L'UOSSU RO PUORCU
Fino agli anni '50/60 del secolo scorso nel nostro paese c'era una moltitudine di bambini di tutte le età e per loro non mancavano i passatempi, i giochi che, per quanto semplici, offrivano l'opportunità di trascorrere momenti di divertimento all'aperto e di socialità.
Erano giochi basati sulla destrezza, sull'agilità, sul movimento, sulla coordinazione, sulla velocità.
L'importante era stare insieme, condividere e socializzare nei vicoli del paese, nelle piazzette.
Nel nostro paese di montagna, la primavera faceva dimenticare subito il lungo e freddo inverno; invogliava tutti a cercarsi, a stare insieme, a inventare passatempi o a recuperare i giochi dei nostri genitori e dei nostri nonni.
La "ruga" era il ritrovo di tutti, dei ragazzi e delle ragazze, la strada era l'ambiente ideale per ritrovarsi.
Si giocava:
- "alla mazza e allu trugliu" (alla lippa)
- "alle petre 'ncannate" (quattro cantoni)
- "allu quatrettu" (quadretto, quadrato disegnato a terra diviso in 4 parti)
- "alla cuva" (a nascondino)
- "allu cannatiellu" (al barattolo di latta)
- "alli cuti" (ai sassolini)
- "allu strumbulu" (alla trottola)
- "allu campanaru" (a campana)
- "alle bambole e pezza" (con le bambole di stoffa)
- "allu zullilli" (al dondolo) ecc...
Il materiale o gli attrezzi che si usavano per giocare erano molto semplici e bastava poco per divertirsi: un barattolo di latta, i tappi delle bottiglie, due pezzi di legno, dei sassolini, una bambola di pezza, vecchie monete, l'osso di un animale, un disegno fatto per terra.
Il gioco di cui voglio parlare è quello in cui veniva utilizzato un osso particolare del maiale: l'astragalo o aliosso. Le sue origini sono antichissime, ma ormai è del tutto scomparso.
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Astragali o aliossi (Foto dal web) |
Questo gioco era molto diffuso ai tempi dell'antica Grecia e può essere considerato la forma primordiale del gioco dei dadi.
Gli astragali venivano usati come gioco dai ragazzi, mentre gli adulti davano ad essi un significato magico, tentando di indovinare il futuro attraverso la posizione ottenuta dalle facce dopo il lancio.
L'astragalo era perciò il simbolo del fato e della sorte.
A Savelli questo gioco veniva chiamato: l'"uossu ro puorcu" (l 'osso del maiale) o "giuoco della mazza" , si praticava usando un ossicino del piede del maiale che veniva pulito e lucidato con attenzione dai ragazzi.
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Gioco dell'astragalo (uossu ro puorcu) Disegno di Piero Arcuri |
L'astragalo è un ossicino del piede, a forma di parallelepipedo irregolare, che presenta delle facce; ognuna di esse, nel gioco, ha un nome e un valore diverso:
- le due facce più grandi, una opposta all'altra, venivano chiamate:
" pesce", quella concava,
"porco", quella convessa.
Erano quelle più facili ad ottenersi;
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posizione di "porco" posizione di "pesce" |
- facce medie, meno facili da ottenere:
"giudice", quella concava
" mazza", quella convessa;
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posizione di "mazza" |
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posizione di "giudice" |
- facce piccole, quasi impossibile da ottenere:
"mignolo", concava, "
"guastagiuoco",quella convessa.
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se l'astragalo cadeva e si posizionava verticalmente, come nell'immagine, i vari ruoli attribuiti nel gioco venivano annullati. Da qui il nome "guastajuacu". |
Il gioco poteva essere praticato sia al coperto che all'aperto e vi potevano partecipare dai sei agli otto ragazzi che lanciavano, a turno, l'astragalo fino a quando non venivano investiti dal ruolo che a loro attribuiva il lancio dell'ossicino.
Pertanto chi, dopo il lancio, faceva cadere a terra l'astragalo con la faccia di "giudice" rivolta verso l'alto, esercitava questa funzione e comminava le punizioni a piacere.
Chi, dopo il lancio, faceva cadere l'astragalo nella posizione di "mazza", diventava l'esecutore delle pene.
Questa carica poteva essere conquistata anche da chi, per tre volte consecutive, faceva cadere l'osso nella posizione di "pesce".
