PERSONAGGI IN CERCA DI FORTUNA

FRANCI' ...DURA?...UNN DURA!

Francesco G. era un conduttore di affari e conosceva benissimo i codici, però, non avendo titolo, non poteva esercitare la professione di Avvocato; ma, per la sua acutezza sapeva degnamente sostituirlo.

Per queste sue capacità veniva spesso consultato dalle persone alle quali suggeriva se era il caso di avviare la causa. Suggeriva anche il nome dell'avvocato e per questo veniva lautamente pagato.

La sua fama era nota e perciò veniva spesso consultato dal Direttore delle Segheria di Mezzocampo.

Francesco si recava sul luogo e offriva il suo parere, per il quale veniva compensato con un onorario di cinquecento lire. Una cifra significativa nei tempi in cui la paga giornaliera di un contadino era di 5 lire.

Francesco accettava volentieri l'onorario fissatogli, perché capiva che la cosa non sarebbe durata a lungo. Allora, uscendo dall'Ufficio del direttore delle segherie, si guardava allo specchio, situato nel corridoio e, accarezzandosi la barba con la banconota di 500 lire, diceva a se stesso:

" FRANCI' DURA?... UNN DURA !! "

" Francesco!!! pensi che tutto ciò possa durare a lungo?..... 

Non è possibile !... non durerà!!"

Ben convinto che gli affari non sarebbero durati a lungo.

Mezzocampo - Piazzale con il legname.
Sullo sfondo  gli Uffici con le baracche degli operai.

                                         

PAURELLA

IL suo curioso soprannome era dovuto al suo volto che sembrava portasse una maschera da farlo apparire sempre esagitato, in preda a chissà a quali paure.

Si racconta che avesse varcato l'Oceano ben undici volte, facendo  la spola fra l'Italia e l'Argentina.

Quando qualcuno gli chiedeva come mai avesse questa abitudine alquanto costosa rispondeva:

"...E cchi bbue .,. Vaju llari, pienzu a 'sse timpe e nu' mmi cce puozzu virire; 

viegnu ccari e muoru ra fame.....

 Cussì vaju e biegnu,,,,"


"Cosa vuoi che ti dica... Vado là, penso a questi dirupi e mi assale la nostalgia...; 

vengo qui e muoio di fame ( per mancanza di lavoro)..., 

Così vado e vengo".


Dopo qualche tempo si seppe che era morto sul piroscafo.

La lunga durata  e le condizioni spesso disumane del viaggio causavano il diffondersi di epidemie, pertanto parecchie persone perivano durante la traversata.

Tra il 1876 e il 1914 lasciarono la Calabria 872.542 persone , il 90% andò in America.




Anni '20 - Porto di Napoli, Emigrati in partenza per l'America


Le storie di questi due personaggi particolari, raccontate da G.B. Maone e da P. Maone, sono schizzi, bozzetti, ritratti di due figure tipiche di un mondo che ormai non c'è più. Entrambi sono accomunati dalla volontà di cercarsi un lavoro in una terra che non ne offriva.

Francesco G., in un certo senso, il lavoro se l'è inventato creandosi una clientela in paese

Paurella è andato a cercarselo oltre Oceano ed è vissuto consumato dalla Nostalgia.

La Nostra Storia passa anche da questi Episodi e da queste Persone.

1910- In alto: foto del Piroscafo che faceva servizio da Napoli a Nuova York. 
Sotto: Parte del registro  della White Star Line. 
Ingrandire l'immagine per osservare i particolari: i cognomi delle persone; l'età ecc...(1).


Nota 1) - La foto è tratta dal libro di Vincenzo Gentile : La Calabria strappata.
Consigliato a chi vuole approfondire le tematiche dell'emigrazione.



CONOSCETE PERSONAGGI PARTICOLARI CHE HANNO ARRICCHITO LA NOSTRA STORIA?

