SAVELLI E LE SUE FONTANE
In seguito al terremoto del 1638, nei Casali di Cosenza, i profughi dei paesi colpiti da questa calamità, dopo vari spostamenti, arrivarono in una zona dove vi era abbondanza di acqua e di legname.
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Le quattro fontane poste agli ingressi del paese: Dall'alto a sinistra: - Fontana Nuova - Fontana Vecchia - Pitinella - Pedacese. La pacchiana nella cartolina é: Vicenzina a Cardacchia |
E qui si stabilirono grazie alla benevolenza della nobildonna Carlotta Savelli sposa di Scipione Spinelli.
Dalla benefattrice prese il nome il nuovo insediamento: Savelli.
Dopo gli Spinelli, le terre di Verzino e di Savelli passarono ai Cortese che governarono compiendo soprusi e nefandezze.
Questa famiglia, per la sua mania di grandezza, fece costruire in Savelli, considerata zona di vacanza, il Palazzo Ducale, vicino ad esso la Chiesa e, alla periferia del paese, la Fontana Vecchia, che inizialmente erogava acqua attraverso tre fontane, poi con quattro (1700).
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Fontana Vecchia (anno di costruzione 1700) |
Certamente la Fontana Vecchia, con le sue quattro cannelle e il suo abbeveratoio ("viviari") per gli animali, può essere considerata la più antica fontana e, probabilmente, la località su cui nasce la nuova comunità.
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Fontana Vecchia in una foto recente |
Fu il luogo in cui i profughi decisero di fermarsi ed "edificare" il nuovo paese, che poi trovò espansione verso nord-ovest e nord-est.
Ha dissetato intere generazioni e l'intero paese quando contava 5000 abitanti. E' stato il punto di sosta, di ristoro e di sollievo per persone e animali che andavano e ritornavano dalla campagna.
Naturale ingresso verso quelle contrade che i nostri avi trasformarono in vigneti, uliveti, frutteti, orti.
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Anni '50 Ritorno dalla campagna |
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Anni '60 Verso la campagna |
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Anni'80 Negli anni la Fontana Vecchia ha rappresentato una risorsa per la popolazione. |
La rete idrica di Savelli fu costruita nel 1928 ma non tutte le abitazioni riuscirono ad avere subito la comodità dell'acqua in casa, pertanto la Fontana Vecchia e la Fontana Nuova, anche per la vicinanza al paese, furono le principali fonti di rifornimento del prezioso liquido per gli abitanti del paese.
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Anni'30/40 Provvista d'acqua alla Fontana Nuova |
L'acqua veniva trasportata con gli asini o dalle donne con i barili in testa (20 litri circa), costruiti dagli artigiani locali.
Questi contenitori ("i varriali") poi venivano sistemati nella "varrelara", una nicchia con i pioli, di solito collocata in cucina dietro la porta. Ogni famiglia aveva mediamente come provvista due, tre barili pieni d'acqua.
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"A Varrelara" Il barile pieno d'acqua veniva sistemato dietro la porta nella "Varrelara" per la provvista della famiglia |
Alcune donne si guadagnavano da vivere facendo proprio questo lavoro, cioè trasportavano sulla testa, per tutto il giorno e anche di sera. I barili pieni d'acqua venivano consegnati alle famiglie che ne facevano richiesta.
Il via vai delle ragazze dalle varie fonti incoraggiava i giovani a frequentare questi luoghi, perché quel momento rappresentava l'occasione per lanciare uno sguardo e per catturare l'attenzione e l'interesse di qualcuna di loro.
Le fontane erano i luoghi di incontri che facevano nascere sentimenti amorosi.
Francesco Greco, emigrato a Buenos Ayres, nella poesia Nostalgia conferma quanto scritto:
All'acqua, all'acqua alla Fontana Nova
Chine nun ha lu zitu si lu trova;
E si alla Vecchia jiati a lla pigliare,
E' frisca cuomu vue, belle quatrare...
All'acqua, all'acqua alla Fontana Nuova
chi non ha il fidanzato lo troverà;
E se andate a prendere l'acqua alla Fontana Vecchia,
è fresca come voi, belle ragazze...
Appena dopo la Fontana Nuova vi era la fontana del "Tubo", oggi in secca, così chiamata perché il canale è costituito da un pezzo di tubo.
