10 MODI DI DIRE
I modi di dire, i proverbi, le citazioni fanno parte della storia e del folclore di un popolo, anche se l'area di diffusione va al di là del paese, portano con sé il modo di vivere, di pensare e aiutano a comprenderne gli usi e i costumi del territorio.
Per cambiamenti di natura sociale, economica ma anche per mancanza di continuità generazionale, alcuni modi di dire sono scomparsi nel parlare comune, altri sono stati modificati perdendo così il significato originario.
Qui di seguito ne verranno citati alcuni così come vengono detti, con il significato metaforico e, laddove è possibile, le cause determinanti:
-1-
"A LLA SCOTULATA RE FISCELLE SI ND' ADDUNA"(1)
"Quando verranno sbattuti i canestrini, se ne accorgerà "
oppure
"A LLA SCOTULATA RE FISCELLE SIENTI E RISE"
"Quando verranno sbattuti i canestrini ci sarà da ridere"
Ci vediamo alla resa dei conti.
E' un modo di dire di chi ha intuito di aver fatto un affare non secondo le aspettative e attende la resa dei conti.
Formaggio e ricotta si confezionano mettendo il latte cagliato in questi contenitori, '"Fiscelle". A lavorazione ultimata il pastore, "u curatulu", immerge i piccolo cesto nel siero caldo e lo scuote per far cadere le briciole, "e mulliche", rimaste attaccate al contenitore. Solo in questa fase si potrà capire con esattezza ciò che si è prodotto, e la qualità del prodotto stesso.
Questo passaggio segna la fine della lavorazione.
Fine anni '70 - "a Petturina". Lavorazione del latte cagliato. "E FISCELLE" |
-2-
"SIGNU CULINURU CU A CRUCE RA COLLA"
"Sono nudo come la Croce situata presso la Colla Soprana"
Sono privo di ogni bene, sono povero, sfornito di mezzi.
Alla Colla Soprana (attuale Savelli Hospital) vi era Il Calvario e la Croce Maggiore con la sua nuda povertà. Ciò ispirò questo realistico modo di dire che veniva usato dai nostri antenati per trovare compassione quando non erano in grado di far fronte a debiti.
Presso la Colla Soprana, alla destra del panorama, era situato il desolato Calvario.
1925 - Le " Colle" erano le zone periferiche del paese.
-3-
"NA VOTA PPE RUNU A BUTARE I VUE"
"una volta per ciascuno cercare di portare i buoi al posto di lavoro"
Il lavoro deve essere distribuito equamente.
Questo modo di dire fa riferimento quando i bovari, al mattino devono cercare i buoi, lasciati liberi di notte al pascolo, per aggiogarli., La ricerca risulta faticosa e quindi è giusto che venga fatta insieme o a turno.
Buoi di razza Podolica |
-4-
"SI' CUNZATO PIEJU RU MANCU E MANDALARU" (2)
"sei ridotto così male come il paravento di Mandelaru"
Riferito a persona non perfettamente in forma fisicamente
"U Mancu" era una specie di paravento con sedile fatto di tavole, che veniva messo vicino al focolare per proteggere le spalle dalle correnti di aria fredda durante l'inverno.
In tempi remoti il nostro antenato, Mandelaru, aveva lasciato esposto alle intemperie e al sole il suo sgangherato "Mancu". Il popolino lo prese come termine di paragone per indicare una persona malridotta o malferma sulle gambe.
-5-
"SIGNU ALLI PIERI E PILATU"
"sono ai piedi di Ponzio Pilato"
Mi trovo a mal partito, sono nelle stesse condizioni in cui era Gesù quando fu condotto davanti a Pilato.
-6-
"HA' FATTU A MARINA E CIOMBU" (3)
"Hai fatto la marina di Ciombu"
Del tuo lavoro hai tratto poco guadagno.
"Ciombu", contadino savellese andò a mietere il grano in una zona vicino al mare, ma se ne tornò, dopo qualche tempo, a mani vuote.
-7-
"PPE NNA 'NTACCA U' MMANGI RICOTTA"(4)
"Per un taglio che manca non avrai la ricotta"
Per un ulteriore sforzo rinunci a un gran beneficio.
"a ntacca", la tacca era un piccolo taglio incavato che si faceva sulla "taglia", un pezzo di legno dolce spaccato longitudinalmente in due.
Ogni pastore aveva la sua "taglia" e, per ogni ricotta ricevuta, il padrone segnava una tacca. Per evitare contestazioni, una metà era tenuta dal padrone e l'altra dal pastore.
Quando si doveva ritirare la ricotta si confrontavano le due metà e i tagli dovevano coincidere...
Si ovviava così ad eventuali imbrogli e al comune analfabetismo.
