70 alunni all'anno. Lo strumento educativo che lo aiutava era " LA BACCHETTA". Rimasta in uso fino agli inizi degli anni '60.
Il Comune di Savelli, nel 1876, primo fra i paesi del circondario, decise di investire nell'istruzione: Licenziò una maestra ritenendola non idonea, e avviò agli studi, a proprie spese, una giovane promettente, dandole istruzione presso il Collegio della Stella di Catanzaro.
Sarà per molti anni la Maestra dei Savellesi: Rosa Scalise.
Nel 1881 Savelli contava 4 890 abitanti e un numero consistente risultava ancora analfabeta.
Nel 1919 sorge l'Asilo Infantile, un'opera benefica nata per assistere i bambini delle famiglie numerose e in difficoltà, accoglieva circa 100 bambini dai 4-6 anni.
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1925 - Asilo Infantile di Savelli. Dalla copertina del libro La Memoria di G.B. Maone |
Nel 1924 con una popolazione di 5 124 abitanti Savelli aveva: 9 classi; 323 alunni; 9 insegnanti.
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La foto, anni '20-30, ritrae una scuola di Scalea, recuperata anni fa in una mostra fotografica. La situazione che rappresenta era comune a tutte le scuole dell'Italia Meridionale di quel tempo. |
Fino alla fine degli anni '50, a Savelli, si andava a scuola in aule ricavate da abitazioni private e si portava un legno per il camino o un braciere per scaldarsi. Le condizioni erano spesso non adatte, sia per incuria del proprietario del locale sia perché il Comune non pagava l'affitto.
Io ricordo che in 2^ elementare, durante l'inverno, portavo un braciere; in 3^, 4^, 5^ portavo un legno perchè la "casa-aula" era fornita di camino.
Nel 1954 si è arrivati ad avere 15 classi con una popolazione scolastica di 400 alunni
Esistevano: il Patronato Scolastico, una Biblioteca con 86 volumi; una Scuola Serale e un "Corso Integrativo".
Nel 1955 fu ripristinata la Direzione Didattica ed è iniziata la sperimentazione di un percorso post-elementare ( Sesta, Settima, Ottava classe).
Nonostante ciò, c'erano ancora persone che non sapevano leggere e scrivere e, per ritirare la pensione, si facevano accompagnare all' Ufficio Postale da due conoscenti in qualità di garanti. Capitava anche, di dover leggere documenti o lettere con notizie personali o riservate di figli o mariti emigrati in America o in Argentina.
Per ricambiare la cortesia veniva offerto loro, a casa o in osteria, un bicchiere di vino "casarulu" o di Cirò.
L'emigrazione portava con sè anche l'analfabetismo, Si racconta che i nostri concittadini, emigrati in Argentina, per mantenere i rapporti epistolari con i propri familiari in Italia, si rivolgevano a tale Giuseppe Rotundo nato nel 1870, molto abile nelle scrittura.
Nei giorni festivi e durante le serate, raggiungeva i dintorni di Buenos Aires e le zone disperse di campagna, e faceva scuola alle persone analfabete
Tra il 1955 e il 1960 fu costruito L'Edificio Scolastico per la Scuola Elementare (attuale Savelli Hospital), poi l'edificio per la Scuola Media e l'Istituto Professionale maschile e femminile (per congegnatori meccanici e per taglio e cucito).
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Posa della prima pietra per la costruzione della Scuola Elementare (attuale Hospital Savelli). Sindaco Natale Greco. |
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Scolaresca scuola elementare anni '30 |
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Scolaresca scuola elementare anni '60 |
Corpo docenti della scuola elementare. |
Ps: Ieri, su invito Antonio Tallarico, sono intervenuto nella diretta Facebook di Savelli2016.
Attraverso le foto ho raccontato la storia del calcio a Savelli. Partendo dalla costruzione del primo campo (clicca qui per leggere l'articolo), passando per la prima formazione iscritta a un campionato federale.
Un ringraziamento affettuoso ad Antonio per la bellissima iniziativa e a tutti i partecipanti che hanno arricchito la narrazione con aneddoti particolari e domande interessanti.
Qui di seguito potete rivedere tutta la bella serata!
Molto interessante. Aspettiamo il seguito
RispondiElimina.....La scuola è stata x noi tutti di Savelli un punto di aggregazione e formazione primaria.Ricordi ancora vivi e indelebili, legati a episodi avvenimenti di ciascuno di noi. Quello che tu hai creato è lodevole sei sempre stato curioso attento e ti perdevi dietro i racconti dei vecchi del paese che venivano nella nostra bottega e tra un bicchiere di vino e gazzosa e mangiando lupini passavi le ore ad ascoltare i loro vissuti. Continua nella tua iniziativa sempre propositivo senza mai perdere di vista il passato.
RispondiEliminaCiao Piero, complimenti per il lavoro sin qui svolto. Davvero molto bello e interessante, continua così!
RispondiEliminaUn saluto,
Filomena
Ho frequentato le scuole elementari dal 1959 al 1963 e, a seguire, fino al 1966 la scuola media senza mai mettere piede in un edificio scolastico, sebbene li abbia visti costruire. Solo nella seconda metà degli anni sessanta gli edifici scolastici sono entrati a regime, fino ad allora si sono utilizzate abitazioni private, non necessariamente le stesse da un anno all'altro. A scuola si andava sempre, anche con il maltempo e le non infrequenti, abbondanti, nevicate. E non c'era bisogno di essere accompagnati. Nei rigidi mesi invernali il riscaldamento era assicurato da un modesto braciere, ma non difettava, certamente, il "calore umano".
RispondiEliminaLa "bacchetta" richiamata nell'articolo, era posta a fondamento del sistema educativo dell'epoca che attribuiva grande importanza alla disciplina e non disdegnava le punizioni corporali per conseguirla. I falegnami locali fornivano, generosamente, ai maestri, bacchette di legno ben levigate, tali da non provocare escoriazioni, ma sufficientemente robuste. Gli alunni più discoli erano sottoposti quotidianamente alle bacchettate, ma anche quelli virtuosi non sfuggivano completamente al rito della punizione e di tanto in tanto ricevevano una piccola dose di bacchettate a scopo "preventivo". Quando si tornava a casa era sconsigliabile lamentarsi in quanto sarebbe arrivato il supplemento di punizione, a prescindere!
RispondiEliminaBella iniziativa anche quella sul calcio. Ho seguito la diretta FB. Una sola precisazione "la bacchetta" era in uso anche fino alla metà degli anni '70. Un caro saluto
RispondiEliminaBravo Piero. Ricordi bellissimi.
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