Qualche chilometro più avanti si trovano le fontane sorgive del Lese e Cannemaschelle, raggiungibili con la macchina, utilissime alla popolazione quando c'è penuria d'acqua nel paese.
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Sorgente in località Lese |
Posto all'interno del Parco Giochi va ricordato Lo Zampillo ("u zampillu") che, pur non erogando acqua di sorgente, è una fonte che è stata ricavata lavorando un masso informe di granito silano da uno degli ultimi scalpellini locali (1965). Vi è rappresentato un rettile che avvolge tutta la fonte e raggiunge la vaschetta dell'acqua per bere.
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1965 Lo zampillo |
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1979: "Zu luvice e Dosa" alla Pitinellla |
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2001: Fonte Pitinella. Da sinistra: -Laparu - Fiorini ![]() |
Poco più avanti, in pieno castagneto c'è la fontana del Pedacese, famosa perché diuretica e freschissima, così chiamata perché è ubicata nella proprietà di Giuseppe Morrone, originario di Pedace, comune del cosentino.
Questa preziosa e sempre apprezzata fonte ha accolto e ha dato ristoro ai contadini e agli asini che tornavano dalla campagna ed è tuttora continuamente meta di rilassanti passeggiate.
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Ritorno "ccu na sarma e ligna" (con un carico di legna) |
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1979 Il Pedacese prima era a bordo strada - Nella foto : Giovanni Lepera ( Nucciu) Una passeggiata, una chiacchierata e una bevuta diuretica al Pedacese Il Pedacese in una foto recente |
Qualche metro più avanti troviamo la fontana del Vallone Grande, con due cannelle e le sua freschissima acqua.
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" U Vallune Rande" Da qualche anno sistemata a bordo strada per un più comodo accesso. |
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Passeggiata e acqua fresca d'estate "a llu Vallune Rande" |
A qualche chilometro di distanza, sempre verso Campana, c'era la fontana " E Baruniellu" (Baronello) e, nei pressi di ponte dei Pesci, la fontana di "Peppariellu, cosi chiamata perché ha preso il nome di un vecchio carrettiere savellese che vi sostava prima di arrampicarsi con la sua carretta per la salita di Mezzocampo: Giuseppe Pontieri, detto Peppariellu.
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2004: Fontana di Mezzocampo |
Andando verso Verzino bisogna ricordare due fontane gloriose costruite nel 1926: quella di Liccui e quella di Pedalati che, pur non erogando più acqua, hanno dissetato i nostri contadini che provenivano dalle assolate campagne, lontane diverse ore dal paese.
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La fontana di Liccui del 1926 La Fontana "e Peralati" (?) (1) |
Numerose erano le fontane sparse nei boschi della Sila savellese, alcune sono scomparse per la siccità: Fonte Carboni, nel castagneto, Asturi, Manche, Imbollari, Liciettu.
La fonte dell'Ortica, poco lontana dalla piazza del Villaggio, è sempre stata un riferimento per le scampagnate delle famiglie e delle compagnie di amici.
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Fontana dell'Ortica. Villaggio Pino Grande. Inizi anni '80 Da sinistra: - Umberto Pontieri ( Cardacchio) - Ciccio Allevato ![]() L'Urdica in una foto più recente |
La fontana dei Gatti, anch'essa meta di scampagnate dei savellesi e dei turisti.
Di essa la leggenda, corroborata anche dalla mitologia, narra che l'anima defunta, prima di raggiungere l'Aldilà, doveva lavarsi il viso con quest'acqua, insomma doveva purificarsi.
Per chi ama avventurarsi in passeggiate naturalistiche nella Sila savellese può rinfrescarsi alla fontana dei Cuti o a quella del Brigante.
Voglio ricordare altre fontane che pur non essendo nel territori di Savelli, hanno piccole / grandi storie da raccontare:
- La fontana dell' "Affascinatu"(2) che pur trovandosi nel Comune di Campana (CS), viene tuttora frequentata dai verzinesi e dai savellesi per la sua fresca acqua sorgiva;
- la fontana di Camastrea, nel Comune di Verzino, molto utile alle persone che frequentavano "u Ciarameliu", località dove venivano prodotte le tegole ("i ciaramieli") e ai contadini provenienti dalle Vigne di Verzino, da Sulleria e dalle soleggiate contrade coltivate dai savellesi.