-8-
"NDA FATTU QUANTU FAZARIETTU"
"Ne ha combinate tante quante ne ha fatto Fazariettu"
Riferito a persona che ha compiuto moltissime azioni cattive.
"Fazariettu" simboleggia l'uomo, falso, ambiguo, cattivo.
-9-
"PARA NU CAVALLU PATRE!"
"Sembra un cavallo padre(stallone)"
Si dice di una persona molto irrequieta, che ha la vivacità di uno stallone.
Questo modo di dire risale probabilmente ai tempi dei Duchi Cortese (1700) i quali avevano un allevamento di cavalli e possedevano magnifici stalloni detti "Cavalli padri di razza".
Questi cavalli venivano domati e addestrati nello spazio appena fuori paese chiamato a "Rota ro Cavallu", località attualmente occupata dalle case popolari.
-10-
"MO TE VUOGLIU, CANE CURCIU!"
"Adesso voglio vedere come te la cavi, cane senza coda!"
Il detto si riferisce a quella persona che, nel pericolo, non ha possibilità di difesa.
Il cane, quando pensa di poter ricevere una pedata si gira rivolgendo la parte posteriore verso il pericolo e mette la coda fra le gambe a protezione del suo corpo.
Anche il cane "CURCIU", senza coda, tenterà di proteggersi allo stesso modo , purtroppo invano.
Nota 1) - Fiscella: canestrino, cestello di vimini ( oggi di plastica) a forma cilindrica dove i pastori mettono la ricotta e il formaggio.
Nota 2) - Mandalaru: è un soprannome savellese, pare derivi dal fatto che tragga origine dalla cittadina di Amendolara.
Nota 3) - Ciombu: soprannome savellese il cui significato non è noto.
Nota 4) - 'ntacca: incisione fatta a cuneo su un' asticella di legno.
NOTA IMPORTANTE: quando la F viene scritta in corsivo o in modo diverso rispetto al resto della parola bisogna leggerla con il SUONO ASPIRATO, come la j della città messicana Guadalajara. (Vocabolario di Lingua Calabrese di Gino Gentile) o, come scrive Gerhard Rohlfs nel Dizionario delle tre Calabrie, sempre con il suono aspirato come la parola tedesca HABEN.
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Grazie mille sono bellissimi questi detti ciao Piero.
RispondiEliminaGino Manfredi.
[6/11, 14:23] Mariagrazia: riferito al proverbio si dice anche :alla sculatina eri vallani tinde adduni.... CIOÈ SOLO QUANDO LE CASTAGNE SONO COTTE CAPISCI SE SN BUONE... QUINDI... SOLO QUANDO ARRIVI AL TERMINE DI UN COMPITO CAPISCI SE HAI LAVORATO BENE...
RispondiElimina[6/11, 14:27] Mariagrazia: ma come anche... :Prima o pue a nive squaglia e restano i zallari.
.. CIOÈ INUTILE COPRIRE LE MALEFATTE o i difetti ... perché prima o poi cm la neve che si scioglie e resta ciò che ha coperto così prima o poi escono fuori le verità. ..
Maria Grazia
Sono modi di dire delle vostre zone. Non ne conosco neppure uno. Però sono simpatici.
RispondiEliminaNe conosco solo uno. Bravo Piero.
RispondiEliminaGrazie Pierino. Mia madre mi ripeteva sempre. Un iare cercandu Ifinuacchi e timpa.
RispondiEliminaOgni settimana è una sorpresa
RispondiEliminaCiao Piero mi ero scordato della marina di ciombu, sicuramente era mio nonno.Un abbraccio a tutti voi.
RispondiEliminaFranco
Chi nasc tunnu, nun mora quadr. Chi nasce con un certo carattere, non può cambiarlo durante la vita.
RispondiEliminaVient e fronna vo' la crapa. Per fare qualcosa c'è bisogno di una scusa, l'occasione.
RispondiEliminaQuarara e quarara non si tingiano. Persone della stessa tipologia non si scontrano.
RispondiEliminaBuongiorno Piero, grazie per avermi fatto ricordare questi proverbi. Continua sempre a scrivere per mantenere vivi i ricordi belli del nostro vissuto.
RispondiEliminaMena
Molto belli davvero....GRAZIE MILLE anche le foto...sopratutto quella con la Croce del Calvario....per noi Savelli è quella che conosciamo adesso e si resta sempre stupefatti a constatare quanto diversa fosse.
RispondiEliminaRingrazio tutti per i commenti e per gli apprezzamenti.
RispondiEliminaGrazie Pierino, ne voglio suggerire uno che come destinatari i "mali pagaturi" o debitori inadempienti:
RispondiElimina"a pagare piglie tiempu,
ca pue si c'è minta la bona gente.
o paghi picca;
o paghi pocu;
o paghi nente.
Francesco Levato