IL RITO FUNEBRE
Dopo aver descritto, secondo le usanze del nostro paese, i vari momenti della storia d'amore di Maria e Pietro (Fidanzamento, Giuramento, la Prima Richiesta, il Matrimonio), la nascita dei figli e la loro crescita, il ciclo della vita si chiude con la morte.
Anche questa era governata da consuetudini, da tradizioni particolari che cercherò di esporre con l'aiuto dei miei ricordi, rinvigoriti dal crudo racconto dettagliatamente descritto nel secondo volume di Savelli nelle Tradizione e nella storia (1).
Il trapasso dei defunti va sicuramente collocato in un contesto temporale molto diverso da quello attuale, però tutto ciò ci aiuta a comprendere ulteriormente la realtà di allora, dove i riti religiosi si confondevano con quelli pagani e la teatralità lasciava poco spazio alla riservatezza e all'intimità.
E' comunque il racconto di un mondo scomparso in cui il lutto di una famiglia diventava il lutto di un'intera comunità.
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1931: Alcune famiglie facevano le foto al defunto per spedirle ai familiari emigrati negli Stati Uniti o in Argentina. |
Al materializzarsi del triste evento si provvede alla rasatura del volto, si procede alla vestizione, si compone il cadavere sul letto, si ordina la bara al falegname.
Le urla inconsulte dei familiari fanno accorrere la gente del vicinato e i parenti; le donne si abbandonano ai lamenti; le grida sono accompagnate da graffi al volto e da strattoni ai capelli.
Non mancano le donne che, prendendo parte attiva alla cerimonia funebre, elencano, con lamenti cadenzati, le virtù e le doti umane, evocano così, con la litania, episodi significativi e commoventi della vita del defunto coinvolgendo tutti i presenti in un doloroso rito collettivo.
Questo atteggiamento trova sicuramente riferimento nella cultura greca.
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Foto dal web |
Un atteggiamento più pacato farebbe pensare ad una scarsa sensibilità e ad un inadeguato rispetto nei confronti del deceduto. Gli uomini, in questo contesto, di solito, mantengono un atteggiamento più composto.
La notte si passa accanto alla bara tra le lacrime e il dolore che rendono il volto dei presenti quasi trasfigurato.
All'alba il falegname consegna la bara; nuovi pianti e nuove grida accompagnano la deposizione nella cassa insieme alle tredici monetine, al libro delle preghiere, che veniva messo anche se il defunto era analfabeta e alla coroncina del rosario.
Le monete serviranno per pagare a Caronte il "passaggio" nell'Aldilà, la coroncina per potersi presentare a Dio con umiltà e preghiera.
Il sacro e il profano vengono mischiati.
Il suono delle campane annuncia la morte di qualcuno e ciò fa aumentare i presenti, le urla, i pianti e i lamenti che esaltano le virtù e i meriti del defunto.
L'occasione permette a qualcuno dei presenti, attraverso lamenti e canti funebri, di mandare saluti ai propri defunti anche se scomparsi da diversi anni e di ricordarne i pregi.
Si piangono i vecchi e i nuovi morti e i ricordi così si mescolano, si accavallano; l'atmosfera è di commozione e di compassione e colpisce tutti i presenti.
I congiunti maschi sono tutti vestiti a lutto: abito nero, camicia nera e spesso usano il pesante mantello nero anche d'estate.
Le donne non indossano il copricapo bianco ("u rituartu"), i capelli sono tutti sciolti, la camicia viene coperta con un fazzoletto e con uno scialle nero.
L'arrivo del sacerdote fa aumentare le urla, si battono forte i piedi a terra, le donne, sostenute dalle amiche, si fanno dei graffi e cercano di strapparsi i capelli.
Questi comportamenti si ripetono lungo il percorso e al Cimitero.
Il corteo funebre, preceduto dalla banda con gli strumenti infiocchettati di nero, procede lentamente con le corone portate dai ragazzi e con le donne che continuano con i lamenti.
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1924: Corteo funebre con la banda in via Roma prima dell'attuale sistemazione |
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Anni '30: Corteo funebre in via Roma con la strada rialzata |
Al passaggio del feretro, le porte e le finestre vengono chiuse in segno di rispetto del defunto.