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Commenti

  1. Buongiorno Piero
    Mi sembra impossibile che tempo addietro a mezzocampo c'era questa realtà.
    Oggi se ci vai non ti accorgeresti di
    niente,sembra impossibile che ci lavorassero tante persone.
    Ci vorrebbe un po' di quel passato per far rinascere il nostro amato Savelli.
    Che tristezza.
    Lucrezia

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  2. Caro Piero, è sempre con interesse che leggo i racconti appassionati e struggenti da te ricevuti nel tempo dai nostri compaesani e che riporti poi nel tuo Blog. Sono le storie dei nostri nonni e dei nostri bisnonni e dunque sono anche la storia di noi tutti.Questo ci riscalda il cuore e ci rimanda alle nostre radici e anche alla nostra identità. Hai riportato che sono 872542 le persone che hanno lasciato la Calabria dal 1876 al 1914.Vorrei aggiungere anche un'altro numero 673000 che è il saldo negativo tra le persone tornate e quelle emigrate tra il 1955 e 1974. Milioni di calabresi insomma che negli anni dal 1860 ad oggi hanno lasciato la loro terra e i loro paesi.Io mi chiedo che cosa ha causato tutto questo e perche'. La Calabria da sempre è stata il crogiolo di tanti popoli arrivati sulle sponde del mar Jonio e che poi si sono integrati nei secoli passati.Perché abbiamo dovuto subire questo continuo esodo con il rischio concreto di una completa desertificazione. Mai nessuno era emigrato da queste terre. Alcuni storici ed economisti
    pensano che la risposta stia nell'arrivo nel 1860 dei piemontesi al potere anche amministrativo della Calabria che non compresero la storia, l'economia e le peculiarità della nostra terra e cio' anche successivamente ne ha causato l'impoverimento continuo dei nostri paesi.
    Per tornare ai racconti del nostro paese anche a Savelli all'epoca c'era chi la pensava più o meno così e uno di questi era Don Peppuzzo del quale tu ne hai ricordato la storia.
    Finisco nel ringraziarti perché i tuoi racconti sono spesso di stimolo ad altri ricordi e riflessioni.Grazie.

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    Risposte
    1. Scusa ma non sono daccordo con chi pensa che la causa dell'emigrazione iniziata nel 1860 sia dovuta ai piemontesi... intanto l'emigrazione è iniziata qualche decennio dopo e quando dall'estero vi è stata richiesta di mano d'opera... prima non vi era tale richiesta Quindi, pur essendo ugualmente poveri, non si poteva emigrare!
      (inoltre pensa, coi borboni non si poteva emigrare neanche da una da una provincia all'altra!).

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  3. Grazie anche per il tuo contributo che dai alle Storie.

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  4. La giro a mia suocera che é nata a Mezzocampo. Grazie Piero, quando penso a quella fonte di economia grandiosa che era mezzocampo, per Savelli, credo che il destino sia scritto e segue il suo corso. Gino M.

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  5. Grazie Piero,per queste belle storie che hai rispolverato e portato alla conoscenza di chi ne era allo scuro.Storie molto belle e nello stesso tempo struggenti, che ricordano le migrazioni di massa dei nostri cari,nelle Americhe latine neanche tanto ricche.La mia famiglia ha pagato un tributo veramente grande. Tutti sepolti a Buenos Aires.Buona serata
    Mena T.