A colui che esercitava questo carica veniva fornito un fazzoletto al quale ad una estremità, erano stati fatti dei nodi, quindi questo strumento di giustizia diventava "una mazza". Da qui il secondo nome di questo gioco.
Al giocatore che la sorte aveva destinato la posizione di "porco", veniva somministrata la pena ordinata dal "giudice" ed eseguita da chi possedeva la "mazza".
L'esecutore della sentenza doveva colpire il palmo della mano del "condannato" con colpi di mazza con gradazione di forza stabilita dal giudice:
Il colpi potevano esse "lisciati", quasi una carezza; "con sale", mediamente forti; "con pepe rosso", forti; "con i diavoli", fortissimi.
La posizione di "mignolo" era molto difficile che si manifestasse. Però anche per questa posizione era prevista una pena.
Lo sfortunato giocatore doveva poggiare il dito mignolo nell'incavo dell'astragalo, così chiamato, e ricevere i colpi di mazza stabiliti dal giudice.
Naturalmente il "giudice" e la "mazza", una volta investiti di questo ruolo, non partecipavano ai successivi lanci dell'astragalo e rimanevano in carica fino a quando non venivano esautorati da altri ragazzi che, nel lancio, avevano fermato l'ossicino in una di queste posizioni.
I ruoli e parti si invertivano e le pene venivano comminate con gli interessi.
Le cariche venivano annullate qualora uno dei partecipanti fosse riuscito a far fermare l'astragalo nella posizione di "guastagiuoco", evento difficilissimo ma non impossibile,
In questo caso le cariche venivano annullate e il gioco riprendeva da capo.
Questo gioco si praticava a Savelli fino agli inizi degli anni '60. In altre realtà sicuramente avrà avuto altre modalità di svolgimento.
Bastava poco per divertirsi, per fare nuove amicizie, per relazionarsi.
La noia non trovava spazio e la giornata, per i ragazzi, passava velocemente e in allegria.
La strada: il parco giochi di una volta.
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Cambiano i tempi... Cambiano i giochi! |
QUANDU ERA NNU GUAGLIUNE (1)
Tommaso Fazio
QUANDO ERO UN RAGAZZO
Quando ero un ragazzo , mi divertivo
alla lippa, al quadretto,
a rincorrersi, a nascondino e frequentavo
tutti i vicoli del paese, come "Quazariettu" !(2)
L'estate andavo a raccogliere more di gelso
a petto nudo, senza camicia;
poi, con l'erba che contiene saponina, ci lavavamo le mani.
L'inverno, poi, svuotavamo una zucca
e mettevamo dentro una candela accesa
in modo che sembrasse la testa di un morto,
e, nel buio, sembrava che camminasse da sola!
Le scale e le terrazze esterne delle case dovrebbero parlare,
per far capire quante serenate sono state fatte alle ragazze.
Quanti ricordi, quante cose care,
Quanta semplicità: piange il cuore!
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"Cuccillu" un gioco semplice: bastava rincorrersi e toccarsi per scambiarsi di ruolo. Buone gambe e conoscenza dei vicoli per evitare di essere presi. |
Nota 1) - Quand'era nnu guagliune è tratta dalla raccolta di poesie di Tommaso Fazio: Quei Pensieri di Gioventù (Si me ntrieguli, te cuntu...) (se mi ascolti, ti racconto), Calabria Letteraria Editrice.
Nota 2) - Quazariettu: personaggio che simboleggia colui che gira a vuoto per tutto il paese
Ciao Pierino tutto quello che hai raccontato l' ho vissuto grazie per avermelo ricordato
RispondiEliminaGrazie pirino tutti bei ricordi io c'ero
RispondiEliminaQuesto gioco non l'ho mai sentito. Per me è proprio nuovo anche se con secoli di vita.
RispondiEliminaSalutissimi
C. D.
Ci si accontentava di poco!!
RispondiEliminaE. P.
Caro Piero dimentichi le guerre tra Timpariellu gorna urrà case rinacchiu con organizzatore bonanima e geniuzzu alla Petra cavallara detto prietramunne
RispondiEliminaE si viveva anche meglio. Ora sono tutti annoiati e stanchi già dal mattino.
RispondiEliminaP. M.
Altri tempi ! Ma più sereni, buona Domenica
RispondiEliminaCiao Pierino,mi hai fatto fare un tuffo nel nostro passato.Grazie per questo bellissimo ricordo.
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