L'articolo di Gino Gentile, che fa riferimento a notizie pubblicate su un giornale nel 1915, esalta le proprietà benefiche dell'acqua di Savelli e ci ricorda che era conosciuta sin dai tempi della Magna Grecia e dei Romani.
La storia delle cose s'intreccia con quella delle persone ecco perché voglio ricordare una fontana che adesso nessuno considera, quella lungo la via del cimitero, la cui vasca è attaccata al muro del campo sportivo.
Fu costruita nel 1958 e non ha alcuna importanza storica se non quella di aver erogato acqua per innaffiare le aiuole che costeggiavano il viale del Cimitero e facevano da cornice a questo viale.
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Fontana del viale del Cimitero |
C'erano molti fiori, in particolare roseti, ben curati da Gennaro Mancuso ("Jennaru"), il giardiniere.
Ex emigrato in argentina ritornò a Savelli e, percependo un piccolo contributo dall'ECA (Ente Comunale Assistenza) (3), un'assistenza produttiva, ,si dedicò con passione e capacità alla cura di questo giardino, cercando di dare decoro al viale che porta al Cimitero e al Boschetto.
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Viale del Cimitero |
Con la sistemazione delle rete idrica anche i rioni ebbero le loro fontane.
Eccone alcune:
RINNOVO L'INVITO: SE AVETE FOTO NEL CASSETTO E RITENETE CHE POSSANO ARRICCHIRE I NOSTRI RICORDI E LA NOSTRA STORIA CONDIVIDETELE COL BLOG. ( Chi ha il mio numero di telefono può mandarmele con WhatsApp).
Nota 1) Peralati: è una salita impegnativa che , partendo dalla strada di Verzino, i nostri avi facevano a piedi per raggiungere il paese ( Peralati= piedi alati ?)
Nota 2) - Affascinatu: persona che ha il malocchio. A Savelli soprannome.
Nota 3) - ECA: Ente Comunale Assistenza (1937-1977). Era un organismo comunale che aveva lo scopo di assistere persone e famiglie che vivevano in uno stato di necessità. Era formato da un comitato i cui membri venivano eletti dal Consiglio Comunale.
nota 4)- Pistacchiu: piccola zona di campagna appena fuori paese. Anche soprannome.
- Manca u Cerasu (Lett. " Sinistra del Ciliegio"): zona di Savelli così detta perché non soleggiata.
- Manche: zona priva di sole. vicino al Cimitero e al Campo Sportivo.
Jumarella : piccolo corso d'acqua distante qualche chilometro dal paese. Località con orti e frutteti.
Nota 5) - Gentile Luigi, per gli amici Gino: ricercatore di fatti e di cose del nostro paese, a lui va il merito di averci lasciato, attraverso, racconti, scritti, raccolte musicali... preziose testimonianze del passato.
Adesso solo disperazione! Pensiamoci 😓
RispondiEliminaF. M.
Tutto molto interessante, grazie,ovviamente provo tanta tristezza per la mancanza d acqua nel paese e le belle fontane secche
RispondiEliminaT. M.
Grazie Piero x ricordare il nostra amato paesell, sei una grande persona perché ti dedichi con interesse e passione costante per Savelli. Gino Manfredi
RispondiEliminaNegli anni '50 in tutti i paesi si ripeteva la stessa situazione, le fontane erano fuori dall'abitato.
RispondiEliminaMio padre aveva l'asino quasi esclusivamente per il trasporto dell'acqua. E questo asino veniva prestato ai vicini che dovevano andare a prendere l'acqua alla fontana di S. Elia (40 minuti andata e ritorno). Però in cambio, il vicino doveva fare un viaggio d'acqua per la mia famiglia, 2 barili da 20 litri e 4 orci in terracotta da 4/5 litri (acqua per bere).
Carlo D.
[Quanti ricordi queste foto. Siamo stati fortunati ad essere nati a Savelli e tuoi scritti ne acuiscono il senso di appartenenza .
RispondiElimina[Aspetto il libro da lasciare ai miei nipoti.
Elena M.
Pierino ti ringrazio anche da parte di mio figlio maggiore che ama leggere tutto quello che riguarda Savelli.
RispondiEliminaTi saluto augurandoti una splendida giornata
Filomena A.
Uno degli obiettivi del blog è creare curiosita /interesse nei giovani.
RispondiEliminaP. P.
Bellissimo articolo: grazie: Pierì!
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