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  6. Mugnasca e la lima!!
    “Mugnasca” era così chiamato perché aveva una particolare alterazione del timbro della voce, che risultava nasale a causa, credo, di un’anomalia anatomica delle vie nasali; ricordo che aveva un negozio al curvone dopo la chiesulella, se ricordo bene dove c’era il negozio di frutta e verdura di Peppuzzu; io, da bambino, ricordo di esserci andato più volte per comperare “barchettelle o resoldor”; il negozio era attrezzato un po’ di tutto, un emporio insomma, dove potevi trovare dai generi alimentari alla ferramenta: “Alimentari e Diversi” era un’insegna abbastanza frequente non solo nel nostro paese. Giusto per dare una stima del periodo, siamo nei primi anni ’50; un giorno si presentò nel suo negozio un cliente (mio padre m’aveva detto anche il nome, ma l’ho dimenticato):
    - Avrei bisogno di una lima per il Ferro, disse il nostro compaesano, perché devo fare dei lavoretti in casa!
    - Sei fortunato, rispose Mugnasca compiaciuto, perché mi è arrivata una scorta proprio ieri e di ottima qualità, così ne prese una dallo scaffale e gliela mise sul bancone in visione, illustrandone le ottime caratteristiche tecniche, ma predicendo il prezzo piuttosto elevato dovuto appunto all’alta qualità!
    - Il nostro paesano non batté ciglio per il prezzo, aggiunse però che avrebbe pagato entro 1-2 settimane perché aveva in credito alcune giornate di lavoro già prestate e non ancora riscosse.
    L’affare si concluse con l’acquisto della lima al prezzo concordato e con pagamento posticipato di un paio di settimane. Mugnasca, dopo una ventina di giorni di vana attesa, decise di aspettare ancora un’altra settimana prima di richiamare il cliente; trascorsa la quarta settimana pensò che fosse giunto il momento di reclamare il credito; pensa e ripensa su come approcciare il cliente, trovò una soluzione. Era consuetudine a Savelli che gli uomini nel tardo pomeriggio uscissero da casa ed andassero in paese, scambiare qualche chiacchera con gli amici e magari andare all’osteria ppe sse hare nu bicchiere e vinu; anche Mugnasca una di quelle sere uscì ed andò sul corso principale del paese e per caso vide che in prossimità della bottega di “ zu Ruminicu e Fruntera” c’era un capannello di cui faceva parte anche il suo cliente moroso; con aria indifferente Mugnasca si aggirava tra i capannelli e quando si avvicinava a quello del suo cliente ripeteva con tono di voce piuttosto alto: Lima capitale del Perù, Lima capitale del Perù!!! nella speranza che il debitore si ricordasse che gli doveva pagare la lima!!
    Dopo tutto ciò, devo dire che Mugnasca era un bravo commerciante ed una brava persona!! Ma voglio aggiungere che questo fatto realmente accaduto dimostra quanto fosse rispettoso il rapporto sociale tra i nostri compaesani di allora.
    Franco Bottaro

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  7. Bella storia.. Il personaggio lo ricordo anch'io.

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  8. A me l'hanno raccontata diversamente ovvero:
    (Chiedo scusa per il vernacolo)
    A mugliere e Francscu era preoccupata pe lu lavoru ru maritu, a zappare a jurnata quandu le capitava.
    Allura penso' e duggettare u compari chi avia na ditta.
    Roppu tantu tiempu ucompari ricia alla cummari "cumma riciale a Franciscu mu vena a fhatigare.
    A matina ru jurnu roppu Franciscu se prisenta all'ufficiu, saluta u principale e l'addimmanda "caiu e fhare.
    U compari, u guarda e le ricia nente statte ndru sa stanza, serutu a sa seggia.
    U jurnu roppu a stessa cosa.
    Visto ca a cosa jia avanti per quasi nu mise, Franciscu penso' di fare qualche passo nel corridoio, pensando come fosse possibile ricevere un salario senza lavorare.
    Su una parete all'interno del corridoio era presente uno specchio .
    Franciscu guardandosi s'addimmandava: Franci chi dici rura o un dura, domanda praticata tutti i giorni a cui "Franciscu" si dava la seguente risposta: un po' durare.
    Dopo qualche mese il compare, datore di lavoro, convoca Franciscu e gli dice: compa' me dispiacia ma a ditta eri fallita, quindi simu tutti alla casa, pigliate e cose tue e ntra stanza e chiure tutto.
    Franciscu mentre sindejia arrivatu allu specchiu si ferma e dice Franci ti lavia dittu con durava

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  9. Le versioni orali non sempre coincidono, comunque arricchiscono la conoscenza.

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