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Anni '60: Uscita dalla Chiesuola. Il parroco precede la bara e l'accompagna al cimitero |
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Anni '60: Corteo funebre in piazza Casalinuovo Anni '60 Verso il Cimitero |
Al Cimitero le donne raggiungono i loro morti e si abbandonano a pianti sfrenati rievocando con i loro lamenti la laboriosità, l'onestà e le virtù del caro estinto.
Il dolore diventa collettivo e turba chiunque vi assiste.
La bara viene poi sepolta nella fossa con delle corde e ricoperta di terra e sassi, mentre qualcuno esclamerà: " Friscu ripuosu" (Fresco riposo), che potrebbe corrispondere al latino "Requiescat in pace". Una semplice croce di ferro posta sulla fossa completerà la mesta cerimonia.
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La grande pietra (" A Petra a Cavallara") lungo il viale del cimitero La scritta sul monolite |
Tornati a casa, gli uomini sostano vicino la porta per ricevere le condoglianze degli intervenuti e di quanti hanno momentaneamente sospeso il lavoro in campagna, nonché delle persone accorse dai paesi vicini per rendere l'ultimo saluto al defunto; le donne si ricompongono i capelli, riannodano le trecce, rimettono in testa "U rituortu" ( copricapo bianco), però coperto da un velo nero ("a mannarella").
A fianco della porta, all'esterno, per evidenziare il lutto, viene attaccato un panno nero; all'interno della casa regna il buio e il silenzio, le finestre vengono socchiuse, non si preparano pasti, il fuoco rimane spento e il letto del defunto non viene rifatto.
Sugli abiti dei parenti più vicini viene attaccata una piccola striscia di panno o un bottone neri.
Per una settimana i familiari più stretti stanno insieme, mentre gli amici e i parenti preparano e offrono loro i pasti quotidiani e, se vi sono occasionalmente altre persone, mangeranno anche loro; sarebbe una grave scortesia rifiutare l'invito.
Gli uomini, vestiti di nero, mantengono il mantello e si lasciano crescere la barba poi, dopo qualche giorno, riprendono lentamente le abituali attività. Il lutto durerà almeno per tre anni, le vedove per tutta la vita, non indosseranno ornamenti d'oro e, se ci sono tanti figli, raramente formeranno una nuova famiglia.
Le festività solenni dell'anno non verranno festeggiate, i matrimoni verranno rinviati, non si parteciperà a riunioni, a feste altrui, a spettacoli, ciò per non mancare di rispetto alla memoria del defunto.
A volte questa abitudine veniva spinta oltre i limiti e la donna viveva isolata per molti mesi.
La macellazione del maiale, che rappresenta una necessità viene fatta quasi di nascosto, mentre non vengono confezionati i tradizionale dolci natalizi e pasquali.
Se il defunto ha lasciato la sua eredità non equamente divisa, i dissidi e le liti prendono il posto del dolore, nascono le inimicizie fra i parenti e viene ricordato con frasi irriverenti e irriconoscenti.
Nota 1) - Savelli nella Tradizione e nelle Storia di Pericle e Gianbattista Maone, volume secondo, folklore silano,
Grazie Piero per tutto quello che fai per noi
RispondiEliminaChe sorpresa: mio nonno Rosario Chiarello deceduto il 13 luglio 1931.
RispondiEliminaMa chi ti ha dato la foto?
Franco Chiarello
La donna nella foto è mia zia Filomena emigrata in Argentina nel 1948. Mentre l'uomo è mio zio Salvatore sposato anziano con una di Boccogliero piu giovane con la quale ha avuto una figlia Caterina che ha sposato Enzo il figlio di Emma del bar.
RispondiEliminaF. C.
Bravissimo Piero a rielaborare il nostro passato con le sue usanze.
RispondiEliminaComplimenti per tutto.
Sei un grande Piero anche nel raccontare il rito funebre mi hai fatto ridere. ..... a tirarsi i capelli..... Complimenti per la tua passione come ci racconti usi e costumi del nostro amato Paesello. Grazie e speriamo che continuerai a scrivere le origini delle famiglie di Savelli un abbraccio caloroso.
RispondiEliminaMeriti onore e gloria per quello che stai facendo!!!Sei veramente un degno figlio di Savelli.Con animo grato.
RispondiEliminaC. M.
Ho letto con tantz ammirzione Gra ziee complimenti
RispondiEliminaRlngrazio quanti apprezzano questo lavoro ed invito a partecipare con commenti e integrazioni in modo da rendere più ricca la proposta.
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